Isaia 10,5-7.13-16 con il commento di Manuel Semprini



Dal libro del profeta Isaia
Is 10,5-7.13-16 

Testo del brano
Così dice il Signore: Oh! Assiria, verga del mio furore, bastone del mio sdegno! Contro una nazione empia io la mando e la dirigo contro un popolo con cui sono in collera, perché lo saccheggi, lo depredi e lo calpesti come fango di strada. Essa però non pensa così e così non giudica il suo cuore, ma vuole distruggere e annientare non poche nazioni. Poiché ha detto: «Con la forza della mia mano ho agito e con la mia sapienza, perché sono intelligente; ho rimosso i confini dei popoli e ho saccheggiato i loro tesori, ho abbattuto come un eroe coloro che sedevano sul trono. La mia mano ha scovato, come in un nido, la ricchezza dei popoli. Come si raccolgono le uova abbandonate, così ho raccolto tutta la terra. Non vi fu battito d’ala, e neppure becco aperto o pigolìo». Può forse vantarsi la scure contro chi se ne serve per tagliare o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia? Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna e una verga sollevare ciò che non è di legno! Perciò il Signore, Dio degli eserciti, manderà una peste contro le sue più valide milizie; sotto ciò che è sua gloria arderà un incendio come incendio di fuoco.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Manuel Semprini

Meditazione
Dio si serve dell’Assiria come strumento per colpire e punire Israele, una nazione che Egli non esita a definire «empia». Dio richiama l’invasore per eseguire il suo giudizio su un popolo ribelle, ostinato, duro di cuore, che non vuole ascoltare la parola del Signore e non vuole affidarsi alla sua volontà. Dio è in collera, la sua ira pare non calmarsi. È il «Dio degli eserciti»; quello che – per alcuni – ancora oggi abita l’Antico Testamento solo per suscitare in noi immagini di castigo, reprimenda e perfino vendetta. Questo Dio non si fa scrupolo di usare l’Assiria, completamente ignara, per saccheggiare e sottomettere Israele. Assiria, che poi comunque verrà punita per il male arrecato, distruggendo altre nazioni e vantandosi orgogliosamente della propria potenza. Eppure non bisogna confondere l’amarezza, anche rabbiosa, dell’amante ripudiato dall’amato, con il disprezzo, spesso capriccioso, del padrone nei confronti del servo. Il Signore ama Israele e desidera che converta il suo cuore, perché, se ricambiasse il suo amore, avrebbe la salvezza eterna, vivrebbe cioè per sempre in comunione con il Padre. Si tratta alla fine dello stesso messaggio che Gesù portò secoli dopo ai giudei, in prima battuta e, poi, a tutti noi. Dio ci ama, e da noi vuole solo la nostra felicità, che consiste semplicemente nel rispondere con amore al suo amore. Se non rispondiamo, se lo rifiutiamo, se ci insuperbiamo, non verrà l’Assiria a colpirci, ma sicuramente Dio ci darà modo di ravvederci, di riavvicinarci, di amarlo nuovamente.

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