Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo (XXXIV domenica del Tempo Ordinario)
Le domeniche dell’anno liturgico terminano oggi con la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, pertanto bisogna almeno cercare di capire chi sia il re e cosa sia l’universo. Sul primo vocabolo così si esprime il Dizionario Etimologico della Zanichelli: «(dal) latino rēx.. appartiene a un gruppo molto antico di termini relativi alla religione e al diritto. L’accostamento del latino rego al greco orégō, “stendere in linea retta”.. (fa) pensare che il rex, più simile in questo al sacerdote che al re in senso moderno, fosse colui che aveva autorità per tracciare i limiti della città e per determinare le regole del diritto..». Il re dunque è prima di tutto colui che fissa le regole entro un preciso territorio.
Interessante.. dell’universo invece che cosa possiamo dire?
Gli studiosi sono oggi quasi tutti concordi sul fatto che l’universo, dal latino uni-versus, “tutto ciò che ruota unitariamente”, abbia 13,8 miliardi di anni. Se rapportiamo la sua età ad un anno civile, notiamo che l’homo sapiens ha fatto la sua comparsa in esso solo alle ore 23:58 del 31 dicembre!? Se passiamo da un paragone temporale ad uno spaziale, possiamo immaginarci ad esempio l’essere umano come un minuscolo insetto appoggiato su un dinosauro! Un occhio ateo non può far altro che rafforzare la sua convinzione sul fatto che tutto sia mosso dal caso, mentre uno credente si rende conto di come Dio abbia preparato tutto – aspettando inoltre così tanto (anche se in Lui tutto è coeterno, dicono i teologi) – “solo” per la creatura che ama. Sinonimo di universo, inoltre, è cosmo, “tutto ciò che è ordine”, che si contrappone guarda caso a caos.. Insomma, chi ci ama ci ha davvero voluti.
Tutto ciò è meraviglioso, eppure dobbiamo fare i conti col peccato che ci abita..
È vero, ma Dio è Trinità, cioè Unico in tre Persone, ciò significa che è prima di tutto comunione, relazione. Ma se noi siamo stati fatti a sua immagine e somiglianza, beh, allora siamo noi stessi solo nella misura in cui siamo in relazione con gli altri, quando facciamo comunione, insomma quando amiamo. Questa comunione tuttavia è intralciata dal peccato, che il Divisore – questo il significato della parola diavolo – osteggia in tutti i modi. Ma se, come la festa di oggi sottolinea, celebriamo Cristo Re, significa che è Lui stesso, Gesù, a garantirci la nostra vera identità, il nostro essere “per” gli altri.
Ma cosa c’entra tutto ciò con la solennità di oggi?
Dire che Dio è Signore dell’universo significa almeno tre cose: che Egli lo ha creato, che lo trascende (nel senso che non è manipolabile come un oggetto) e che lo salva. Non siamo cioè figli del caos cieco, ma pensati e voluti per un progetto d’amore che, come tale, ha un suo inizio e un suo compimento. Se amiamo, quindi – sottolinea il biblista Gianfranco Ravasi – «(diventiamo) “trascendenti” come Dio, entrando nella “vita eterna” e (aiutiamo) la storia a procedere nella traiettoria “escatologica” disegnata da Dio».
Stupendo! Tornando agli aspetti “storici”, invece, quando e perché nasce questa solennità?
Istituita da papa Pio XI con l’enciclica Quas primas dell’11 dicembre 1925, tale recente celebrazione costituisce il culmine dell’anno liturgico. Ai tempi di Gesù non si volevano dare delle immagini antropomorfiche a Dio, ci si rifiutava cioè di associarlo agli uomini e di farlo soggetto di un verbo, per cui ad esempio si preferiva evitare l’espressione “Dio regna” – che l’avrebbe paragonato ad un re – con “il Regno di Dio viene”. Celebrare oggi, duemila anni dopo, Gesù Cristo come Re, significa allora – dice Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose – lasciare che Dio regni su di noi, in particolare facendo due cose: convertendoci, cambiando cioè mentalità e comportamento, e accogliendo la sua Notizia, il suo Vangelo, lasciandoci stupire dall’avvento di un Dio così buono e bello. È quanto saremo chiamati a fare già tra una settimana..
«Papà nostro, che abiti l’eternità e regni sulla storia, da te pensata, voluta ed amata: venga il tuo Regno!».
Recita
Cristian Messina, Giulia Tomassini
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri