San Luca evangelista (18 ottobre)
Gesù è buono, misericordioso, è venuto a salvare gli uomini di tutti i tempi, a guarire i malati e a soccorrere i poveri.. questi tratti del “Dio fattosi uomo” è l’evangelista Luca, in modo del tutto delicato e speciale, a tramandarceli. Il santo, festeggiato in questo giorno sia dalla Chiesa Occidentale che Orientale, regala alla liturgia il materiale più abbondante; considerando infatti sia il Vangelo sia gli Atti degli Apostoli, all’opera lucana si rifanno: il ciclo liturgico del Natale, le feste dell’Annunciazione, della Presentazione al tempio, della Natività del Battista, dell’Ascensione e della Pentecoste.
Ma chi è Luca?
Simboleggiato nell’iconografia tradizionale da un vitello (probabilmente per via del sacrificio di Zaccaria, col quale si apre il suo Vangelo), nasce ad Antiochia di Siria, città attualmente annessa alla Turchia, anche se la sua grande conoscenza della versione greca della Bibbia ci fa supporre si potesse trattare di un ebreo della diaspora, residente cioè fuori dalla Palestina, convertitosi poi al cristianesimo. Probabilmente si tratta dello stesso Luca che accompagna occasionalmente Paolo nei suoi viaggi missionari, e da lui chiamato «caro medico» (Col 4,14), poiché svolgeva tale lavoro.
Cos’altro sappiamo di lui?
La sua professione di medico presuppone che, specialmente in quel periodo storico, abbia dedicato molti anni allo studio, dunque una persona di grande cultura, che traspare tra l’altro dal suo Vangelo, scritto in un greco molto fluido e in bello stile, ricco di vocaboli che gli altri tre evangelisti non hanno. Non solo, è un uomo discreto e attento a chi ha di fronte, anche nello scrivere, mitiga infatti o addirittura tace espressioni che avrebbero potuto ferire la sensibilità di qualche lettore.
Come e dove morì?
Un testo scritto tra il 160 e il 180 d.C. afferma che Luca «servì il Signore senza debolezza, non si sposò, non ebbe figli e morì in Beozia, pieno di Spirito Santo, a ottantaquattro anni». Sepolto a Tebe, in Grecia, il suo corpo fu trasportato a Costantinopoli nel IV secolo, ed in seguito a Padova, dove le sue spoglie si trovano tuttora, nell’abbazia benedettina di Santa Giustina. Il cranio dell’evangelista si trova invece dal 1354 nella cattedrale di San Vito a Praga, per opera dell’imperatore Carlo IV, che con ogni probabilità voleva diffonderne il culto.
Da cosa è caratterizzata l’opera scritta che ci ha lasciato?
Luca è autore sia dell’omonimo Vangelo sia di quelli che in seguito furono definiti “Atti degli Apostoli” (che per alcuni studiosi sarebbe più opportuno chiamare Atti di alcuni apostoli, per non confonderli con i Dodici), poiché inizialmente si trattava di un’opera sola, divisa poi nel II secolo. Questa unità della storia della salvezza il “caro medico” la sviluppa in due epoche, tempo di Gesù e tempo della Chiesa, ma in tre tappe, legate ad una promessa: fatta al popolo d’Israele, realizzata in Gesù, e infine compiuta nella Chiesa. Interesse numero uno di Luca è infatti la missione universale di quest’ultima. Ma a tale missione salvifica l’evangelista da non solo una scansione temporale, quella appena citata, ma anche una fisica, spaziale, sottolineata dal “cammino di Gesù” e dalla sua Parola, che da Nazareth si reca verso Gerusalemme (tappa sviluppata nel suo Vangelo), e da qui alla volta di Roma (tappa esposta invece negli Atti), che simbolicamente rappresenta “i confini del mondo intero”.
Cos’altro sappiamo dei suoi scritti?
L’incipit, il prologo della sua opera è già molto indicativo, dice infatti: «Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi.. così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo..» (Lc 1,1-3). Ma chi è questo Teòfilo? Per alcuni un destinatario reale, per altri invece un espediente letterario, dato che in greco Teòfilo significa “amico di Dio”, dunque un nome in cui ogni uomo può riconoscersi. Altro aspetto da sottolineare è che a Luca non interessa fare il cronista, per cui le sue indicazioni cronologico-topografiche sono vaghe e artificiali, il suo è infatti un itinerario teologico, che come detto porta Gesù alla meta definitiva, Gerusalemme, che l’evangelista considera centro della storia della salvezza e compimento delle Scritture. Tale destinatario ritorna poi nel prologo degli Atti, a testimonianza che si tratta di una sola opera divisa in seguito: «Nel primo racconto, o Teòfilo, ho raccontato tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo..» (At 1,1-2).
Luca ha una particolare vicinanza alla Madonna.. come mai?
Egli ci parla dell’infanzia di Gesù, ma poiché non lo conobbe personalmente è probabile che si sia riferito alla testimonianza di amici, apostoli e forse anche di Maria, quella giovane mamma che sola poteva confidargli i segreti, gli aneddoti e i buffi episodi di quel bambino che avrebbe cambiato e dato senso all’intera storia umana.
Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo con la predicazione e con gli scritti il mistero della tua predilezione per i poveri, fa che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza (preghiera Colletta del giorno).
Recita
Vittoria Salvatori, Cristian Messina
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri