Isaia 40,25-31 con il commento di Luca Tentoni



Dal libro del profeta Isaia
Is 40,25-31 

Testo del brano
A chi potreste paragonarmi, quasi che io gli sia pari?» dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e le chiama tutte per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuna. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia via è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio»? Non lo sai forse? Non l’hai udito? Dio eterno è il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Luca Tentoni

Meditazione
Che bello! Correre senza affannarsi, camminare senza stancarsi. Avere ali di aquile è meraviglioso. L’aquila che nidifica sulle alte montagne, quando deve spiccare un volo si lancia nel vuoto, apre le grandi ali e, lasciandosi semplicemente trasportare dal vento, può percorrere anche chilometri senza fare il minimo sforzo. Tranquillamente potrebbe volare oltre i 6 km di altitudine, non vola in stormo, eventualmente in coppia. Poi possiede una vista veramente eccezionale, scorge le prede a grandi distanze. L’aquila è il simbolo dell’evangelista Giovanni, il quale si distingue dagli altri per una visione teologica “profonda”, direi una vita vissuta nella contemplazione della sua Parola. Forza, facilità di movimento, vista acuta sono elementi importanti e distintivi da un qualsiasi stormo. Invece i gabbiani si nutrono spesso di rifiuti e scarti. Nel famoso libro di Richard Bach, Jonathan Livingston, racconta di un gabbiano, che ha cercato di cambiare le abitudini della “Legge dello stormo”. La bellezza del volo è diversa dal muoversi alla ricerca di cibo. Le regole rigide hanno condotto Jonathan all’espulsione violenta dalla comunità. È diverso dagli altri, Jon o Jonathan, invece di “arrabattarsi” per qualche soldo in più (qualche testa di pesce) per sopravvivere e arrivare alla fine del mese; invece di pensare solo a sé stessi; invece di crescere come ingranaggi passivi di uno stormo o di un gruppo, di una società, è più importante trovare una ragione per vivere, per imparare, per scoprire, soprattutto per essere liberi. Andare contro corrente con quello che si è “sempre fatto” non è facile: «Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì che erano la noia, la paura e la rabbia a rendere così breve la vita di un gabbiano». Quanto spesso ci ritroviamo incastrati in condizioni che non sembrano rispettare le nostre aspettative? Quante volte accettiamo in silenzio un lavoro, una relazione, un comportamento, credendo di non poter ottenere di meglio? Quante volte sentiamo di avere delle capacità e quei talenti che non stiamo impiegando come desidereremmo? Jonathan capisce che «Ciascuno di noi è, in verità, un’immagine del grande gabbiano, un’infinita idea di libertà, senza limiti». Ognuno è immagine di Dio e facilmente ce ne dimentichiamo. Portarono a Gesù una moneta, disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare» (Mc 12,16); ci soffermiamo sempre al tangibile ed apparente. Ci dimentichiamo chi siamo, da chi proveniamo e verso dove siamo diretti. Il fare “memoria” nella celebrazione eucaristica ci ricorda la nostra origine e il nostro fine: essere con Dio, fonte di gioia piena. «Questo è il mio corpo, dato per voi» (Lc 22,19), per ricordare questo legame che va oltre il tempo e le apparenze. La tentazione di scegliere, chi per paura, chi per rabbia o per comodità, piccole libertà, ma noi non siamo stati creati per il premio di consolazione, ma per volare alto. Oggi abbiamo paura della santità, abbiamo timore di lasciarci guidare dallo Spirito, non volendo lasciare le redini della nostra vita al Signore. Forse perché riteniamo che la santità ci renda meno umani? Tanti cristiani, non tutti finiti sul calendario, santificati dalle condizioni ordinarie della vita, volando alto. Il tempo del Natale ci ricorda che Dio ha scelto di abbassarsi, di diventare uomo, per farci riscoprire quell’immagine che era stata distorta, dal primo peccato fino agli ultimi dei giorni nostri. Sandra Sabattini, una ragazza ordinaria e straordinaria, scrisse sul diario personale: «Non è mia questa vita che sta evolvendosi, ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo che sia tuo. Sandra, renditene conto! È tutto un dono su cui il “Donatore” può intervenire quando e come vuole. Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno per quando sarà l’ora». Rendi la giornata più bella. Rendiamola migliore per noi e per gli altri.

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