San Pio V (30 aprile)
Il santo che festeggiamo oggi, Pio V, al secolo Antonio Ghisleri, nacque a Bosco Marengo, un paesino piemontese che oggi conta circa duemila anime, nel 1504, data celebre perchè, nel settembre di quell'anno, vide la luce il David di Michelangelo, opera commissionata al Buonarroti nel 1501, momento in cui, appena tornato da Roma - dove aveva realizzato il suo primo capolavoro, la Pietà - a soli 26 anni si accingeva a dar vita al secondo.
Tornando a Pio V, che tipo di pontificato fu il suo?
I sei anni da vicario di Pietro sono riassunti nella Preghiera Colletta della Messa del giorno, che recita: «O Dio, che hai scelto il papa san Pio V per la difesa della fede e il rinnovamento del culto liturgico, concedi anche a noi di partecipare con vera fede e carità operosa ai tuoi santi misteri». Tale preghiera sottolinea cioè i due aspetti sui quali incise maggiormente: la difesa della fede e il rinnovamento della liturgia.
Cosa fece nello specifico?
Antonio, che mutò il suo nome in Michele una volta diventato frate domenicano, spinse verso l’alleanza gli Stati europei, al fine di arginare la minacciosa avanzata dei Turchi, così il 7 ottobre 1571 le flotte cristiane inflissero ai nemici la sconfitta definitiva in quella che diverrà la celebre battaglia di Lepanto, nome medievale dell’attuale cittadina greca di Naupatto. Quel giorno il papa ordinò di suonare le campane in tutta Roma come ringraziamento a Dio per la vittoria ottenuta, festeggiamento che all’odierna mentalità può – e giustamente – apparire alquanto discutibile..
In campo liturgico come operò invece?
Fu anzitutto un grande promotore della riforma operata nel post Concilio di Trento (altro evento capitale nella storia della Chiesa), pubblicando tra l’altro i nuovi testi del Messale, del Breviario e il catechismo romano. Fece tanto anche in ambito pastorale, fissando ad esempio l’obbligo di residenza nelle rispettive diocesi per i vescovi, oltre ad avviare la pratica delle visite pastorali degli stessi. C’è tuttavia un aspetto della sua vita che potrebbe rendercelo “antipatico”: il titolo di inquisitore.
In che senso?
Entrato tra i domenicani a soli 14 anni, divenne inquisitore prima a Como e poi a Bergamo, ma il suo essere integerrimo gli permise anche di debellare la simonia della Curia romana (ovvero la compravendita di “cose sacre”, come le indulgenze o i sacramenti) e il nepotismo, tanto che i numerosi parenti accorsi a Roma per riscuotere privilegi, vista la parentela col papa, rimasero a bocca asciutta!
«Donaci, Padre, di non vantarci mai delle responsabilità che ci affidi, ma di onorarle sempre come strumenti attraverso i quali ci chiami a raggiungere la tua immagine e somiglianza».
Recita
Patrizia Sensoli, Cristian Messina
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri