Sant'Ignazio di Loyola (31 luglio)
«Immaginandomi davanti a Cristo confitto in croce per me, chiedere a me stesso: cosa ho fatto per Cristo? Cosa faccio per Cristo? Cosa devo fare per Cristo?». Queste parole, tratte dal celebre libretto degli Esercizi Spirituali (n. 53), riassumono l’atteggiamento di Ignazio dopo la sua conversione.
Quando avvenne di preciso?
Nato nel 1491 nei Paesi Baschi, Iñigo crebbe col desiderio di combattere, tanto da ritrovarsi in Navarra, tra la Spagna e la Francia, a difendere una guarnigione a Pamplona. Sfortuna (o fortuna, vista col senno di poi) vuole che una cannonata gli spezzi la gamba destra e gli ferisca gravemente la sinistra. È il 20 maggio 1521. Trasportato dai nemici francesi nel suo castello di Guipùzcoa, che rendono onore al caduto, trascorre settimane tra dolori atroci prima e noia mortale poi. La cognata gli fornisce così, giusto per ammazzare il tempo, gli unici due libri a disposizione: Vita di Cristo e Florilegio di santi. Non esattamente ciò che Iñigo desiderava, anzi, ma in mancanza di meglio si mise a leggerli. «Un libro – ama ripetere spesso lo psicanalista Massimo Recalcati – può cambiare la vita», ed è ciò che accade al nostro festeggiato. Siccome Dio non s’impone mai a noi, ma si propone, ecco che va a toccare Iñigo proprio nel suo punto cruciale: l’ambizione. «Cosa succederebbe, pensa.. nel suo letto, se compissi anch’io le azioni che hanno compiuto (san) Francesco e (san) Domenico?».
Cosa successe in seguito?
Indossati i panni del pellegrino (nome col quale ama definirsi), si ritira nel 1523 in una grotta a Manresa, in Catalogna, dove digiuna e prega, facendo quella meravigliosa esperienza spirituale che avrà l’accortezza di trascrivere su alcuni foglietti, pagine che daranno vita al libretto degli Esercizi Spirituali. Da quei dieci mesi ne uscirà trasfigurato! Da qui il cambio di nome, da Iñigo a Ignazio, come il martire vescovo di Antiochia.
In cosa consistono precisamente gli Esercizi?
Innanzitutto non sono un libro da leggere (la noia ci assalirebbe alla prima pagina) ma da pregare, facendolo precisamente durante il cosiddetto “Mese Ignaziano”, esperienza di grazia dalle proporzioni inimmaginabili, che i gesuiti invitano a fare una sola volta nella vita, in particolare quando siamo ad un bivio cruciale della nostra esistenza. Primo scopo di questo libricino è quello di «cercare e trovare la volontà di Dio nell’organizzare la propria vita», servendosi soprattutto dell’«esperienza delle consolazioni e delle desolazioni», strumenti dei quali si serve il Signore per parlarci, ma, in maniera distorta, anche il suo Avversario! Quanto al contenuto si tratta infondo di ascoltare la Parola di Dio, della quale sono imbevuti. Secondo scopo è la chiamata personale per un’impresa di liberazione e salvezza: il passaggio da cosa il Signore chiede a me, a cosa posso fare io per Lui, cioè per la sua Chiesa.
In che senso?
Il senso ecclesiale fu molto forte in lui. Non a caso l’ultimo paragrafo degli Esercizi consiste in un criterio per militare nella Chiesa (cfr. n. 352), vero luogo in cui poter discernere gli spiriti. Ma facciamo un passo indietro: dopo la conversione si reca in Terra Santa, nella quale capisce l’importanza dello studio per aiutarlo a guadagnare anime a Gesù. All’età di 31 anni si mette a frequentare prima una scuola di Barcellona, con i bambini (?!), fino a giungere alla celebre Università Sorbona di Parigi, in cui, nell’alloggio di Santa Barbara, condivide la stanza con due ragazzi molto più giovani di lui: il beato Pietro Fabre e san Francesco Saverio. Il fratello di quest’ultimo, tra l’altro, potrebbe essere stato l’artefice della famosa cannonata di Pamplona che cambiò la storia.
Questo gruppetto fu l’inizio della futura Compagnia di Gesù?
Esattamente. Ai tre si unirono Diego Laynez, Alfonso Salmeron, Nicola Bobadilla e Simone Rodriguez, in tutto un manipolo di sette, francesi e spagnoli, al tempo ancora in guerra tra loro. Prima cosa che fece Ignazio, in quel momento 43enne, fu sottoporre ai sei amici, uno alla volta, gli Esercizi Spirituali, per la durata di un mese ciascuno. Ne uscirono entusiasti. Tutti e sette si riunirono in una piccola cappella sul colle parigino di Montmartre: era il 15 agosto 1534, festa dell’Assunta, il giorno in cui nacque – seppur in modo ancora embrionale – la Compagnia (in latino Societas Iesu), nome legato al desiderio di essere solidali con Gesù, suoi compagni. L’ufficialità avvenne però solo il 27 settembre 1540, quando papa Paolo III l’approvò solennemente. Il 31 luglio di 16 anni dopo – gli ultimi dei quali trascorsi con la penna in mano, e non più con la spada – morirà Ignazio, avendo dato alla luce un istituto religioso capace di annoverare tra le sue fila una cinquantina di santi e circa 150 beati, senza contare papa Francesco..
Ti preghiamo, Padre, assieme ad Ignazio, e con lui ti diciamo: «Prendi e ricevi, Signore, tutta la mia libertà, il mio intelletto e tutta la mia volontà: tutto ciò che ho e possiedo, Tu me lo hai dato, a te, Signore, lo rendo. Tutto è tuo: disponi a tuo piacere. Dammi solo il tuo amore e la grazia: questo mi basta» (Esercizi Spirituali n. 234).
Recita
Riccardo Cenci, Cristian Messina
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri