Venerdì Santo (29 Marzo 2024)
Il venerdì santo è un giorno un po’ strano.. forse perché vissuto come giorno di lutto e di digiuno?
Che sia un giorno strano, se così vogliamo definirlo, è probabile, certamente non è il lutto la sua caratteristica principale, come testimoniano le vesti rosse dei ministri ordinati, il colore del sangue dei martiri, cioè quello della vittoria. Più che un giorno di lutto, quindi, è un giorno di amorosa contemplazione del nostro Signore, Colui che ci ha guadagnato la nostra salvezza. Per quanto riguarda il digiuno, va sottolineato che si tratta di un digiuno non più penitenziale, come in Quaresima, ma pasquale, poiché ci fa vivere il passaggio dalla Passione alla Risurrezione. E’, in altre parole, un digiuno d’attesa, tanto da essere raccomandato fino alla grande Veglia del Sabato.
Da che cosa è caratterizzato precisamente questo giorno?
Oggi, prima di tutto, ognuno di noi è invitato a riunirsi misticamente sul Calvario, cercando di non lasciare soli Maria e Giovanni ai piedi della Croce.
Azione liturgica e devozione popolare si mischiano in questo giorno come non mai, tanto da proporre due momenti, che non si escludono ma si completano a vicenda: la Passione del Signore e la Via Crucis. Se la prima è liturgicamente più importante, la seconda è più conosciuta e praticata. Le ragioni di ciò sono molteplici, tra queste il fatto che la Passione del Signore sia poco valorizzata, eppure racchiude un fascino unico, tutto da scoprire..
E’ vero, la Via Crucis la conosciamo bene, non altrettanto possiamo dire dell’azione liturgica.. come si struttura?
L’inizio è davvero suggestivo, anche se non affine alle nostre abitudini: tutti i ministri, dal prete che presiede la celebrazione agli accoliti, si recano in un “assordante” silenzio davanti all’altare – per l’occasione totalmente spoglio – e si prostrano a terra per alcuni minuti. Quindi si susseguono tre momenti: la Liturgia della Parola, l’adorazione della santa Croce e la Comunione.
Cos’hanno da “dirci”, nello specifico, questi tre momenti?
Attraverso la Liturgia della Parola siamo invitati a non lasciare solo Gesù, vivendo con Lui le drammatiche ultime ore della sua vita terrena, aiutati, come nella Domenica delle Palme, dalla lettura a più voci del Vangelo di Giovanni, durante il quale ci inginocchieremo, proprio nel momento in cui, chinato il capo, rende lo Spirito al Padre.
Con l’adorazione della Croce, invece, siamo chiamati a rispondere a tanto amore con il nostro amore, espresso fisicamente dal bacio, gesto carico di umanità, capace da solo di esprimere ciò che mille parole non riescono a dire. La simbologia della Croce appare in questo caso in tutta la sua portata: se il frutto dell’albero del paradiso produsse la morte, il frutto della Croce è invece la vita stessa!
A questo secondo momento è possibile aggiungere un’appendice, un rito facoltativo ma molto bello: la memoria del dolore di Maria presso la croce, caratterizzato dall’accensione di una lampada, posta davanti ad un’immagine della Vergine, simbolo della sua fede. Seppur sullo sfondo, la Madre di Dio è infatti sempre presente durante il Triduo, e questo rito è una delle possibilità di sottolineare la sua silenziosa ed amorosa presenza.
Attraverso la Comunione, infine (con le specie consacrate la sera precedente), siamo invitati a partecipare con Gesù di ciò che Lui ha fatto per noi.
Come si conclude l’azione liturgica?
L’assemblea, dopo la comunione, si scioglie nello stesso “assordante” silenzio col quale si era radunata, senza la benedizione solita e senza le parole «Andate in pace», in quel medesimo “grande silenzio” che ci introduce al sabato santo.
Vorremmo rivolgerti tante parole, Signore Gesù e nostro Salvatore, per tutto ciò che hai fatto per noi, ma oggi ci sembrano di troppo..
Recita
Daniela Santorsola, Riccardo Cenci
In questo giorno di contemplazione, come segno di speciale unione con Gesù che muore in croce per noi, abbiamo scelto di non mettere musica di sottofondo alla catechesi.