SS. Andrea Dung-Lac sacerdote e compagni martiri (24 novembre)
«Nella regione del Tonchico, Annan e Concina – ora Vietnam – ad opera di intrepidi missionari, risuonò per la prima volta nel secolo XVI la parola del Vangelo. Il martirio fecondò la semina apostolica in questo lembo dell’Oriente. Dal 1625 al 1886, salvo rari periodi di quiete, infuriò una violenta persecuzione con la quale gli imperatori e i mandarini misero in atto ogni genere di astuzie e di perfidie per stroncare la tenera piantagione della Chiesa. Il totale delle vittime, nel corso di tre secoli, ammonta a circa 130.000. La crudeltà dei carnefici, non piegò l’invitta costanza dei confessori della fede: decapitati, crocifissi, strangolati, segati, squartati, sottoposti a inenarrabili torture nel carcere e nelle miniere fecero rifulgere la gloria del Signore..». Con queste parole il Messale ci introduce alla memoria di oggi.
Tra questo immenso numero di vittime, c’è qualcuno da ricordare in particolare, per diverse ragioni?
I nomi sarebbero tanti, ma è stato lo stesso san Giovanni Paolo II, nel giugno del 1988, a canonizzarne 117: 96 vietnamiti, 11 spagnoli e 10 francesi. Tra costoro 8 erano vescovi, 50 preti e 59 laici (tra terziari domenicani e catechisti, di cui una sola donna, Ines Le Thi Thanh). La loro beatificazione avvenne tuttavia in quattro mandate diverse: 64 nel 1900, 8 nel 1906, 20 nel 1909 e 25 nel 1951. Tra questi 117, però, spiccano il presbitero Andrea Dung-Lac (†1839), il seminarista Tommaso Tran-Van-Thien (†1838), il catechista e padre di famiglia Emanuele Le-Van-Phung (†1859), i domenicani Girolamo Hermosilla (†1861), Valentino Berrio Ochoa (†1861) e il francese Teofano Venard (†1861), le cui lettere – ci ricorda il Breviario – «ispirarono santa Teresa di Lisieux a pregare e offrirsi per le missioni».
Possediamo degli scritti di questi “eroi” della fede?
Il più suggestivo è senza dubbio l’epistolario di san Paolo Le-Bao-Tinh, che, scrivendo nel 1843 agli alunni del seminario di Ke-Vinh, afferma: «Io, Paolo, prigioniero per il nome di Cristo, voglio farvi conoscere le tribolazioni nelle quali quotidianamente sono immerso.. Questo carcere è davvero un’immagine dell’inferno eterno: ai crudeli supplizi di ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si aggiungono odio, vendette, calunnie, parole oscene, false accuse, cattiverie, giuramenti iniqui, maledizioni e infine angoscia e tristezza.. In mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per la grazia di Dio sono pieno di gioia e letizia, perché non sono solo, ma Cristo è con me».
Una testimonianza davvero grande la sua..
Enorme. Difficile scrivere infatti sotto questi tormenti. Ma Paolo non teme nulla, e si affida a Colui che solo può salvarlo: «Ecco, la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani! Dov’è la tua gloria? ..Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami.. Vi scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa sola. Mentre infuria la tempesta getto l’àncora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore..». E conclude preannunciando la Liturgia eterna che ci aspetta in paradiso, di cui quella terrena è solo anticipazione: «Se non ci vedremo più nella vita presente, questa sarà la nostra felicità nel mondo futuro: staremo davanti al trono dell’Agnello immacolato e canteremo unanimi le sue lodi esultando in eterno nella gioia della vittoria. Amen».
«O Dio, origine e fonte di ogni paternità, che hai reso fedeli alla croce del tuo Figlio fino all’effusione del sangue, i santi Andrea Dung-Lac e compagni martiri, per la loro comune intercessione fa’ che diventiamo missionari e testimoni del tuo amore fra gli uomini, per chiamarci ed essere tuoi figli» (Preghiera Colletta)
Recita
Cristian Messina, Daniela Santorsola
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri