Santa Caterina da Siena (29 aprile)
Oggi la Chiesa festeggia santa Caterina, ma di quale Caterina si tratta?
Il nome, dall’aggettivo greco katharós, “puro”, appartiene ad almeno dodici sante celebrate dalla Chiesa Cattolica: Caterina d’Alessandria, da Bologna, di Cardogna, Emmerich, da Genova, Labouré, da Pallanza, de’ Pazzi, da Racconigi, de’ Ricci, di Svezia e, dulcis in fundo, da Siena, la festeggiata di questo giorno. Il nome Caterina, tra l’altro, è celebre nel mondo nelle sue forme diminutive tra cui Kate, Kitty, Karin, e Katia.
La santa odierna è legata alla città di Siena, teatro di una delle piazze più belle al mondo, Piazza del Campo, e al suo celebre Palio, nato un centinaio d’anni prima di Caterina, data alla luce il 25 marzo del 1347 nel rione di Fontebranda, oggi parte della contrada dell’Oca, per la quale probabilmente la nostra santa continuerà a fare il tifo dal cielo.
Cosa sappiamo di lei?
Nei suoi appena 33 anni di vita sono racchiuse tante meraviglie, fatti che ci narrano la straordinarietà di questa donna di Dio: ventiquattresima dei venticinque figli di Jacopo e Lapa Benincasa, a soli sette anni celebrò l’inizio del suo matrimonio mistico con Gesù, facendo voto di verginità e iniziando un percorso di penitenza e mortificazione corporale, pratiche condotte di nascosto dai genitori, i quali, alla figlia dodicenne pensarono bene di trovare marito. La sua reazione fu però netta, al punto da radersi il capo e chiudersi in casa indossando un velo. A quindici anni entrò a far parte del Terz’ordine di san Domenico, ma, pur continuando a vivere in famiglia, inasprì ulteriormente la sua condotta penitenziale. Nel 1367, a soli vent’anni, si compirono le sue nozze mistiche con Cristo, il quale le apparve donandole un anello tempestato di rubini, simbolo del loro legame unico. Da questo momento e per i restanti tredici anni di vita, la vita di Caterina fu ancora più prodigiosa.
In che senso, cosa ha fatto di così straordinario?
Fu anzitutto donna di Chiesa: ebbe un ruolo decisivo nel far tornare il papa dalla cattività avignonese, nella quale si trovava da quasi settant’anni. Al sommo pontefice, a quel tempo Gregorio XI, che chiamava “dolce Cristo in terra”, rimproverò lo scarso coraggio: «Su, virilmente, padre! Che io vi dico che non bisogna tremare». Altrettanto determinante fu poi nel ricomporre il cosiddetto scisma d’Occidente, ovvero la crisi dell'autorità papale che per quasi quarant'anni, dal 1377 al 1417, lacerò la Chiesa occidentale, sulla scia dello scontro fra papi e antipapi per il controllo del soglio pontificio. E tutto ciò lo fece con un ruolo squisitamente femminile, forte ma dolce allo stesso tempo.
Si dice che non sapesse né leggere né scrivere, è vero?
Certo. Si avvicinò alla Bibbia pur essendo analfabeta, ricevendo dal Signore il dono della lettura, imparando in seguito anche a scrivere, ma utilizzò principalmente la dettatura per le sue numerosissime lettere, vere e proprie “poesie” indirizzate al papa, ai re e ai condottieri, come pure alla umile gente del popolo. Ad un condannato a morte rivolse ad esempio queste parole: «Alle nozze, fratello mio dolce! Che presto sarai alla vita durevole». Questa decisione nello spendersi socialmente e politicamente le causò tuttavia anche incomprensioni, perfino da parte dei suoi stessi superiori, cui dovette render conto della sua condotta. Fu insomma una donna davvero “scomoda”, nel senso pieno e positivo del termine.
A proposito di vita durevole, quando e in che modo morì Caterina?
Proprio mentre si trovava a Roma, per dar manforte al papa in un momento di grave confusione, si ammalò e morì: era il 29 aprile 1380, aveva compiuto appena 33 anni da un mese. Le date cruciali del suo cammino di santità sono tuttavia diverse: lo stesso 29 aprile del 1461 fu canonizzata da Pio II, come lei senese, mentre nel 1939 fu dichiarata patrona d’Italia assieme a san Francesco d’Assisi, santo col quale condivise la stessa repulsione iniziale per i lebbrosi, ma, come lui, la vinse avvicinandosi ad uno di essi baciandone le piaghe. Il 4 ottobre 1970 poi, giorno in cui si festeggia proprio il “poverello d’Assisi”, papa Paolo VI l’ha proclamata dottore della Chiesa. Il primo ottobre 1999, infine, san Giovanni Paolo II l’ha insignita del titolo di co-patrona d’Europa, privilegio che condivide assieme a San Benedetto, Santa Brigida di Svezia, ai fratelli Cirillo e Metodio, e a Santa Teresa Benedetta della Croce.
Cosa significa esattamente “dottore della Chiesa”?
Dottore, dal latino doctor, è sinonimo di magister, ovvero “insegnante”, titolo onorifico conferito a coloro che costituiscono una certa autorità in teologia, la scienza che si occupa di Dio, nei limiti di quanto Dio possa essere compreso col solo intelletto. Tra i 36 dottori che nella Chiesa Cattolica godono di questo onore, tuttavia, solo quattro sono donne: oltre a Caterina troviamo infatti Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen. Ma lasciamo che a illuminarci sulla scienza teologica sia papa Francesco: «(dal desiderio di conoscere ciò che amiamo) nasce la teologia cristiana.. (che) è impossibile senza la fede.. Dio (infatti) non si può ridurre a oggetto. Egli è soggetto che si fa conoscere e si manifesta nel rapporto da persona a persona.. I grandi dottori.. hanno indicato che.. la teologia.. non è soltanto parola su Dio, ma prima di tutto accoglienza e ricerca di un’intelligenza più profonda di quella parola che Dio ci rivolge».
Signore nostro, oggi vogliamo pregarti con le stesse parole di Caterina, donna illuminata che hai voluto donare alla tua Chiesa, e con lei ti diciamo: «Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti.. o Trinità eterna.. che più potevi dare a me che te medesimo? ..Tu, vestimento che ricopre ogni mia nudità».
Recita
Daniela Santorsola, Riccardo Cenci
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri