Isaia 41,13-20 con il commento di Luca Tentoni



Dal libro del profeta Isaia
Is 41,13-20 

Testo del brano
Io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: «Non temere, io ti vengo in aiuto». Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele; io vengo in tuo aiuto – oràcolo del Signore –, tuo redentore è il Santo d’Israele. Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova, munita di molte punte; tu trebbierai i monti e li stritolerai, ridurrai i colli in pula. Li vaglierai e il vento li porterà via, il turbine li disperderà. Tu, invece, gioirai nel Signore, ti vanterai del Santo d’Israele. I miseri e i poveri cercano acqua ma non c’è; la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò. Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti. Nel deserto pianterò cedri, acacie, mirti e ulivi; nella steppa porrò cipressi, olmi e abeti; perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d’Israele.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Luca Tentoni

Meditazione
L’acqua è vita. L’acqua è tutto, è simbolo dell’esperienza cristiana, così come quando nasce un figlio, si parla di “lieto evento”, ma prima che accada si devono “rompere le acque”. Vita nata dall’acqua. Un figlio che nasce è sempre una buona notizia per la famiglia che diventa vangelo vivente, quando il bambino riceve la vita nuova in Cristo con il Battesimo, evento di una rinascita, in una famiglia più numerosa. La natività e contemporaneamente l’annuncio della lieta novella, in una parola, il vangelo, sono i primi passi per Dio nella storia salvifica. La spiritualità cristiana, nel suo senso più genuino, deve essere intesa come “vita in Cristo” e “vita nello Spirito Santo”. Il Battesimo infatti non è più solo per la persona che lo riceve, ma anche per coloro che sono coinvolti nelle relazioni affettive e parentali. Come i tralci ci inseriamo nel mistero divino aprendoci alla comunione che il Cristo risorto suscita e costruisce. Sia in senso proprio che figurato, la categoria dell’acqua quindi riassume complessivamente diverse dimensioni della vita umana: si presenta come dono di Dio per la vita, l’immagine del bicchiere di acqua fresca (Mt 10,42); come elemento rituale di purificazione, in casa di Simone il Fariseo (Lc 7,44); nei riti giudaici come la lavanda dei piedi (Gv 13,1-11). Per ragioni di tempo e spazio vi inviterei a soffermarvi su quattro momenti cruciali della vita di Cristo, collegati al simbolismo dell’acqua, dai quali possiamo cogliere la specificità del messaggio cristiano: il battesimo (Mt 3,11-17), il segno di Cana (Gv 2,1-12), il dialogo con la Samaritana (Gv 4,1-42) e la rivelazione salvifica a Gerusalemme (Gv 5; 7; 9; 13; 19). L’episodio del battesimo al Giordano possiede una ricca simbologia che evidenzia il dinamismo dell’esistenza cristiana, dal processo di conversione all’impegno a favore della costruzione della comunità dei credenti. Nell’episodio di Cana, facendo riempire di acqua le giare, Gesù indica la volontà di “ristabilire il rapporto con Dio” che la Legge antica, scritta su pietre, non aveva ottenuto. La trasformazione in vino, rilevata dall’assaggio del maestro di tavola, spiega che la purificazione è indipendente dagli antichi legami di alleanza: tale purificazione non avverrà al di fuori, l’acqua che lava, ma nell’intimo dell’uomo (vino che si beve). Nel bellissimo dialogo con la Samaritana, Gesù diventa la risposta al cuore umano: se il pozzo di Giacobbe ebbe un ruolo necessario ma temporaneo per i patriarchi, sarà l’incontro nella fede con Cristo, vera sorgente, a dissetare quel desiderio di verità e di pace che ci spinge “oggi” a rimetterci in discussione e ad accogliere “il profeta”. Invece, durante il ministero di Gesù in Gerusalemme, troviamo qualche episodio legato all’acqua e al suo simbolismo. I cosiddetti racconti di guarigione: il malato da trentotto anni presso la piscina di Betzaetà (Gv 5,7-9.17.20-21) e il cieco nato che va a lavarsi nella piscina di Siloe (Gv 9,7). Entrambi ottengono la salute nel giorno “proibito” di sabato: il secondo riceve il fango sugli occhi e ritrova prima la vista fisica (Gv 9,7) e, dopo un percorso di discernimento (Gv 9,8-35), vede il Cristo ed entra attivamente nell’esperienza della fede (Gv 9,36-43). Gli ultimi due testi sono l’acqua nel gesto della lavanda dei piedi (Gv 13,1-11) e il costato trafitto di Gesù sulla croce, da cui esce «sangue ed acqua» (Gv 19,34). Con la lavanda Gesù compirà un gesto per i suoi discepoli: «li amò fino alla fine» (Gv 13,1.34; 15,13). Prima del sacrificio di sé, doveva “purificare i suoi discepoli” di fronte a Dio, offrendo l’esempio estremo del servizio reciproco (Gv 13,12-20). La vita di Gesù è dono per tutti, questo linguaggio giovanneo ci racconta dell’Incarnazione. Senza la carne Gesù non poteva essere battezzato e così senza di essa Cristo non poteva donare il sangue sulla croce. Acqua, sangue, dono simbolo della vera vita.

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