San Luigi Gonzaga (21 giugno)
«O illustrissima signora, guàrdati dall’offendere l’infinita bontà divina, piangendo come morto colui che vive al cospetto di Dio e che con la sua intercessione può venire incontro alle tue necessità molto più che in questa vita». Con questa lettera il ventitreenne Luigi Gonzaga saluta la madre quando la morte sta per raggiungerlo.
Cosa sappiamo della sua breve vita terrena?
Figlio del marchese Ferrante Gonzaga e nipote del duca di Mantova, Luigi nacque a Castiglione delle Stiviere, nella Pianura Padana lombarda, il 9 marzo del 1568. Il padre avrebbe voluto che il primogenito seguisse le sue orme, anche perché si narra che già all’età di cinque anni il piccolo indossasse una corazza! Ma il Padre celeste aveva pensato ben altro per lui..
Cosa di preciso?
A dieci anni Luigi fece voto di perpetua verginità e, dopo aver viaggiato un paio d’anni come paggetto, ricevette la prima comunione da uno dei santi con cui entrerà in contatto: Carlo Borromeo. Nello stesso periodo decise di entrare nella neonata Compagnia di Gesù, fondata qualche anno prima da un gruppetto di uomini di Dio, capitanati da Ignazio di Loyola. Le resistenze del padre terreno durarono tuttavia ancora due anni, dopo i quali rinunciò al titolo nobiliare e all’eredità, per diventare novizio a Roma sotto la guida spirituale di un altro santo: Roberto Bellarmino.
Tornando alla sua dipartita, com’è morto?
Deciso a soccorrere gli ammalati, in quel periodo essi avevano il volto segnato da una terribile epidemia di peste, che colpì la capitale nel 1590. Trovandosi un moribondo sulla strada che stava percorrendo, non esitò a caricarselo sulle spalle. Fu probabilmente un gesto che gli costò la vita, ma che gli meritò di diventare patrono e modello dei giovani. Ciò vale soprattutto oggi, in un’epoca storica in cui i ragazzi faticano ad avere figure positive da imitare, tra l’altro vicine alla loro età.
Senza dubbio una morte eroica, che tuttavia lascia l’amaro in bocca. Una fine insomma che potremmo definire “ingiusta”..
Lasciamo che sia lui stesso a commentare la sua precoce scomparsa, con le stesse parole del già citato messaggio alla madre: «mia signora.. – così le scrive – Quando mi hanno portato la tua lettera, mi trovavo ancora in questa regione di morti. Ma facciamoci animo e puntiamo le nostre aspirazioni verso il cielo, dove loderemo Dio eterno nella terra dei viventi.. Non riesco a capacitarmi come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica e mi premi con il riposo eterno e dal cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza e offra a me, che assai poche lacrime ho sparso per esso, quel tesoro che è il coronamento di grandi fatiche e pianto.. Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro e inviolabile e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremmo».
Parole che possono uscire solo da una bocca capace di esprimere una fede incrollabile.
Una fede contagiosa, che ha saputo confortare perfino la madre, che se la sarebbe potuta prendere facilmente con Dio. Madre che così incoraggia: «che tu.. e tutta la famiglia, consideriate la mia partenza come un evento gioioso.. continua ad assistermi con la tua materna benedizione, mentre sono in mare verso il porto di tutte le mie speranze».
«O Dio, principio e fonte di ogni bene, che in San Luigi Gonzaga hai unito in modo mirabile l’austerità e la purezza, fa’ che per i suoi meriti e le sue preghiere, se non lo abbiamo imitato nell’innocenza, lo seguiamo sulla via della penitenza evangelica» (Colletta).
Recita
Massimo Alberici, Laura Gasperi
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri