Isaia 30,19-21.23-26 con il commento di Luca Tentoni



Dal libro del profeta Isaia
Is  30,19-21.23-26 

Testo del brano
Popolo di Sion, che abiti a Gerusalemme, tu non dovrai più piangere. A un tuo grido di supplica [il Signore] ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta. Anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: «Questa è la strada, percorretela», caso mai andiate a destra o a sinistra. Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno, e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio. Su ogni monte e su ogni colle elevato scorreranno canali e torrenti d’acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri. La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, come la luce di sette giorni, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Luca Tentoni

Meditazione
Ogni qual volta abbiamo un problema con un gestore, chiamiamo il servizio assistenza. A volte può capitare, che ci risponda proprio l’operatore, se riusciamo a districarci dal labirinto delle opzioni. Quasi sempre riescono a risolvere la difficoltà del momento. Con il Signore non c’è nulla di tutto questo: non ci sono numeri, né attese e neppure opzioni. Bella l’immagine del profeta Isaia: «a un tuo grido di supplica.. ti darà risposta». Che efficienza! Quindi leggere: «tu non dovrai piangere», ovvero troverai solo motivi di gioia, è un bell’incoraggiamento. Il dolore, l’amarezza che abbiamo ricevuto, faranno parte solo del passato: «il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure». Un messaggio pieno di speranza e ricco di doni: concederà la pioggia, il pane sarà abbondante, i buoi mangeranno la biada saporita. C’è un “ma”. Nel vangelo di Luca al capitolo 3 compare tre volte questa domanda: «cosa dobbiamo fare?» (3,10.12.14). Domanda che pone la folla, viene riproposta sia dai pubblicani che dai soldati a Gesù. Per ricevere la grazia, percepire la misericordia divina, è sufficiente gridare? Solo amando si dialoga con Dio. Solo amando la connessione diventa perfetta. Nel precetto biblico: «Tu amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Mt 22,37; Mc 12,30; Lc 10,27), non è sul cuore, né sull’anima o sulle forze, ma l’accento è su “tutto”. Non possiamo risparmiare su Dio. Abbiamo due modalità d’amore: mediata o immediata. Nel primo caso l’amore passa attraverso le creature ed è alla portata di tutti; nel secondo caso è senza mediazione alcuna, solo i santi hanno questo privilegio. Scriveva Martin Buber, filosofo, pedagogista e teologo ebreo, nei suoi Discorsi sull’educazione: «Ci sono stati dei tempi nei quali non esisteva e non c’era bisogno che esistesse, un’esplicita vocazione dell’educatore o dell’insegnante. In quei tempi un maestro, un filosofo o un fabbro viveva con i suoi discepoli o apprendisti. Questi ultimi imparavano da lui ciò che egli, con il suo lavoro manuale o intellettuale, aveva da insegnare per il fatto stesso che li faceva partecipare al suo lavoro, ed essi, senza accorgersene, e senza che egli si fosse occupato espressamente di ciò imparavano, ne ricevevano lo spirito, incluso il mistero della vita personale». L’evangelista Giovanni ricordava questo invito di Gesù: “Rimanete in me” (15,4.7), un invito ad abitare nell’amore infinito. Solo rimanendo in Gesù possiamo dialogare e cogliere la sua misericordia. Un episodio della vita del santo di Assisi, narrato nella Leggenda dei tre Compagni afferma: «Una volta (Francesco) andava solingo nei pressi della chiesa di Santa Maria della Porziuncola, piangendo e lamentandosi ad alta voce. Un uomo gli chiese perché piangeva così. Disse Francesco: Piango la passione del mio Signore e per amore di Lui non dovrei vergognarmi di andare gemendo ad alta voce per tutto il mondo». Francesco piange l’amore non amato, l’amore non corrisposto. Ripropongo la domanda precedente: cosa dobbiamo fare? «Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Solo chi rimane in Lui usa il medesimo linguaggio.

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