Santi Cornelio e Cipriano (16 settembre)
Oggi la Chiesa festeggia insieme i santi Cornelio, papa, e Cipriano, vescovo di Cartagine, entrambi vittime della persecuzione di Valeriano: il primo morì esiliato nel giugno del 253, il secondo fu decapitato nel settembre del 258. La loro comune memoria appare già nei libri liturgici del IV secolo, ed è ben sintetizzata dalla preghiera Sulle offerte della Messa del giorno: «Accetta, Signore, l’offerta che ti presentiamo nel ricordo dei santi Cornelio e Cipriano, e donaci la forza meravigliosa, che nell’ora della prova essi attinsero dal tuo sacrificio».
Aldilà di questa comunanza celebrativa, i due si conoscevano?
Sì, come dimostra la meravigliosa lettera, sull’intercessione nel momento della prova, che il vescovo africano invia al suo pontefice: «Tu sei stato guida ai fratelli nella confessione della fede.. – gli scrive – Così, mentre hai preceduto gli altri nella via della gloria, hai guadagnato molti compagni alla stessa gloria.. e hai persuaso tutto il popolo a confessare la stessa fede.. Fratello carissimo, il Signore nella sua provvidenza ci ammonisce che è imminente l’ora della prova.. in nome di quella carità, che ci lega vicendevolmente, aiutiamoci, perseverando con tutto il popolo nei digiuni, nelle veglie e nella preghiera. Queste sono per noi quelle armi celesti che ci fanno stare saldi, forti e perseveranti.. Preghiamo sempre e in ogni luogo gli uni per gli altri, e cerchiamo di alleviare le nostre sofferenze con la mutua carità».
Cosa sappiamo di loro?
Cornelio, disposto a perdonare chi si era allontanato da Gesù, venne eletto papa nel 251, ma la sua elezione fu impugnata da Novaziano, un prete che non accettava la riammissione nella Chiesa dei lapsi, anzi ne esigeva la scomunica. I lapsi, dal latino “caduti”, erano coloro che durante le persecuzioni, in particolare quella di Decio (249-251), avevano commesso apostasia, avevano cioè abbandonato la fede. Coloro si differenziavano in: thurificati, in pratica quelli che offrirono incenso agli idoli pagani; sacrificati, quelli che offrirono sacrifici agli dèi; e i libellatici, quelli che riuscirono ad ottenere con l’inganno, o pagando, l’attestato del libellus, pur senza aver materialmente sacrificato. Un’altra figura che si aggiunse in seguito fu quella dei traditores, dal latino tradere, “consegnare”: consegnavano cioè all’autorità pagana i libri sacri o gli elenchi dei cristiani. I seguaci di Novaziano, invece, furono chiamati catari, dal greco “puri”, ed esclusi dalla comunità ecclesiale.
Per quanto riguarda Cipriano invece?
Il vescovo di Cartagine e gli altri pastori africani si schierarono in questa controversia a favore di papa Cornelio, che però fu esiliato dall’imperatore Gallo a Civitavecchia, dove morì. Cipriano, da parte sua, una volta appreso di essere stato condannato alla pena capitale, volle tornare a Cartagine, per dare prova del proprio amore per Cristo davanti al suo gregge. Egli ci ha insegnato cosa sia l’unità della Chiesa, raccolta intorno all’Eucaristia e sotto la guida del suo vescovo.
«O Dio, che hai dato al tuo popolo i santi Cornelio e Cipriano, pastori generosi e martiri intrepidi, con il loro aiuto rendici forti e perseveranti nella fede, per collaborare assiduamente all’unità della Chiesa» (Preghiera Colletta).
Recita
Massimo Alberici, Simona Mulazzani
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri