Isaia 7,1-9 con il commento di Manuel Semprini



Dal libro del profeta Isaia
Is 7,1-9 

Testo del brano
Nei giorni di Acaz, figlio di Iotam, figlio di Ozìa, re di Giuda, Resin, re di Aram, e Pekach, figlio di Romelìa, re d’Israele, salirono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla. Fu dunque annunciato alla casa di Davide: «Gli Aramèi si sono accampati in Èfraim». Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento. Il Signore disse a Isaìa: «Va’ incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio. Tu gli dirai: “Fa’ attenzione e sta’ tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumanti, per la collera di Resin, degli Aramèi, e del figlio di Romelìa. Poiché gli Aramèi, Èfraim e il figlio di Romelìa hanno tramato il male contro di te, dicendo: Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl. Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà! Perché capitale di Aram è Damasco e capo di Damasco è Resin. Capitale di Èfraim è Samarìa e capo di Samarìa il figlio di Romelìa. Ancora sessantacinque anni ed Èfraim cesserà di essere un popolo. Ma se non crederete, non resterete saldi”».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Manuel Semprini

Meditazione
In questo brano Isaia viene mandato dal Signore al re di Giuda Acaz, per rincuorarlo sulle sorti della guerra mossagli contro dai re di Israele e di Aram. Gerusalemme e il regno di Giuda non saranno devastati e non cadranno nelle mani degli eserciti nemici. Ma la rassicurazione portata dal profeta è accompagnata dall’invito a confidare in Dio, vero artefice degli eventi. Insomma, la salvezza è certa solo se vi è fede, altrimenti «se non crederete, non resterete saldi». Il senso è chiaro, tuttavia c’è una suggestione ulteriore, difficile da cogliere ma significativa. Dio chiede a Isaia di andare incontro al re con suo figlio Seariasùb. Il luogo dell’incontro è la «strada del campo del lavandaio», una via, una località veramente esistita, vicina alla piscina di Sìloe, a sud di Gerusalemme, dove Gesù guarirà il cieco nato (cfr. Gv 9,1-41). La particolarità non sta nel nome di una via, bensì nel nome di un figlio, quel Seariasùb, che significa “un resto ritornerà”. La presenza di questo figlio comporta il fatto, in qualche modo, che Dio assicura la sopravvivenza permanente del popolo; ci sarà sempre qualcuno che tornerà al Signore e recupererà ciò che è stato perduto.

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