San Marco Evangelista (25 aprile)
San Marco è l’autore di uno dei tre Vangeli chiamati sinottici.. cosa significa questa parola?
Deriva dal greco synópsis, “vedere insieme”: Marco, Matteo e Luca sono chiamati così perché sono talmente simili tra loro che, se li mettessimo in colonna uno affianco all’altro, coglieremmo subito, con un solo colpo d’occhio, la loro somiglianza. Il festeggiato di oggi è citato dal Nuovo Testamento per dieci volte, ma chiamandolo in tre modi diversi: col nome ebraico di Giovanni, con quello romano di Marco o, infine, col doppio nome di Giovanni Marco. Spesso lo si identifica col giovane presente durante l’arresto di Gesù nel Getsemani, poiché è l’unico a narrare questa scena.
Cosa sappiamo esattamente di lui?
I dati che abbiamo non sono tantissimi: figlio di una certa Maria, con la quale emigrò forse da Cipro; cugino di Barnaba; compagno di Paolo nel suo primo viaggio missionario e “segretario” di Pietro, nel senso che avrebbe scritto il suo Vangelo più o meno sotto dettatura del principe degli Apostoli. Morì probabilmente nell’anno 68, secondo una prima fonte di morte naturale, secondo un’altra, invece, come martire ad Alessandria d’Egitto, città nella quale avrebbe fondato una comunità.
Sembra che i suoi rapporti con san Paolo non fossero proprio idilliaci.. è vero?
Diciamo di sì, almeno inizialmente. I due si incontrarono per la prima volta a Gerusalemme, nel 44. Partiti insieme a Barnaba nel primo viaggio missionario (cfr. At 12,25ss), Marco decise a Cipro di tornare indietro.. scelta che a Paolo proprio non andò giù. Verso l’anno 50 poi, quando Barnaba scelse nuovamente Marco come compagno di viaggio, Paolo si rifiutò di portarlo con lui, memore dell’abbandono – evidentemente non ancora cicatrizzato – di qualche anno prima (cfr. At 15,36-40). I due si riconcilieranno in un secondo momento, a Roma, dove Paolo è prigioniero. Insomma un “salutare” litigio tra cristiani, che, se da un lato può scandalizzarci, dall’altro ci dona un’immagine estremamente umana tra queste due incredibili figure di santità.
Quale fu invece il suo rapporto con Pietro?
Il legame con Cefa fu molto buono, tanto che questi lo chiama «figlio mio» (1Pt 5,13). Ecco cosa ci dice verso il 130 Papia, vescovo di Gerapoli: «Marco, che era interprete di Pietro, ha scritto con esattezza, però senza ordine, tutto ciò che ricordava di ciò che era stato detto o fatto dal Signore. Perché egli non aveva seguito né accompagnato il Signore, ma più tardi.. ha accompagnato Pietro». Tale scritto ha influenzato le interpretazioni successive riguardo al secondo Vangelo, lasciando passare l’idea che Marco fosse un semplice “segretario” di Pietro, un semplice aiutante che “batteva a macchina” – avremmo detto fino a qualche anno fa – ciò che Pietro gli dettava. Di suo ci avrebbe messo insomma ben poco. Questa ipotesi, che va per la maggiore tra gli studiosi, viene tuttavia contestata da altri, i quali rifiutano il ruolo passivo dell’evangelista. Il teologo Agostino Pasquini descrive anzi Marco come un regista cinematografico ante litteram, in grado, con la sua penna, di dare “pennellate” capaci di un moderno narratore della cosiddetta “settima arte”: altro che “segretario” di Pietro!
Quali sono le caratteristiche del secondo Vangelo?
Marco, anzitutto, è considerato l’ideatore del genere letterario “vangelo”, un vero e proprio modo di scrivere, che Matteo e Luca avrebbero preso a modello. Il più breve, con i suoi 16 capitoli, sarebbe dunque stato il primo tra i vangeli ad essere redatto. Questa è almeno l’opinione che va per la maggiore. Si apre con il battesimo di Gesù e si chiude con tre donne spaventate davanti ad una tomba vuota. Il sedicesimo capitolo infatti, relativo alle apparizioni del Risorto, costituirebbe un’appendice a lui posteriore. Momento culminante della sua narrazione è la professione di fede del centurione ai piedi della croce (Mc 15,39). Cosa significa tutto ciò? Che a Marco interessava descriverci un Gesù essenziale. Gli altri quattro Evangelisti si preoccuperanno in seguito di fornirci altri dati, e questo perché i Vangeli non sono cronache giornalistiche su Gesù, ma si integrano come quattro testimonianze sulla stessa persona, vista però da quattro differenti punti di osservazione! In tal senso disponiamo di una ricchezza davvero inestimabile..
Cambiando decisamente argomento, che legame ha con la città di Venezia?
Il trafugamento del suo corpo, da parte di due mercanti veneziani nell’828 appartiene alla leggenda, attorno alla quale è stata eretta tra il 976 e il 1071 la meravigliosa basilica a lui dedicata. Il simbolo del leone, che ricorre non solo in relazione alla città lagunare, rimanda probabilmente all’incipit del suo Vangelo, che inizia con la figura di «Giovanni il battezzatore» (Mc 1,4), la cui voce nel deserto riecheggiava come il ruggito di un leone.
«O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, fa che alla scuola del Vangelo, impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Signore» (preghiera Colletta).
Recita
Massimo Alberici, Simona Mulazzani
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri