13 Dicembre : Santa Lucia (Biografia dialogata)



Santa Lucia (13 dicembre)
Oggi, 13 dicembre, la Chiesa fa memoria della santa di cui probabilmente si è parlato, scritto e prodotto di più: numerose le tradizioni e le leggende sul suo conto, come pure le chiese a lei dedicate, senza contare l’infinita espressività dell’iconografia, che l’ha ritratta in mille modi. È stata inoltre oggetto di ispirazione di musicisti e poeti, su tutti Dante Alighieri che – professandosi suo fedele – la ritiene simbolo della Grazia divina e la invoca come protettrice della vista. È infatti patrona, oltre che di numerose città e parrocchie, dei ciechi, degli oculisti e degli elettricisti.

Lucia è una santa vissuta tanto tempo fa, nel terzo secolo, quali notizie certe abbiamo di lei?
La prima prova documentata è un’iscrizione tombale risalente al V secolo, ritrovata nel 1894 nelle catacombe di San Giovanni a Siracusa, città natale della festeggiata. Più o meno allo stesso periodo risalgono due documenti chiamati passioni, redatti sia in greco (martyrion) sia in latino (passio) e contenenti storie popolari miste a leggende. Il primo documento, ritenuto più probabile, afferma che morì decapitata, mentre il secondo ci dice che fu pugnalata alla gola.

Della sua vita in generale, invece, cosa sappiamo?
La giovane donna che ha l’onore, assieme ad altre sei, di essere menzionata nella celebre preghiera eucaristica del Canone Romano, nacque forse nel 283 da una ricca e rinomata famiglia di Siracusa. Il padre, di cui sappiamo poco, morì quando Lucia era ancora ragazzina, mentre la madre Eutichia – che nel frattempo e per il suo bene l’aveva promessa in sposa ad un giovane di famiglia benestante – iniziò ad un certo punto a soffrire di gravi emorragie, motivo per cui la figlia decise di accompagnarla a Catania, in occasione dell’anniversario del martirio di sant’Agata, pregandola per la sua guarigione, che puntualmente si realizzò! Tornate dall’edificante pellegrinaggio le due donne donarono ogni loro bene ai poveri, e Lucia si oppose alle nozze col suo futuro sposo, dicendogli che ora tutto era cambiato. Contrariato dal rifiuto il ragazzo denunciò Lucia al proconsole Pascasio, affinché, in quanto cristiana – siamo in un periodo di grandi persecuzioni – venisse giustiziata.

È in seguito a questo processo che fu martirizzata?
Esattamente. Pascasio ordinò che la giovane fosse disonorata, ma i soldati incaricati di farlo, nonostante l’ausilio di buoi, non riuscirono a spostarla di un centimetro. Il proconsole, constatato l’incredibile fatto, si convinse che Lucia fosse una strega: pretese fosse cosparsa di urina – creduta allora un potente rimedio contro la magia – e poi di pece e olio, per essere arsa viva. Il corpo della vergine prese fuoco ma senza bruciare. Il magistrato, irritato per la miracolosa resistenza di Lucia, decise quindi di farla decapitare. Era il 13 dicembre del 304.

L’iconografia ce la mostra però, quasi sempre, con i propri occhi su un vassoio.. come mai?
Secondo una delle numerose leggende popolari lo stesso Pascasio si sarebbe invaghito di Lucia, colpito in particolare dal suo sguardo. Le insistenze del magistrato furono tuttavia anch’esse respinte, e in modo netto: la giovane si cavò gli occhi con le proprie mani, inviandoglieli su un piatto d’argento. Tale racconto si ritiene però sia stato aggiunto in un secondo momento, forse nel XIV secolo, probabilmente per due ragioni: da un lato per rafforzare la simbologia sottolineata già dal nome della santa (Lucia deriva infatti dal latino lux, “luce”), dall’altro per saldare l’avvenimento al 13 dicembre, in cui ha luogo il solstizio d’inverno, “la notte più lunga dell’anno”, che da sempre ha acceso la fantasia e i desideri dell’immaginario collettivo.

Dove riposano le sue spoglie mortali?
Le reliquie di Lucia sono tutt’ora oggetto di contesa tra Siracusa e Venezia: il suo corpo fu infatti trafugato dai Bizantini, che lo portarono a Costantinopoli, mentre centinaia di anni dopo i Veneziani, conquistata la città sul Bosforo, presero le spoglie della vergine e le portarono in laguna, nella chiesa di San Geremia, dove si trovano ancora oggi. Nel dicembre 2004 però, in occasione del diciassettesimo centenario del martirio, le reliquie sono state inviate a Siracusa per sette giorni. L’amore dei siciliani per la loro beniamina ha fatto sì che le autorità ecclesiastiche abbiano cominciato una trattativa per riportare la santa definitivamente a casa. Una seconda tradizione, meno attendibile, vuole una reliquia della santa nella città francese di Metz.

La sua venerazione tocca tuttavia anche numerose altre città..
Infatti, Bergamo e Verona su tutte, almeno in Italia. Nelle regioni del nord-est Lucia ha la stessa funzione di san Nicola, ovvero Babbo Natale (definito nei paesi anglosassoni Santa Claus, forma abbreviata di Saint Nicolaus), di Gesù bambino e della Befana (nome deformato dell’Epifania): si ritiene che nella notte tra il 12 e il 13 dicembre passi di casa in casa distribuendo doni ai bambini. Questa dei regali, però, va ad innestarsi su una precedente usanza, attribuita a Tito Stazio, re dei Sabini, il primo a invitare i suoi a scambiarsi all’inizio dell’anno (le calende di gennaio), come augurio di fortuna e prosperità, ramoscelli di ulivo o di alloro, raccolti nel bosco sacro alla dea Strenia, da cui il termine “strenna”. Per altri la tradizione è nata invece a Verona, durante un’epidemia che avrebbe colpito i bambini agli occhi, dando vita a processioni su un tempietto intitolato a Lucia. I bambini avrebbero dovuto parteciparvi a piedi scalzi, ma, per convincerli a fare ciò, veniva promesso loro dai genitori che, tornati a casa avrebbero trovato un dono nelle scarpe. Dalla scarpa dei bambini alla calza della Befana il passo fu breve. In entrambi i casi c’è un legame con la cornucopia latina, il celebre e mitologico “corno dell’abbondanza”.

«Riempi di gioia e di luce il tuo popolo, o Signore, per l’intercessione gloriosa della santa vergine e martire Lucia, perché noi, che festeggiamo la sua nascita al cielo, possiamo contemplare con i nostri occhi la tua gloria (Colletta della Messa propria)».

Recita
Massimo Alberici, Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

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