Ascensione del Signore (VII Domenica di Pasqua)
Cosa festeggiamo oggi per l’esattezza?
Il fatto che Gesù asceso al cielo ci ha preceduti: dov’è Lui saremo anche noi! La sua salita al cielo – luogo simbolico che rimanda al Padre, alla vita eterna, alla patria che ci attende, nostra vera casa – non è però da intendersi come un abbandono, anzi, Cristo risorto ci lascia fisicamente, col suo corpo umano, per essere più pienamente con noi, attraverso il dono dello Spirito, che ci invierà domenica prossima.
Se dal IV secolo questa solennità era celebrata il giovedì della VI settimana di Pasqua, in Italia, dal 1977 si festeggia di domenica.
Come si inserisce dunque l’Ascensione nel periodo pasquale?
Ormai sappiamo che, quello che chiamiamo “giorno di Pasqua”, è in realtà un periodo liturgico, il più importante dell’anno, che dura cinquanta giorni, quelli che vanno dalla Risurrezione alla Pentecoste appunto. Tra questi, otto, la cosiddetta “Ottava di Pasqua”, rivestono poi un ruolo tutto speciale. In questa cinquantina si inserisce la festa dell’Ascensione, celebrata dalla seconda metà del IV secolo una settimana prima del termine dei cinquanta giorni, andando in tal modo a spezzare quel filo rosso che univa Pasqua e Pentecoste. In breve, la sensazione che percepiamo è che, con l’Ascensione, il Tempo di Pasqua sia terminato, e che il giorno di Pentecoste sia una festa a sé stante. Nient’affatto: il Gesù risorto e quello che ci dona il suo Spirito ci rivelano lo stesso mistero.
L’ascensione di Gesù è un fatto unico, oppure in altre occasioni la Bibbia ci parla di questo fenomeno?
La Sacra Scrittura racconta altre due salite al cielo: quella di Enoch, «rapito da Dio», come ci dice il libro della Genesi (Gn 5,21s; Sir 44,16), e quella di Elia, anch’esso “rapito” dal Signore su un carro di fuoco e sotto gli occhi del suo discepolo Eliseo (2Re 2,1s; cfr. Ml 3,23s; Mt 17,10; Mc 6,15; 8,28; 9,11). Quella di Gesù ci è narrata invece da Luca, nel suo Vangelo (Lc 24,50s; 9,51) e negli Atti degli Apostoli (At 1,9s; 2,23), da Marco (16,19) e, in forma indiretta, da Giovanni (Gv 3,13; 6,62), oltre che dalla Lettera agli Ebrei (Eb 1,3; 4,14). In tutti questi casi, tuttavia, la differenza sta nel soggetto che opera l’azione: se anche nel caso di Gesù chi agisce è il Padre, il Figlio ha in ogni caso un ruolo attivo, tanto che, ad esempio, la festa odierna è denominata non a caso “Ascensione del Signore”, a differenza del 15 agosto, in cui celebriamo Maria “Assunta” in cielo, a sottolineare la sua passività nell’accaduto.
Poco fa dicevamo che dov’è Lui – in cielo – saremo anche noi.. in che senso?
Lasciamo che sia Sant’Agostino a dircelo, nel brano proposto dall’Ufficio delle Letture: «Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo – dice il vescovo di Ippona –. Con lui salga pure il nostro cuore.. Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso». Questa ascesa, come abbiamo accennato, non è una “fuga da questo mondo”, anzi, la sua dipartita è un invito a vivere con maggior pienezza qui ed ora. Gesù non ha abbandonato la terra allo stesso modo in cui non è fuggito dal cielo, per farsi uomo come noi! Se Lui è il capo di quel corpo di cui noi siamo le membra, beh, allora cielo e terra sono un tutt’uno. Del resto, quella che chiamiamo “vita eterna” è tale non solo perché non avrà mai fine, ma anche perché, a rigor di logica, non ha mai avuto inizio. Il cielo, detto altrimenti, inizia già quaggiù sulla terra! E nella vita eterna noi siamo entrati proprio grazie alla croce di Gesù.
L’evangelista Marco ci dice che Gesù, dopo essere asceso al cielo, «sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19), cosa significa esattamente?
Cristo glorificato “alla destra del Padre” ci dice che una parte di noi è già all’interno del santuario celeste, e che Egli rende partecipe la sua Chiesa della propria divinità. Avviene nuovamente quello che San Leone Magno chiama admirabile commercium, ovvero quel grandioso scambio già realizzatosi con l’Incarnazione, in cui Dio si è fatto uomo affinché noi diventassimo come Lui! La cosiddetta “Preghiera sulle offerte” della Messa di oggi recita infatti: «..per questo santo scambio di doni fa’ che il nostro spirito s’innalzi alla gloria del cielo». Se l’uomo ha dato a Dio la sua carne, ecco che Dio dà all’uomo la sua gloria divina.
Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria.
Recita
Patrizia Sensoli, Luca Pizzagalli
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri