Isaia 1,10-17 com il commento di Manuel Semprini



Dal libro del profeta Isaia
Is 1,10-17 

Testo del brano
Ascoltate la parola del Signore, capi di Sòdoma; prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio, popolo di Gomorra! «Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? – dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo: che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità. Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Manuel Semprini

Meditazione
Isaia fa ascoltare al popolo d’Israele la voce di Dio, che sembra non ammettere repliche quanto è sferzante e dura. A Dio non piacciono le “offerte inutili” di coloro le cui “mani grondano sangue”. Che senso può avere il culto reso a Dio, se poi alla perfetta liturgia non seguono azioni appropriate nella vita di tutti i giorni? Questa ipocrisia cultuale ricorda un po’ quella che denuncia Gesù nel vangelo di Matteo, quando, rivolgendosi alla folla, sottolinea con forza e biasimo il comportamento falso e subdolo degli scribi e dei farisei: «all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità» (Mt 23,28). 
Celebrare messe solenni, moltiplicare preghiere e litanie, cantare inni, non assumono un significato vero di fede se non sono accompagnati dall’apprendere “a fare il bene”. Non si tratta di partecipare con convinzione e autenticità alla Messa. Quello che il Signore mi chiede è ben altro. Devo imparare a vivere con e per gli altri, che non sono estranei, ma fratelli. Devo ricercare la giustizia, che non è un astratto principio etico, ma un agire in modo che chi è oppresso, abbandonato e solo sia raggiunto, sollevato e protetto.
Se agirò così, se la mia vita sarà ricca di amore, allora il mio sacrificio sarà gradito a Dio.

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