Testimoni: Beata Chiara Luce Badano (29 Ottobre)



Chiara Luce Badano
Sassello, 1700 abitanti nell’entroterra savonese, seppur diocesi di Acqui, in Piemonte.. questo piccolo paese il 29 ottobre 1971 conoscerà la ribalta della santità, quando Maria Teresa Caviglia – donna di fede – e Ruggero Badano – padre rude e impulsivo, al tempo dedito unicamente alla caccia e al gioco delle bocce – , dopo ben undici anni di attesa conoscono finalmente la loro discendenza: arriva la tanto desiderata Chiara. Appena venuta alla luce – soprannome che negli anni ne diventerà quasi il cognome, non dunque il termine che indica la “porzione di spettro elettromagnetico visibile all’occhio umano che ci arriva dal sole attraverso l’atmosfera” – sarà subito affidata alla Madonna, Colei che l’accompagnerà durante il suo ultimo viaggio.

Che bambina fu Chiara?
Ce lo dice Mariagrazia Magrini, sua biografa e vicepostulatrice per la canonizzazione, nel testo intitolato Di luce in luce: «(quando) mamma.. la sprona.. a distaccarsi da alcuni dei suoi troppi giocattoli.. (lei risponde) “Sono miei!”. (ma) poco dopo.. (eccola mentre) Sta scegliendo.. i più belli vengono messi da parte, ma non per sé stessa, perché: “Io non posso dare ai bambini poveri i giocattoli rotti!”». Che meraviglia! I bambini, già.. i suoi prediletti, insieme ai poveri, ai più deboli e agli anziani, insomma a tutte le categorie di “ultimi”: non solo pone in luce prima di tutto il lato bello di ognuno, ma non accetta i facili pettegolezzi, scorciatoia nella quale si cade ogni volta che si parla degli assenti. I cosiddetti “lontani” (dal Signore) sono la sua passione, sentendosi in dovere di amarli proprio perché «non sono nella gioia e non sanno di essere amati da Dio». Un giorno invita a pranzo un’amichetta, povera e orfana: «Mamma, metti la tovaglia più bella, perché a tavola con noi oggi c’è Gesù». Quel Gesù che impara presto a conoscere: il 27 maggio 1979, giorno della sua prima Comunione, il parroco regala ad ognuno un piccolo Vangelo, che Chiara elegge immediatamente a “suo libro” («Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio» scriverà in seguito), e dal quale non si separerà più. Ciononostante era una bimba “tutto pepe”, con un bel caratterino, come si suol dire; ma al tempo stesso una leader nata, capace di essere la prima facendo risaltare gli altri. Non solo, è capace di trascinare i genitori stessi ad una fede “impegnata”, e questa sua precoce devozione non la esimerà da prese in giro: «sei una suora», si sentirà dire..   

Un coraggio e una volontà davvero fuori dal comune..
Proprio così, non tutto infatti le riusciva naturale: «mentre sale e va dalla nonna paterna per offrirle i suoi piccoli servizi.. – è sempre la Magrini a parlare – pur vedendo che (la nonna stessa) mostra maggior simpatia per l’altra nipotina.. (ripete) “vengo per te, Gesù”, quasi come un ritornello». Capisce fin da subito che per amare il suo Gesù deve accostarsi a Lui nella più estrema delle sue manifestazioni, quella di crocifisso: «Ho scoperto che G.A. (Gesù Abbandonato) è la chiave dell’Unità con Dio e voglio sceglierlo come mio primo sposo e prepararmi per quando viene. Preferirlo!». Suo sposo, per il dispiacere di quanti, invece, l’avrebbero sognata come compagna di vita, era infatti davvero molto bella, ma non altezzosa, anzi, sembra che i complimenti le dessero perfino fastidio. Eppure arrivò ad avere una speciale attenzione per Luca, al quale diede un unico bacio, avendo scoperto le sue intenzioni superficiali: troncò la germinale relazione gettando l’anello da lui donatole, decisa a non tornare sui propri passi, neppure dopo una lunga lettera di riconciliazione inviata dal giovane.   

