Visitazione della beata Vergine Maria (31 Maggio)
«Tre parole sintetizzano l’atteggiamento di Maria: ascolto, decisione, azione.. Parole che indicano una strada anche per noi di fronte a ciò che ci chiede il Signore nella vita.. Ascolto di Dio che ci parla.. ascolto anche della realtà quotidiana.. perché il Signore è alla porta della nostra vita e bussa in molti modi.. decisione, Maria.. va controcorrente.. azione.. A volte.. ci fermiamo all’ascolto.. ma non facciamo il passaggio all’azione». Con queste parole papa Francesco evidenzia la festa della visitazione e il modo in cui ognuno di noi ne è personalmente coinvolto.
Ma di quale festa si tratta?
Oggi celebriamo il momento in cui una giovanissima Maria, dopo l’annuncio dell’angelo, si mette in viaggio – “frettolosamente” precisa san Luca – aggregandosi forse ad una carovana di pellegrini diretti dal nord della Galilea a Gerusalemme, attraversando la Samaria, per giungere al sud, in Giudea, precisamente ad Ain-Karim, località in cui abita la cugina Elisabetta, molto più grande di lei. Questo viaggio, di un centinaio di km, culmina con quello che il Messale definisce la “festa del Magnificat”, il compleanno di questa stupenda preghiera, potremmo aggiungere noi, che prolunga ed espande la gioia della salvezza donataci in Gesù.
In che senso “festa del Magnificat”?
L’incontro tra le due cugine celebra l’azione dello Spirito Santo, sia in Maria che in Elisabetta: se la prima esulta per il favore che Dio Padre le ha manifestato, volendo proprio lei come scrigno prezioso nel quale accogliere suo Figlio, la seconda esprime una gioia indicibile per il fatto di essere rimasta incinta nonostante la sua tarda età. La meraviglia e lo stupore di entrambe esplodono in una grande lode! E tale gioia riguarda ognuno di noi, in special modo nell’Eucarestia.
Perché proprio nell’Eucarestia?
In ogni Messa il prete pronuncia tre preghiere particolari, chiamate “preghiere presidenziali”, proprio perché spetta di recitarle a colui che presiede la celebrazione: la cosiddetta “Colletta”, all’inizio, la preghiera “sulle Offerte”, cioè sul pane e sul vino, e la preghiera “dopo la Comunione”. Tutte e tre, nell’Eucarestia di oggi, esprimono meravigliosamente il carattere di questa festa. La prima dice: «Dio onnipotente ed eterno.. concedi a noi di essere docili all’azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome», mentre la seconda sottolinea l’amore concreto della Vergine per la cugina: «Dio.. che hai accolto.. il gesto di carità di Maria.. accetta i doni che ti offriamo e trasformali..». L’ultima, infine, loda il Signore per le sue meraviglie: «Ti magnifichi, o Padre, la tua Chiesa, perché hai operato grandi cose per coloro che, sull’esempio di Maria, credono nella tua parola..».
Quando nasce, come festa, la Visitazione?
I primi a celebrarla furono probabilmente i Francescani, già prima del 1263, data della prima testimonianza giunta fino a noi. Papa Urbano VI la estese a tutta la Chiesa per chiedere la cessazione dello scisma d’Occidente, la crisi dell’autorità papale tra il XIV e XV secolo. Concretamente si iniziò a festeggiarla in tutta la Chiesa latina solo dal luglio 1431, subito dopo il concilio di Basilea, e in varie date, ultima delle quali il 2 luglio. Il perché di questa data è presto detto: siccome festeggiamo la nascita del Battista il 24 giugno, ci è lecito pensare che Maria – che il vangelo di Luca ci dice rimanere presso Elisabetta «circa tre mesi» (Lc 1,56) – restò dalla parente fino al rito dell’imposizione del nome del bambino, che gli ebrei celebrano otto giorno dopo la nascita.
Perché, allora, la festeggiamo attualmente il 31 maggio?
L’attuale calendario ha abbandonato la data del 2 luglio, spostando la Visitazione all’ultimo giorno del mese di maggio, che la devozione popolare ha eletto come mese mariano, e questo per varie ragioni, che ci lasciamo suggerire dal beato cardinale John Henry Newman, per il quale maggio «è il tempo in cui la terra esplode in tenero fogliame e verdi pascoli, dopo le dure gelate e le nevi invernali e l'atmosfera rigida, il vento violento e le piogge primaverili.. Perché i virgulti sbocciano sugli alberi e i fiori nei giardini. Perché le giornate si allungano, il sole sorge presto e tramonta tardi.. Perché una gioia simile e un tripudio esteriore della natura è il miglior accompagnamento della nostra devozione a Colei che è la Rosa Mistica e Casa di Dio» (cfr. Meditazioni e Devozioni). Altri autori vedono in questa manifestazione di religiosità popolare un'altra cristianizzazione di una celebrazione pagana, la dedicazione del mese di maggio alle dee della fecondità: in Grecia Artemisia e a Roma Flora. Maggio, del resto, deve il suo nome alla dea della primavera Maia. In alcuni Paesi poi, tra i quali l’Italia, in questo mese si celebra la Festa della Mamma, il cui ricordo va alla mamma del cielo.
Questo incontro tra cugine non dà origine anche a due grandi preghiere?
Certo. Da una parte l’ “Ave Maria”, con le parole di Elisabetta: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!», che vanno ad aggiungersi a quelle che l’angelo Gabriele ha detto alla Vergine pochi giorni prima: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». Dall’altra invece il Magnificat, l’esplosione di gioia di Maria. Non solo, questo è anche l’incontro tra l’Antico Testamento, rappresentato dall’anziana Elisabetta, simbolo dell’Israele che attende il Messia, e il Nuovo Testamento, rappresentato dalla giovanissima madre in cui il Messia stesso «pose la sua tenda fra noi» (Gv 1,14).
Chissà quali stupendi dialoghi avranno originato questi tre mesi?
Già, in questo breve periodo le due mamme in dolce attesa si saranno scambiate consigli, premure, timori, ma anche sogni sconfinati, e tante domande.. su tutte: «Perché proprio io?». Non ci è dato saperlo. Lasciamo quindi all’immaginazione la sua parte.
Ti magnifichiamo, Signore, perché nella Mamma celeste hai compiuto cose meravigliose, e ti chiediamo di poter sussultare, come Giovanni, nel grembo della nostra semplice vita.
Recita
Luca Pizzagalli, Patrizia Sensoli
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri
Catechesi