Isaia 48,17-19 con il commento di Luca Tentoni



Dal libro del profeta Isaia
Is 48,17-19 

Testo del brano
Così dice il Signore, tuo redentore, il Santo d’Israele: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare. Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena. Non sarebbe mai radiato né cancellato il suo nome davanti a me».

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Luca Tentoni

Meditazione
Se vuoi. La storia della salvezza inizia con un “se” e pare terminare sotto la croce: «Se sei il Messia, scendi dalla croce e ti crederemo!» (Mt 27,40). In questo brano di Isaia, questo “se” ha un diverso sapore rispetto a quello del serpente nel giardino, cioè insinuare il dubbio affinché si creassero delle enclave di fragilità nella nostra vita, giocando duro con la nostra volontà. Da quel “se”, abbiamo perso quasi tutto: vita, salute, amicizie durature ottenendo con il nostro peccato, sofferenza, rabbia, violenza e morte. Qualcosa in tasca però è rimasto, la libertà. Scegliere “se” prestare attenzione oppure perdersi. Perdersi è una costante della vita umana, un modo come un altro di uscire dai progetti, forse percepiti come schemi rigidi senza una nostra libera adesione volontaria. Ma Gesù ci dice: «E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me (Gv 12,50)». Letto così, potremmo pensare a chissà cosa, ma Gesù lo chiarisce meglio: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34)». Cosa non facile. Finché tutti profumano, sono magari affascinanti, hanno pure un buon carattere e sono gentili con noi, sarebbe troppo semplice, ma se la realtà fosse più complessa saremmo disposti ad andare fino in fondo? Gesù sulla croce ha “santificato” la libera scelta di adesione a questo nuovo comando: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt. 7,21)». Un concetto ripreso e sviscerato. Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera». Ogni nostra scelta ha un Golgota. Sembra che tutto sia perduto. Chiediamo che passi questo calice, ma non esiste risurrezione senza Golgota. Tocca a ciascuno scegliere e scegliere bene, per noi stessi e per il prossimo. La chiave di tutto potrebbe trovarsi nella preghiera del Padre Nostro: «venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra». Ecco la tua volontà: che tutti, su questa terra, percepiscano qualcosa del cielo e conoscano una salvezza (cf. 1Tm 2,4-5). Una salvezza che non passa dall’imposizione della mia volontà, facendola passare per quella del Signore. Aderendo alla sua volontà cielo e terra si uniscono all’unisono. Questa richiesta, come una gemma, la ritroviamo incastonata tra «venga il tuo regno (cielo)» e «dacci il nostro pane quotidiano (la terra)». Rileggo un passaggio della Gaudium et Spes: «La vera libertà è segno eminente dell’immagine di Dio nell’uomo (GS 17)». Comprendiamo che il senso cristiano della libertà sia profondamente diverso se lo si focalizzasse ai margini di Dio o se, invece, fosse unito al mistero divino per il quale è stato creato l’uomo. Questo senso di libertà, lo ritroviamo in diverse parabole, in particolar modo quella del “figlio perduto”, nella quale il padre misericordioso occupa il posto centrale ed è l’autentico protagonista che aspetta accogliente il giovane, ma deve “trasmettere l’amore” ad entrambi i ragazzi, anche al maggiore. Il vangelo è rivolto ad ogni persona, inviando messaggi continui di conversione. C’è conversione quindi solo se partecipiamo volontariamente. La nostra volontà ha un motore, il cuore: «l’importante (l’essenziale) è invisibile agli occhi» dice il Piccolo Principe di Saint-Exupery. Il beato Carlo Acutis ha accolto quel “se”, andando di pari passo con la carità. Ogni sera consegnava bevande calde e cibo per i senza fissa dimora che alloggiavano sotto casa sua. Lui si riteneva fortunato, eppure sentiva che gli mancasse qualcosa. Preparava ogni contenitore («dacci.. il pane quotidiano»), siglato con il nome della persona ricevente («come in cielo, così in terra»). Ogni giorno, sulla strada verso la scuola, si soffermava a parlare con giovani, anziani, meno abbienti, donando il proprio tempo come quei cinque pani e due pesci. Sembra poco, ma sono l’essenziale per il miracolo. Un giovane offre quanto ha nella bisaccia, mentre i discepoli sono a mani vuote. Noi conosciamo le tentazioni, siamo messi alla prova, siamo preda del male. I Padri del deserto insegnavano che senza tentazione non ci si salva. Signore aiutaci. Fa che accettiamo di attraversarla e fare ritorno, scegliendo di aderire a te, per agire in terra, come in cielo. Amen.

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