Santa Monica (27 agosto)
Oggi festeggiamo la memoria di Monica, ma cosa sappiamo di lei?
Nata in una famiglia cristiana nel 331 circa a Tagaste, nell’attuale Algeria, quello che sappiamo sul suo conto è in buona parte un illustre biografo a dircelo: suo figlio Agostino. Sposatasi in giovane età con Patrizio, uomo non ancora battezzato e dal carattere piuttosto burbero, i coniugi ebbero due figli maschi, Navigio ed Agostino, appunto, ed una figlia di cui ignoriamo il nome.
Dunque, oltre ad un figlio santo, ebbe però un marito di tutt’altra pasta..
Come ci riferisce lo stesso Agostino nelle sue Confessioni, il padre era infedele e iracondo: «un uomo singolarmente affettuoso, ma altrettanto facile all’ira, e mia madre aveva imparato a non resistergli nei momenti di collera, non dico con atti, ma neppure a parole. Coglieva invece il momento adatto, quando lo vedeva ormai rabbonito e calmo, per rendergli conto del proprio comportamento, se per caso si era turbato piuttosto a sproposito». Insomma una donna davvero paziente, oltre che fine “psicologa”.
Uno stile educativo ed evangelico al tempo stesso..
Oltre che moglie paziente fu una nuora cordiale, tant’è che il rapporto con la suocera era inizialmente faticoso, soprattutto per via delle malelingue che volevano metter le due donne una contro l’altra. Ma Monica seppe conquistare la madre di Patrizio con rispetto, perseveranza e dolcezza. Ma la sua sollecitudine era tale con tutti: «tra due anime di ogni condizione – è sempre Agostino a parlare – , che fossero in urto e discordia, ella, se appena poteva, cercava di mettere pace.. Mia madre faceva proprio questo, istruita da (Dio), il maestro interiore, nella scuola del cuore». Tornando al rapporto col marito, seppe condurlo al battesimo nel 371, ma un anno dopo morì.
Quale fu invece il suo rapporto con i tre figli?
Rimasta vedova a 39 anni, «(li aveva) allevat(i) partorendoli tante volte, quante li vedeva allontanarsi da (Dio).. (Ma di tutti, non solo dei figli) – aggiunge ancora Agostino – ebbe cura come se di tutti fosse stata la madre e ci servì come se di tutti fosse stata la figlia». Ma le sue cure si diressero in modo speciale ad Agostino, il più ribelle alla grazia di Dio, molto intelligente ma dedito “alle cose del mondo”. Per lui pregò e pianse, seguendolo nei suoi viaggi in Italia, sia a Roma che a Milano. Come egli stesso attesta: «mi ha generato sia con la sua carne perché venissi alla luce nel tempo, sia con il suo cuore, perché nascessi alla luce dell’eternità».
Insomma ebbe su di lui uno sguardo davvero speciale..
Proprio così. Lo sguardo, o meglio l’essere guardati, è un aspetto spirituale molto importante. Ha affermato una volta il filosofo, sociologo e psicanalista Umberto Galimberti, ateo convinto, rivolto a dei cristiani: «Vi invidio, voi almeno avete Dio che vi guarda.. quando è morta mia moglie ho perso il riferimento della mia vita: non ho più avuto quello sguardo su di me, che dava senso a tutto il mio fare». E tale necessità di essere guardati, si badi bene, la avvertiamo sin da piccoli: il bambino sull’altalena che reclama l’attenzione della madre – «mamma, guardami!» - ne è il più chiaro esempio. Ma tale bisogno non cessa neppure in gioventù: l’adolescente, dunque in fase di ribellione (difficile da gestire per il genitore, quanto funzionale alla sua piena crescita), chiede in realtà che padre e madre tengano le debite distanze, ma senza smettere di osservarlo, quasi chiedesse loro di poter sbagliare, ma sempre sotto lo sguardo attento e amorevole di chi saprà perdonarlo.
Quando morì Monica?
Ce ne parla ancora una volta il celebre figlio, mentre si trovavano nei pressi di Ostia: «mia madre mi disse: “Figlio.. non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita.. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C’era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni aspettativa.. Che sto a fare qui?”». Cinque giorni dopo si mise a letto con la febbre e chiese di essere seppellita dove era più comodo per i figli, dicendo loro: «Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all’altare del Signore». Monica, che fino a quel momento era stata maestra di intercessione, chiedeva d’ora in poi di intercedere per lei. Era l’anno 387, aveva appena 56 anni.
«Ti chiediamo, Monica, d’intercedere per noi: insegnaci ad essere figli obbedienti, coniugi fedeli, genitori premurosi, cristiani veri».
Recita
Cristian Messina, Vittoria Salvatori
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri