Santi Simone e Giuda apostoli (28 ottobre)
La Chiesa festeggia oggi i due apostoli Simone e Giuda insieme, come mai?
Forse la ragione sta nel comune apostolato in Mesopotamia e in Persia, dove sarebbero stati inviati a predicare il Vangelo. Le loro notizie extra-bibliche sono infatti molteplici e confuse. Una delle più accreditate ci viene narrata dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, il quale sostiene che i due sarebbero giunti in Egitto, per proseguire da qui alla volta dell’Armenia e della Persia, dove entrambi avrebbero trovato il martirio, forse segati in due parti. Questa tesi spiegherebbe il loro essere patroni degli intagliatori, oltre all’oggetto col quale Simone viene spesso ritratto nell’iconografia, ovvero la sega.
La Bibbia cosa ci dice invece dei due, ad esempio di Simone?
Egli è soprannominato in due modi diversi. L’evangelista Luca lo chiama Zelota (Lc 6,15; At 1,13), forse per via della sua militanza nel gruppo antiromano degli Zeloti, movimento fondato nell’anno 6, momento in cui venne imposta una tassa da parte dei Romani. Pagare l’imposta a Cesare significava però riconoscerlo come padrone, contrapponendolo a Dio. Gli Zeloti verranno decimati dai Romani durante la rivolta del 66-70 d.C., che si concluderà con la distruzione di Gerusalemme da parte di Tito Flavio Vespasiano. La loro tenacia portò gli ultimi zeloti rimasti a rifugiarsi nella celebre fortezza di Masada, ma, quando riconobbero di non poter più resistere al nemico, piuttosto che accettare la sconfitta decisero un suicidio di massa, che vide 960 di loro perdere la vita, comprese le mogli e bambini.
Di questo apostolo non sappiamo quindi granché..
Infatti, è il più sconosciuto degli apostoli, al punto che la Scrittura ne conserva solo il nome. Il soprannome di Cananeo, col quale lo chiamano invece Matteo (Mt 10,4) e Marco (Mc 3,18), può indicare la città di provenienza, il villaggio di Cana, o più probabilmente rimanderebbe all’aramaico qen’ana, che significa appunto “zelante”, proprio per la sua appartenenza agli “zelanti” o Zeloti, i più rigorosi conservatori delle tradizioni ebraiche. Forse ha visto in Gesù un liberatore politico? Lo ha forse seguito per questo? Negli Atti degli apostoli (At 1,13) lo troviamo infatti a pregare insieme agli altri, dove, prima che Gesù sparisca definitivamente dalla loro vista, è tra coloro che chiedono: «Signore, è questo il tempo in cui restaurerai il regno di Israele?» (At 1,6). In seguito, tuttavia, il suo zelo lo ha riservato unicamente all’annuncio del Regno dei cieli! Il fatto che la Bibbia conservi solo il suo nome, ce lo indica forse come il prototipo di tutti coloro che lavorano nella vigna del Signore in modo umile e silenzioso, senza bisogno di ricevere onori.
I Vangeli lo indicano anche come “fratello del Signore”, perché?
La parola “fratello” è da intendersi in senso ampio: il termine all’epoca indicava anche i parenti di grado più lontano, come i cugini. La lingua ebraica antica non possiede infatti alcun termine con cui venivano specificati quelli che noi oggi definiamo appunto “cugini”. Per altri studiosi, infine, Simone è il vescovo che succederà a Giacomo il Minore (da alcuni ritenuto suo fratello) nella guida di Gerusalemme.
Di Giuda invece cosa sappiamo?
Anche lui, che ha dovuto condividere lo scomodo nome con l’Iscariota, è definito in due modi: da Matteo (Mt 10,3) e Marco (Mc 3,18) è detto Taddeo, mentre Luca lo chiama Giuda di Giacomo (Lc 6,16). Lo storico Eusebio lo ritiene lo sposo delle celebri nozze di Cana, motivo che spiegherebbe la presenza al banchetto da parte di Gesù, Maria e dei suoi. Secondo lo scrittore Egesippo sarebbe stato martirizzato nel 107, alla bell’età di 107 anni. Ma torniamo alle fonti bibliche: durante l’ultima cena ha chiesto a Gesù: «Signore, com’è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». Gesù gli risponde che Dio si mostra a quanti lo amano e osservano la sua parola.. (Gv 14,22ss). La tradizione lo ritiene inoltre autore dell’omonima Lettera, severo monito contro i falsi profeti e penultimo scritto dell’intera Bibbia, oltre che una delle sette lettere chiamate “cattoliche”, poiché rivolte ai cristiani in generale (katholikós traduce infatti il greco “universale”).
Abbiamo notizie delle loro reliquie?
La basilica di San Pietro a Roma le custodisce dal 1605, in quell’altare che dal 1963 è stato poi dedicato a San Giuseppe, lo sposo di Maria. La testa di Simone si trova però nel museo del duomo di Pienza, splendida località della Val d’Orcia, in provincia di Siena.
Donaci, Signore, la gioia di spenderci nella tua vigna senza il bisogno di essere riconosciuti e lodati, ma di sperare in te solo, unico nostro bene.
Recita
Federica Lualdi, Stefano Rocchetta
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri