
Note biografiche di San Bruno di Colonia (6 Ottobre)
Com’è nata la vita di Bruno e in che tipo di ambiente crebbe?
Bruno nacque intorno al 1030 nella città tedesca di Colonia, in una famiglia nobile. Fin da giovane fu educato allo studio e alla pietà: si formò nei seminari legati alla Chiesa locale e poi andò a Reims, in Francia, dove studiò teologia e filosofia. È in questo ambiente, tra libri, scuole episcopali e laboratori di pensiero, che Bruno maturò la sua sensibilità verso la vita spirituale e la preghiera.
Che cosa lo spinse a lasciare una vita comoda per ritirarsi nella solitudine?
Bruno, insegnante e teologo rispettato a Reims, si trovò coinvolto in tensioni forti nella Chiesa per questioni di simonia (cioè il commercio di cariche ecclesiastiche). Quando constatò che molti prelati, pur avendo responsabilità spirituali, vivevano più di onore e potere che di servizio, sentì un profondo desiderio di ritirarsi dalla vita pubblica. Questa spinta interiore lo portò, con pochi compagni, a cercare un luogo solitario dove vivere per Dio, senza distrazioni mondane.
Come nacque l’Ordine dei Certosini e dove si stabilì Bruno?
Intorno al 1084 Bruno, con sei compagni, fu invitato dal vescovo Ugo di Grenoble a stabilirsi in una valle selvaggia e isolata nel Delfinato: la valle di Chartreuse. Lì costruirono il monastero che divenne la Grande Chartreuse, la casa madre dei Certosini. L’Ordine fu concepito come una comunità monastica che unisse vita eremitica (molta solitudine, preghiera personale) alla vita comunitaria nei momenti stabiliti, con rigore e austerità.---
In che modo Bruno arrivò a fondare la Certosa di Serra San Bruno?
Dopo anni di vita eremitica e contemplativa, Bruno fu invitato da Ruggero d’Altavilla, conte normanno del Sud Italia, a stabilire una Certosa nel Regno Normanno. Così ricevette un terreno – la Foresta della Torre – in Calabria, dove fondò la Certosa che porta il suo nome: Serra San Bruno. Qui trascorse gli ultimi anni della sua vita, in clima di raccoglimento, austerità e preghiera, finché non morì nel 1101.
Puoi raccontare un episodio che mostra la sua umiltà o la sua ricerca spirituale più profonda?
C’è una storia che i monaci raccontano riguardo al suo rigore e la sua risposta alle distrazioni: San Bruno pregava spesso ad alta voce – si dice che talvolta le rane o gli animali vicini rompessero il silenzio con i loro versi. Un giorno, esasperato dal rumore mentre pregava, Bruno esclamò: “Silenzio! Sto pregando!”. Subito – riportano le cronache monastiche – tutto intorno cadde il silenzio: le rane smisero di gracchiare, gli uccelli tacquero, il vento si fermò. Bruno rimase stupefatto, pensando che anche la natura rispettasse il fervore del suo cuore, ma poco dopo udiva una voce interiore che lo ammoniva: “E se a Dio il canto delle rane piacesse più delle tue preghiere?”. Questo episodio lo portò a riflettere sul valore della vita nascosta, della totale umiltà, e del fatto che Dio ascolta ogni creatura, anche quelle che noi giudichiamo fastidiose.
Che insegnamento ci lascia oggi San Bruno?
Ci insegna che la santità può nascere non solo negli atti visibili ma nella disciplina interiore: nella solitudine, nella contemplazione, nella rinuncia al riconoscimento umano. Ci ricorda che non è necessario apparire grandi agli occhi del mondo, ma essere fedeli nei silenzi, nella preghiera e nell’amore per Dio. Anche nelle nostre vite frenetiche, possiamo trovare posti e tempi per il silenzio, per custodire il cuore.
San Bruno,
uomo di silenzio e contemplazione,
che hai cercato nel ritiro la vera voce di Dio,
insegnaci a distaccarci dalle cose effimere
per scoprire ciò che rimane: la pace del cuore, la presenza del Signore.
Fa’ che anche noi sappiamo scegliere momenti di solitudine vera,
per pregare e ascoltare la tua voce interiore.
Proteggi quanti nella vita religiosa cercano solo Dio,
e donaci la grazia dell’umiltà e della fedeltà.
Amen.
Recita
Simone Gini, Lucia Gerini
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