Santa Famiglia di Nazareth
Come mai festeggiamo la Santa Famiglia proprio oggi?
Essa viene celebrata nella domenica così detta “fra l’ottava di Natale”. L’ottava, nel senso dell’ “ottavo giorno”, è un periodo liturgico di otto giorni, appunto, in cui viene prolungata una festività. Attualmente sono rimaste solo l’ottava di Natale e quella di Pasqua. Il numero otto nella Bibbia ha infatti una simbologia molto forte: essendo stato creato il mondo in sette giorni – per cui il sette indica la completezza – , l’ottavo diventa quello che eccede la completezza, simboleggiando la sovrabbondanza, il “di più”, l’infinito. Quest’ultimo infatti, e non a caso, è rappresentato in matematica da un 8 ribaltato.
D’accordo, ma perché proprio a ridosso del periodo natalizio?
Con la nascita del Salvatore, il cielo e la terra “si sono baciati”, sono diventati “una cosa sola”, per cui l’umano è divenuto divino. Gesù è il mediatore di questa nuova alleanza, cioè di una nuova relazione tra l’umanità e il suo Creatore; alleanza che ha dato vita ad una nuova gigantesca famiglia: quella dei figli di Dio!
Questa festa ci fa dunque pensare in primis alla famiglia terrena di Gesù, ma ci rimanda allo stesso tempo alla Chiesa e, più in generale, all’umanità intera.
Le famiglie di cui parla la Sacra Scrittura sono tuttavia diverse, che cos’ha quella di Nazareth di così speciale?
Gesù, Giuseppe e Maria, oltre ad essere l’immagine della famiglia per eccellenza – se non altro per il fatto che Dio stesso l’ha scelta – , sono l’icona, dice papa Francesco, in cui sperimentare «la tenerezza, l’aiuto vicendevole, il perdono reciproco». E’ guardando loro che possiamo vivere le tre parole tanto care al vescovo di Roma: «permesso, grazie, scusa. Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede “permesso”, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire “grazie”, e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere “scusa”, in quella famiglia c’è pace e gioia».
La distanza che separa la famiglia in generale, da quella di Nazareth, ce la suggeriscono due santi.
San Paolo, che sappiamo essere molto diretto e concreto, parla della famiglia come il luogo in cui sottomettersi a vicenda: «Le mogli siano sottomesse ai mariti.. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei.. Figli, obbedite ai vostri genitori.. E voi, padri, non esasperate i vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli insegnamenti del Signore» (Ef 5,21-6,4).
Charles de Foucauld, invece, intuì la portata spirituale che emanava proprio da quei tre di Nazareth: pur attratto dalla vita eremitica, dalla solitudine, capì infatti che non si cresce nell’amore evitando il servizio delle relazioni umane, di cui la Santa Famiglia è maestra.
Ma la storia cosa ci dice dell’istituzione famiglia?
Sembra che la più antica testimonianza umana risalga alla cosiddetta Famiglia di Eulau, proveniente da una tomba trovata in Sassonia, parte dell’attuale Germania, e datata 4.600 anni fa, contenente i resti di un uomo, una donna e due bambini, tutti e quattro abbracciati fra loro: che meraviglia! L’attualità, dal canto suo, ci dice al contrario che si può vivere anche “ognuno per conto suo”, trovando nell’acronimo inglese L.A.T. (Living Apart Together), la forma più egoistica dello stare insieme.
Ma è davvero possibile?
I tre di Nazareth ci dicono di no..
Custodiscici, Santa Famiglia, e fa che guardiamo a te come modello di un bene non solo possibile, ma anche e soprattutto necessario.
Recita
Cristian Messina, Riccardo Cenci, Tiziana Sensoli, Stefano Gazzoni
Musica di sottofondo
Arrangiamento con chitarra di Gabriele Fabbri