Quali sogni aveva?
Intenzionata in un primo momento a frequentare il liceo linguistico, optò successivamente per il classico, per poi accedere alla facoltà di medicina, suo obiettivo era infatti quello di partire per l’Africa per dedicarsi ai bambini malati. Ma l’impegno profuso nello studiò non bastò: la bocciatura al primo anno fu una brutta botta! Nell’attesa, tuttavia, e con grande pazienza (dote di cui abbondava), non mancò di vivere pienamente, sia a livello spirituale – soprattutto attraverso la frequentazione delle Gen, l’espressione giovanile del movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, con la quale intratterrà una fitta corrispondenza epistolare e che la farà diventare Chiara “Luce”, affibbiandole questo azzeccatissimo soprannome – sia fisico, mantenendosi in forma tramite la pratica di svariati sport, su tutti il tennis. Ed è proprio durante una partita a tennis che si rende conto che «“Gesù abbandonato”, scelto da lei anni prima come sposo, – è ancora Mariagrazia Magrini a parlare – l’ha presa in parola, ma lei non si tira indietro». 

In che senso?
Al termine della seconda superiore, dopo mesi in cui avvertiva dolori alla spalla sinistra, proprio durante una partita di tennis accusa una fitta lancinante, al punto da dover lasciar cadere a terra la racchetta. Le diagnosticano un osteosarcoma, forma di tumore tra le peggiori! «“Dovetti farmi molta forza: stavo per svenire. – dirà mamma Teresa – Il mondo pareva crollarci addosso. Poi, Ruggero e io, – prosegue – ci buttiamo nelle mani di Dio e affidiamo nostra figlia alla Madonna, come avevamo fatto quand’era nata”. È il 2 febbraio, festa liturgica della Presentazione di Gesù al tempio. Maria Teresa affermerà di essersi sentita trafiggere l’anima da una spada!». 

E Chiara, invece, come reagì alla notizia?
Una volta comunicatale la prognosi scelse di entrare nel suo Getsemani: pretese da chi le stava attorno assoluto silenzio, 25 minuti in cui non parlò, non si ribellò né pianse, mezz’ora scarsa di lotta interiore in cui decise che non era il momento di tirarsi indietro. Si raccolse dunque in preghiera, momento che le permetterà – per quanto possa sembrarci assurdo – di intravvedere in tutto ciò la mano della Provvidenza: il Signore la stava chiamando a sé in modo molto ravvicinato. «Ora puoi parlare, mamma», disse alla fine di quei 25 interminabili minuti. Era giunto il momento «in cui doveva identificarsi con Gesù abbandonato». Non solo, durante la degenza ospedaliera fu capace di innumerevoli premure sia per il personale ospedaliero sia per i pazienti più sofferenti, su tutti una giovane tossicodipendente, da lei ricoperta di attenzioni. Fu insomma capace di vivere “con gioia” perfino quel momento.. una volta le rubarono i bagagli mentre si recava all’ospedale Molinette di Torino e, pensando ai poveri ladruncoli che avevano compiuto il gesto, disse: «Oh, mamma, niente, niente, ce li troviamo in paradiso!». Che dire? Chi entrava nella sua camera d’ospedale – come in seguito accadrà nella sua cameretta di casa – veniva da lei paradossalmente consolato, oltre che colpito dalla serenità con la quale viveva il suo personale Calvario, che affrontò assieme al suo Sposo: prima di entrare in sala operatoria ripeté «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io».  

E come andò l’operazione?
Purtroppo non sortì gli esiti sperati, sfogliando l’ultima, sofferta, dura, ma più luminosa pagina della sua esistenza terrena. Gli effetti della chemioterapia iniziavano a farsi sentire, così Chiara stessa decise di farsi tagliare gli amati capelli, segno, oltre che della sua giovane età, della sua grande bellezza. Ad ogni sforbiciata, ci ricorda ancora una volta la Magrini, ripeteva «Per te, Gesù». Ogni momento infatti, anche il più terribile, aveva un senso e come tale andava vissuto, in primis offrendolo a Dio: «Se adesso mi chiedessero se voglio camminare – dirà dopo aver realizzato di non poterlo più fare – direi di no, perché così sono più vicina a Gesù». Un atteggiamento, il suo, da lasciare incredulo chiunque la accosti: com’è possibile vivere un tale dolore con quella gioia? Perfino papà Ruggero, incapace di comprendere la serenità della figlia, un giorno la spierà dal buco della serratura.. nulla, la scoprì addirittura cantare! «Io non piango, sono felice!» diceva a Giuliana, la fisioterapista focolarina che la assistette per sei mesi, dopo di che..

Dopo di che?
Vive gli ultimi momenti del suo “viaggio” nella cameretta della sua Sassello, che chiede alla mamma di lasciare così com’è dopo la sua dipartita terrena: legge, studia (voleva infatti superare l’esame di idoneità alla terza liceo), scrive, riceve telefonate e fa numerosi lavoretti. Festeggia i suoi 18 anni ricevendo in regalo una cagnolina, che chiama Briciola, ma lei è troppo attiva, non si limita ad essere festeggiata, vuole soprattutto che gli altri festeggino: il giorno di san Valentino, senza far saper nulla ai genitori, prenota una cena per loro in un ristorante: «Guardatevi negli occhi e non tornate a casa prima delle 24. – dice loro – Ricordati bene, mamma, che prima di me c’è papà».. che spettacolo di figlia! Ma è la festa “finale” quella che più le preme organizzare, dato che Gesù la aspetta, così «quando viene a prendermi sono pronta». Festa preceduta da un intenso periodo di fidanzamento col suo Sposo, durante il quale rifiutò perfino di accogliere gli amici, poiché non riusciva a scendere dalle altezze cui la preghiera le dava accesso. Fidanzamento culminato ovviamente con le nozze. Con mamma e “Chicca” – la sua più cara amica, assieme a Giuliano – organizza la “sua” Eucaristia nei minimi particolari, scegliendo i canti e il vestito da sposa da indossare, che farà provare sempre a “Chicca”: «Quando entrerò in chiesa – è alla mamma che si rivolge, parlando del suo funerale – tu devi cantare perché io canterò con te e devi stare attenta a papà perché, se incomincia a piangere, fa rumore e disturba». In quella cameretta-santuario di Sassello, guardando un quadretto raffigurante il suo Gesù abbandonato, alla mamma che le chiede se stia soffrendo, Chiara risponde col consueto sorriso sulle labbra: «Sai, Gesù mi smacchia con la varechina anche i puntini neri, e la varechina brucia. Così quando arriverò in paradiso sarò bianca come la neve». 

Wow! Che fede e forza d’animo..
Non solo, a Teresa chiede perfino di non piangere, perché «quando in cielo arriva una ragazza di diciotto anni, si fa festa!».. Ma prima che la festa abbia inizio, una notte è tentata per l’ultima volta dal nemico dello Sposo: alla mamma, che accorre in camera dopo averla sentita urlare, dice che «c’era il diavolo con quattro diavoletti, che (la) tiravano giù interiormente e (lei si sentiva) sprofondare». «Non avere paura – le risponde Teresa – tu hai Gesù che è più forte del diavolo!».             La festa vera e propria, giorno in cui la Chiesa celebra Maria Vergine del Rosario, inizierà alle 4:10 del 7 ottobre 1990: «Mamma, ciao. – le sussurra a fior di labbra – Sii felice perché io lo sono», chiudendo gli occhi e sorridendo. Teresa e Ruggero si inginocchiano immediatamente, recitano insieme il Credo e uniscono la loro voce a quella di Giobbe: «Dio ce l’ha data, Dio ce l’ha tolta, sia benedetto il Signore». Dichiarata venerabile il 3 luglio 2008 da Benedetto XVI, verrà proclamata beata il 25 settembre di due anni dopo, nella chiesa romana del Divino Amore.     

«Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio» (Mt 5,14-15).. Grazie Chiara, per essere salita sul “monte” più difficile da scalare, quel Calvario dal quale hai saputo comunque risplendere. Grazie Gesù, suo sposo prediletto, per averci regalato questo candelabro meraviglioso: ha reso la nostra casa più bella..

 

Recita
Giulia Tomassini, Cristian Messina

Musica di sottofondo
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