Testimoni: Massimo il Confessore (13 Agosto)



Massimo il Confessore (13 Agosto)
Il giorno prima della memoria di san Massimiliano – il cui significato è una variante di Massimo, “grandissimo, sommo, eccelso”, originariamente il “maggiore” dei fratelli – la Chiesa celebra quella di san Massimo, vissuto però circa 1.300 anni prima..

Cosa sappiamo di quest’ultimo?
Il monaco e teologo bizantino Massimo “il Confessore”, venerato sia dai cattolici che dagli ortodossi, secondo una prima fonte nacque a Costantinopoli (prima Bisanzio, oggi Istanbul) nel 579-580, secondo un’altra, sempre nel 580 ma a Hesfin, sull’altopiano montuoso del Golan (tra Siria, Israele e Libano), da un samaritano che stava viaggiando verso la Palestina e da una schiava persiana, che lo chiamarono Moschion. Orfano ad appena dieci anni, fu affidato – sempre secondo quest’ultima versione – a Pantaleone, abate del monastero di San Charitone che lo soprannominò Massimo, iniziandolo allo studio del grande Orìgene. L’appellativo di ho Homologētḗs, “il Confessore”, gli è invece stato affibbiato perché difese l’ortodossia cristiana fino a lasciarsi tagliare sia la lingua sia la mano destra (gli organi fisici con cui si oppose all’editto imperiale di cui si dirà) dai monotelisti, i seguaci dell’eresiarca Sergio, arcivescovo di Costantinopoli dal 610 al 638, il quale sosteneva che in Cristo esiste una sola volontà. 

Per quale motivo si tratta di un’eresia?
Perché se Gesù avesse avuto una libera volontà umana – sosteneva –, si sarebbe potuto ribellare da quella divina e dunque peccare. Detto altrimenti: la mancanza di peccato in Cristo denuncerebbe in lui la presenza di una volontà unicamente divina. Perché tanta enfasi all’oggetto del contendere? Perché se il Figlio di Dio non possedeva una volontà anche umana, la sua umanità sarebbe stata imperfetta e, di conseguenza, la nostra redenzione priva di valore o quanto meno sminuita! «Egli – scrive infatti Massimo – distrugge la tirannide del Maligno.. gli getta contro, come arma, la carne vinta in Adamo, e così lo vince.. la carne.. cattura colui che l’ha catturata e, con la morte della natura, distrugge la vita di quello: la carne fu per lui come un veleno.. fu invece vita per il genere umano.. Poiché.. il Verbo, essendo Dio, diventa uomo, e volontariamente accetta la morte della carne. Di tutte queste cose.. – conclude – si troverà la richiesta espressa nel testo della preghiera (del Padre nostro)».

Cos’altro sappiamo di lui?
La sua prima biografia è solo del X secolo e ci dice che Massimo era di nobili origini e che fu segretario dell’imperatore Eraclio, per poi farsi monaco prima a Crisopoli, antica città situata davanti a Costantinopoli, sulla sponda opposta del Bosforo, poi a Cizico, a sud-ovest di Istanbul, dalla quale fuggì per via di un’invasione persiana nel 626 per raggiungere il futuro patriarca di Gerusalemme Sofronio, in Africa: è qui che iniziò a conoscere l’eresia monotelita che si andava diffondendo. Dopo di che salpò in direzione Roma, dove nel 649 partecipò al Concilio lateranense – presieduto da papa Martino I – , assise che condannò la già citata eresia. Si noti bene: Massimo fece sentire il proprio peso teologico in un clima in cui, per quanto a noi possa sorprendere o lasciare indifferenti, si intrecciavano dispute teologiche (in primis attorno alla natura divino-umana di Cristo) che vedevano coinvolti interessi sia religiosi sia politici, dispute che talvolta sfociavano in vere e proprie persecuzioni. 

Ma se tale eresia fu condannata, perché Massimo venne martirizzato?
Perché nel 638 Eraclio emanò il decreto intitolato Ecthesis a favore del monotelismo, così il 17 giugno 653, sia lui sia papa Martino furono prima arrestati e poi condotti a Costantinopoli. Durante l’ennesimo processo – siamo nella primavera del 662 – Massimo rifiutò di accettare il decreto Typus e, insieme ai suoi discepoli Anastasio monaco e Anastasio apocrisario (termine che al tempo indicava un rappresentante diplomatico), furono prima flagellati e poi sottoposti alle già citate amputazioni fisiche. Venne quindi esiliato a Lazica (un piccolo regno che attualmente fa parte della Georgia), dove morì ottantaduenne il 13 agosto dello stesso anno.

Possiamo dire che le battaglie teologiche per cui si spese sono ormai finite nel dimenticatoio? 
Forse no. Nel ventesimo secolo il grande teologo svizzero Han Urs von Balthasar volle in qualche modo riesumare il suo pensiero attraverso l’espressione “liturgia cosmica”, al centro della quale rimane Gesù, unico salvatore del cosmo, appunto. Egli che, pur essendo Dio in tutto e per tutto, è anche in tutto e per tutto uomo, con ciò che ne segue. Nel loro libro intitolato Letteratura cristiana antica, gli autori Manlio Simonetti ed Emanuela Prinzivalli precisano infatti come «in Massimo Cristo è il centro del mondo e della storia in quanto nella sua incarnazione si è realizzata la sintesi suprema tra Dio e la realtà finita e in lui sono state superate le divisioni che, a causa della corruzione e del peccato, avevano allontanato il creato da Dio: tutto si ricapitola in Cristo». 

L’attualità del Confessore è allora più viva che mai..
Proprio così, come sottolineano gli stessi autori, che concludono: «Massimo ci appare come l’ultima personalità, nell’ambito della letteratura patristica orientale, dotata di autentica originalità».

«Donaci Signore, per intercessione di Massimo, il coraggio di confessare ogni giorno la tua bellezza che ci circonda, occhi capaci di scorgerla in ogni angolo dei luoghi che abitiamo, e la perseveranza di non smettere di cercarla».   

 

 

 

 

Recita
Massimo Montanari, Cristian Messina

Musica di sottofondo 
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