Testimoni: Santa Veronica Giuliani (9 Luglio)



Veronica Giuliani (9 Luglio)
Nel Martirologio di oggi leggiamo: «A Città di Castello in Umbria, santa Veronica Giuliani, badessa dell’Ordine delle Clarisse Cappuccine, che, ricca di carismi spirituali, corrispose nel corpo e nell’anima alla passione di Cristo e fu per questo posta sotto custodia per cinquanta giorni, offrendo un mirabile modello di sapienza e di obbedienza». 

Cosa sappiamo di lei?
Orsola Giuliani nacque a Mercatello sul Metauro (al tempo nel Ducato di Urbino) il 27 dicembre 1660. Fu la settima ed ultima figlia (due sorelle divennero monache) di Francesco Giuliani e Benedetta Mancini, che morì quando Orsola aveva appena sette anni, ma dieci anni dopo entra tra le clarisse della sua città (oggi un comune di poco meno di 40.000 anime), dove il vescovo le cambia nome in Veronica, a ricordo della Passione di Gesù. Veronica che per alcuni deriverebbe da una variante di Verenice o Berenice, dal greco phéro e níke, “portatrice di vittoria”, per altri invece da “vera icona”, sottinteso di Cristo, da cui il celebre lino della Veronica, forse l’emorroissa, colei che fu guarita da Gesù dal flusso ininterrotto di sangue (cfr. Mt 9,20-22; Mc 5,25-34; Lc8,43-48). Nel cosiddetto papiro copto di Torino e nella recensione latina, due “versioni” del Vangelo apocrifo di Nicodemo (documento del II secolo), la donna è chiamata appunto Veronica. Non solo, altri tre scritti apocrifi – Guarigione di Tiberio, Vendetta del Salvatore e Morte di Pilato – presentano tutti la medesima trama, secondo la quale l’imperatore Tiberio, gravemente ammalato, avrebbe inviato a Gerusalemme un certo Volusiano, il quale a sua volta avrebbe punito i responsabili della morte di Gesù, trovando una sua immagine in possesso della Veronica, per condurre quest’ultima a Roma e, attraverso la sacra immagine, far guarire l’imperatore. 

La Veronica è tuttavia spesso legata alla Via Crucis.. 
Questo rito popolare, che i più fanno risalire a Francesco d’Assisi (o comunque alla sfera francescana), presenta infatti una diversa versione della leggenda: la Veronica avrebbe incontrato Gesù durante la sua salita al Calvario, asciugandogli il volto col panno di lino, sul quale sarebbe rimasta impressa la “vera immagine” di Cristo. Ma torniamo a Veronica Giuliani.. Nel testo che raccoglie la vita di diversi santi, curato da Mario Sgarbossa e Luigi Giovannini, leggiamo che «Nulla sarebbe trapelato dalle austere mura di quel convento.. se il suo confessore non le avesse ordinato di trascrivere sul suo diario, con l’imposizione di non leggere nulla di quanto andava tracciando, le confidenze del Redentore, di cui riviveva puntualmente le sofferenze e la passione». 

Cosa scrisse di preciso in questo diario?
Pubblicato postumo come Il tesoro nascosto, la cui edizione più nota è quella curata da Pietro Pizzicaria nel 1895, in una delle tante pagine (circa 22.000, prive tra l’altro di punteggiatura e correzione!) e frutto di oltre trent’anni di scrittura relegata in ben quarantaquattro volumi, leggiamo: «Io vidi uscire dalle sue santissime piaghe cinque raggi splendenti, e tutti vennero alla volta mia.. In quattro vi erano i chiodi, e in una vi era la lancia, come d’oro, tutta infuocata, e mi passò il cuore da banda a banda». Fatto sta che Veronica morì il 9 luglio del 1727 dopo 33 giorni di malattia, di venerdì, e sul suo corpo venne eseguita un’autopsia che permise di riscontrare l’ennesimo prodigio: il suo cuore era effettivamente trafitto da parte a parte! 

Insomma fu una vera mistica..
Decisamente sì. La mistica – termine usato spesso in modo improprio – riguarda i fenomeni ai quali alcuni privilegiati, diciamo così, è dato di partecipare, mentre a noi, che a tale esperienza ci accostiamo dall’esterno, è concesso di percepirne appena l’involucro più o meno spettacolare: i miracoli, le profezie, visioni ed audizioni, estasi, stigmate, e via dicendo.. Il padre del deserto Evagrio Pontico diceva che, a differenza dell’ascesi (letteralmente “esercizio”), sorta di lavorìo interiore che mira a purificare le passioni, la mistica (dal greco mystikós, da mystés, “iniziato”) è una tensione contemplativa che si eleva fino alla visione della luce divina. 

Tornando alla sua vita monastica, come procedette?
Del monastero di Città di Castello (che ne conserva tuttora le spoglie mortali) nel 1716 divenne badessa e, donna gracile e dalla vita ascetica assai austera, scelse di offrire la propria vita in dono per la riparazione dei peccati altrui, ma soprattutto per le conversioni dei peccatori. Dopo il decesso la Chiesa le riconobbe il fenomeno delle stigmate, che portò dal 5 aprile 1697 alla morte. Nel 1796 Pio VI avviò la causa di beatificazione, che si concluse nel giugno del 1804 con Pio VII. Il 26 maggio 1839 fu infine canonizzata da papa Gregorio XVI. 

«Ancora grazie mille, Signore Gesù, per quanto hai scelto di sopportare per ognuno di noi, e grazie per Veronica che, oggetto della tua speciale attenzione, ha deciso di imitarti». 

 

Recita
Federica Lualdi, Cristian Messina

Musica di sottofondo
Libreria suoni di Logic Pro

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