Isaia: Introduzione



Introduzione al libro del profeta Isaia
Nato verso il 765 a.C. a Gerusalemme, contemporaneo di Amos e Osea, la sua vita sarà segnata all’età di venticinque anni da una visione: mentre si trova nel tempio, Dio gli appare circondato da sei serafini che ne cantano le lodi. Ma Isaia – il cui nome somiglia per significato a quello di Gesù, “il Signore salva” – si sente impuro, indegno di prender parte a quella lode. Uno dei sei angeli prende allora l’iniziativa, e con una brace ardente gli tocca le labbra, dicendogli: «Il tuo peccato è espiato». A quel punto Dio prende la parola: «Chi manderò e chi andrà per noi?». Sentitosi reso degno, Isaia non può più sottrarsi all’appello: «Eccomi, manda me» (Is 6). Da questo momento inizierà una tra le più incredibili vicende bibliche, che darà vita al più lungo dei libri profetici della Scrittura, nonché il più citato – assieme ai Salmi – dal Nuovo Testamento, in maniera esplicita o meno. I temi affrontati in questa maestosa opera (culto delle labbra in opposizione a quello del cuore, il germoglio, il servo, ecc..) aiuteranno gli uomini di tutti i tempi a capire meglio Cristo. Ma, com’è noto, questo libro non è opera di un’unica persona, fenomeno assai frequente nell’Antico Testamento. Sembra che il circolo dei suoi discepoli fosse costituito tra l’altro dalla propria famiglia, dai figli che associò al suo ministero, e dalla moglie. Altri studiosi parlano invece di una vera e propria “scuola di Isaia”. In ogni caso, salvo alcune eccezioni, al profeta che dà il nome al testo dobbiamo i primi 39 capitoli, mentre al secondo – chiamato dagli studiosi Deutero Isaia – vengono attribuiti i capitoli che vanno dal 40 al 55. Infine del Trito Isaia, cioè del terzo (per alcuni si tratterebbe in realtà di più autori), è la mano degli ultimi undici. È importante allora conoscere meglio i tre, contestualizzando le loro vicende e ciò che li anima. Il primo profetizzò per almeno quarant’anni, e lo fece partendo sotto il lungo regno di Ozia (o Azaria) in Giuda, in cui il lusso sfrenato cresceva in modo inversamente proporzionale all’oppressione dei poveri. Situazione che Isaia non può non stigmatizzare. Ma è col re Acaz e con la sua condotta filo-assira che il profeta entra sulla scena politica, dopo di che sembra si sia ritirato dalla vita pubblica per una decina d’anni, riapparendo nel 716, anno in cui Ezechia succede ad Acaz. Ma il nuovo re non si lascia consigliare da Isaia.. l’insuccesso sarà, come per gli altri profeti, la cifra della sua missione. Il suo ricco linguaggio esprimerà quanto gli sta a cuore: l’espressione Santo d’Israele è ad esempio una caratteristica della sua teologia. Ma l’amore di Dio per il popolo eletto non esclude tuttavia la visione dell’intera umanità, anzi, è un trampolino verso di essa. Il capitolo 40 funge poi da primo spartiacque: anche il lettore più disattento si accorgerà che, senza alcuna evidente transizione, viene catapultato nella narrazione dall’VIII secolo a.C. al VI, in pieno esilio, e l’Assiria è sostituita d’emblée con Babilonia! Cos’è successo? È subentrato il Deutero Isaia, pronto ad annunciare l’imminente liberazione degli Ebrei esiliati in Mesopotamia. Siamo dunque tra il 550 e il 539 a.C. Il secondo Isaia veglierà dunque tra coloro che anelano a tornare in patria, momento vissuto come un nuovo esodo, migliore anche dell’antico. Una grande caratteristica di “questo” Isaia è inoltre l’ampio uso del termine «servo», che utilizza una sola volta al plurale, una sola volta in senso peggiorativo (come “schiavo”) e ben diciannove come «servo di Dio». Nella maggior parte dei casi tale servo è identificato col popolo d’Israele, mentre il Nuovo Testamento vi leggerà la persona e l’opera di Gesù. Il Dio che tratteggia il Deutero Isaia ha il volto dell’Eterno, dell’Onnipotente, Giudice, Salvatore, Creatore, Santo e Giusto, la cui giustizia (menzionata ventotto volte) coincide con la salvezza che offre. Ecco infine comparire il terzo o Trito Isaia, forse tra gli anni 537 e 520, momento in cui il profeta si trova di fronte a diversi interlocutori: gli Ebrei ritornati dall’esilio, quelli rimasti in patria, gli stranieri e quelli rimasti nella diaspora. A partire da queste quattro categorie Isaia intende ricostruire un popolo santo e unito, che non disgiunga la morale dalla religione. Entrato nel canone come un solo “volume”, l’opera di Isaia costituisce oggi il più antico manoscritto biblico che possediamo, grazie ai ritrovamenti “casuali” operati da un giovane pastore beduino nel 1947 nelle grotte di Qumran, presso il Mar Morto, a 12 km a sud di Gerico.             

 

Recita
Cristian Messina

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Gabriele Fabbri

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