San Giovanni Bosco (31 Gennaio)
«A nove anni ho fatto un sogno.. una moltitudine di giovani che giocavano. Alcuni ridevano, altri bestemmiavano. All’udire quelle bestemmie mi sono subito lanciato in mezzo a loro, adoperando pugni e parole per farli tacere. In quel momento apparve un Uomo.. Mi chiamò per nome e mi disse: “Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai conquistare questi tuoi amici.. vidi accanto a lui una Donna (che) mi prese.. per mano: Guarda! ..quei fanciulli erano tutti fuggiti; al loro posto vidi una moltitudine di capretti, ..cani, ..gatti, ..orsi e.. parecchi altri animali. Ecco il tuo campo, ecco dove dovrai lavorare.. A suo tempo tutto comprenderai..» (Teresio Bosco, Don Bosco, Elle Di Ci, 1994).
Chi racconta questo sogno?
Il protagonista è il piccolo Giovanni Bosco, che al mattino seguente balza giù dal letto per andarlo a raccontare a tutta la famiglia: a mamma Margherita, alla nonna e ai due fratelli Giuseppe e Antonio. Il padre gli era morto quando aveva appena due anni. E mentre i fratelli lo prendevano in giro e la nonna dice che ai sogni non bisogna credere, la mamma fissa il suo Giovannino ed esclama: «chissà che non diventi (prete)».
La sua fu dunque un’affermazione premonitrice..
Sì, ma questo si realizzò non senza fatica e dure prove, a cominciare dal fatto di dover abbandonare casa per via del fratello Antonio che, sei anni più grande di lui, maltrattava Giovanni, il quale partì undicenne in cerca di lavoro. Nel 1830 un anziano prete di nome Calosso lo accolse in casa sua, ma morì nello stesso anno, lasciando il giovane orfano del suo “secondo padre”. Nonostante ciò nel 1835 entrò in seminario, e sei anni più tardi, a Torino, divenne finalmente “don Bosco”. Nel capoluogo piemontese rimase tuttavia per perfezionare gli studi in teologia, e proprio tra i suoi professori incontrò un prete che gli sarà compagno fedele per tutta la vita: Giuseppe Cafasso, soprannominato “il prete della forca”, poiché si recava spesso a consolare i detenuti e i condannati a morte. Don Bosco iniziò così ad accompagnare l’amico in carcere. Un giorno vide oltre le sbarre un gruppo di ragazzini e non poté far a meno di scoppiare in lacrime.. «Perché quel prete piange? – domanda uno di essi. Perché ci vuole bene – risponde un altro – . Anche mia madre piangerebbe se mi vedesse qui dentro..».
Quanto fu decisivo questo incontro con i giovani?
Molto, accompagnato però da tanti altri volti, a partire da Bartolomeo Garelli, il primo orfano che don Bosco prese con sé, dando vita alla prima cellula del futuro Oratorio, un esercito di giovani che negli anni crebbe a dismisura, fino a contarne migliaia! Altro incontro decisivo avvenne con un bambino di otto anni, di nome Michele Rua, che diventerà il primo successore a capo della Congregazione Salesiana.
Di cosa si tratta?
La casa donatagli da un certo Pinardi, o meglio la tettoia, fu il luogo in cui don Bosco, aiutato in seguito da mamma Margherita, diede vita all’Oratorio di San Francesco di Sales, un ritrovo giovanile diventato poi luogo di apprendimento di arte e mestieri, nonché scuola per gli studi umanistici, seguendo una pedagogia che diverrà celebre col nome di “metodo preventivo”, un vero programma di vita, basato sulla ragione, la religione e l’amore, tre elementi che si si articolano in metodi e stile familiare, contraddistinto dalla gioia e sempre sotto la presenza continua degli educatori, che, come il “Buon Pastore”, conoscono le loro pecorelle..
Quale fu il momento più duro per questa enorme ed allegra banda?
A partire dal luglio 1884 un’epidemia di colera decimò anche la città di Torino. Occorreva gente disposta a rischiare la vita, così don Bosco e altri quarantaquattro giovani volontari si prodigarono senza sosta per un lungo periodo, durante il quale emerse un altro splendido esempio di santità: Domenico Savio, giunto all’Oratorio il 29 ottobre.
Quando morì Giovanni?
Nel maggio 1887 don Bosco si trova a Roma per presiedere l’Eucarestia, mentre il prete che concelebra con lui lo vede scoppiare in lacrime.. Tornati in sagrestia gli chiede cosa sia successo: «Avevo dinanzi agli occhi.. la scena del mio primo sogno, a nove anni». Quello in cui la Vergine gli disse: «A suo tempo tutto comprenderai». A settantasette anni Giovanni rilesse in un attimo la sua meravigliosa vita, interamente spesa per i suoi giovani. Morì l’anno seguente, il 31 gennaio 1888, sussurrando: «Dite ai miei ragazzi che li aspetto tutti in paradiso».
Ti chiediamo Signore, per l’intercessione e l’esempio di don Bosco, di saper guardare ed amare i giovani come lui, sicuri che il “sogno educativo” è la più bella avventura che ci chiami a vivere.
Recita
Riccardo Cenci, Cristian Messina
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri