San Pio X (21 agosto)
A chi lo chiamava “Padre santo”, rispondeva: «Non santo, ma Sarto». Con questo aneddoto si è soliti ricordare il festeggiato di oggi, papa Pio X, all’anagrafe Giuseppe Melchiorre Sarto, nato nel 1835 a Riese, in provincia di Treviso (al tempo territorio austriaco), secondo di ben dieci figli.
Come procedette la “scalata” al soglio pontificio, partendo da quel piccolo paesino?
Questo cammino si è realizzato nel segno del “9”: dopo aver studiato a Castelfranco Veneto viene ordinato prete a soli 23 anni, per poi essere viceparroco per nove anni a Tombolo, per altri nove parroco a Salzano, per altri nove canonico e direttore spirituale del seminario di Treviso e, una volta consacrato vescovo a 49 anni, reggere per nove anni la Diocesi di Mantova e altri nove quella di Venezia, in qualità di patriarca! Siccome occorre l’eccezione che conferma la regola, ecco che, una volta eletto papa col nome di Pio X, il suo pontificato durò non 9 ma 11 anni.
La sua sembra un’arrampicata facile e veloce, fu così?
Nient’affatto. Nel giorno della prima comunione, ricevuta a 11 anni, “Bepi”, così lo chiamavano affettuosamente gli amici, decise di consacrarsi al Signore. Negli studi e fin da subito era un vero “secchione”, cioè il primo della classe, tanto che il responso del primo anno di seminario era il seguente: «Disciplina irreprensibile, intelligenza superiore, memoria eccellente..». A 17 anni però rimase orfano di padre e, trovandosi la madre sola con dieci figli a carico, Giuseppe decise di interrompere gli studi per dare una mano in famiglia. Ma la mamma si oppose, esortandolo a proseguire la strada intrapresa. La storia le diede ragione e la premiò.
Come si svolse invece il suo pontificato?
Il conclave, ovvero la sua elezione, fu molto travagliato, per via di alcuni tentativi di ingerenza da parte del Governo, che voleva dire la sua in merito, ma tutto sommato fu veloce: in soli quattro giorni si ebbe la fumata bianca. Era il 4 agosto 1903 e Giuseppe Sarto, d’ora in poi Pio X, aveva 68 anni. Quanto poco credesse alla sua elezione, lo testimonia il fatto che si fece prestare i soldi del biglietto ferroviario, di andata e ritorno, per giungere a Roma e da qui di nuovo a Venezia: era convinto che lo Spirito Santo non avrebbe “sbagliato” facendolo eleggere papa, e invece.. Alla domanda di prassi, nella quale si chiedeva l’accettazione dell’incarico, egli rispose: «Accetto, come una croce».
Cosa fece di speciale in quegli undici anni?
Amava presentarsi come un “buon parroco di campagna”, ma aveva un bagaglio culturale enorme, oltre a doti fuori dal comune in diversi campi: liturgico, artistico, musicale e catechistico, tutti ambiti che in qualche modo riformò. Ma il suo fiore all’occhiello fu senza dubbio la catechesi (dal greco katéchesis, “istruzione a viva voce”), a partire dall’enciclica Acerbo Nimis del 1905, fino all’elaborazione di un nuovo Catechismo, quello famoso, appunto, “di san Pio X”.
Di cosa si tratta?
Per i più giovani questo testo suonerà nuovo, ma i più attempati lo ricorderanno forse come lo strumento della loro infanzia, se non altro per il metodo di cui si faceva portatore: il volume per i ragazzi, ad esempio, era composto da circa 300 domande e risposte (quello degli adulti da 433) da imparare a memoria, sicuri che quella fosse la strada migliore. La prima domanda era: «Chi ci ha creati? Ci ha creati Dio», cui seguiva la seconda: «Chi è Dio? Dio è l’essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra», e via dicendo, fino a domande più difficili, la più complessa (tutt’ora!) è quella relativa alla famosa teodicea, ovvero la giustizia divina, in altre parole sul perché Dio permetta il male: «Dio può fare anche il male? Dio non può fare il male, perché non può volerlo, essendo bontà infinita, ma lo tollera per lasciar libere le creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male».
Questo metodo è valido anche oggi?
Diventato da subito il catechismo universale e per 60 anni, oggi la sua impostazione è sicuramente fuori luogo, o meglio fuori tempo, nel senso che certe verità non mutano, ma mutano – ed è bene che sia così, rispondendo alla logica dell’Incarnazione – i metodi della loro trasmissione. L’applicazione Pregaudio ne è un esempio..
«Ti chiediamo, Spirito Santo, insieme e per intercessione di Pio X, il dono di saper parlare di Te a tutti coloro che porrai sulla nostra strada, suggerendoci le modalità e i momenti per farlo, sicuri che affianco a noi ci sarai Tu..».
Recita
Cristian Messina, Vittoria Salvatori
Mudica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri