Testimoni: Abbé Pierre (1.Febbraio)



Abbé Pierre (1.Febbraio)
«Ho imparato tante cose da te: rabbia, illegalità, ingerenza, baccano. Padre, fratello, ti immischisempre in quello che non ti riguarda. Sei un prete che grida e si commuove. Per questo ti voglio bene».

Di chi sono queste parole, e a chi sono rivolte?
È l’ebreo francese Bernard Kouchner, ex politico, docente universitario e tra i fondatori di Medici senza frontiere a scriverle, negli anni ’90 del secolo scorso, all’Abbé Pierre, fondatore del Movimento Emmaus, realtà internazionale con sede a Montreuil [verifica la pronuncia!], nella periferia di Parigi, che conta oggi oltre trecento gruppi e comunità in quaranta nazioni sparse nel mondo, il cui scopo è in primis quello di «Condividere ogni forma di esperienze, risorse e competenze, nonché i rischi legati alla lotta per la giustizia. Impegnarsi socialmente e politicamente, nei fatti, allo scopo di denunciare ogni tipo di ingiustizia e di oppressione, lottando ed agendo per un mondo giusto ed umano».

Pretesa non da poco.. ma come e quando ebbe inizio?
Siamo nel 1949, nella capitale francese, e tutto nasce dall’incontro provvidenziale tra un prete e un ex-galeotto che si era appena tagliato le vene e aspettava solo che l’ultima goccia di sangue gli fuoriuscisse dal corpo.. Ma prima che ciò potesse accadere si sentì scuotere e urlare qualcosa: aprendo gli occhi a stento, a malapena riuscì a scorgere un omino gracile e barbuto, poi perse i sensi. Risvegliatosi in ospedale con i polsi fasciati, si sentì chiedere: «Perché l’hai fatto?». «Padre, sono stufo», rispose. «Ascoltami. Tu sei davvero un disgraziato, ma io ho bisogno di qualcuno che venga ad aiutarmi. Anch’io non ne posso più. Vieni con me. Insieme faremo qualcosa di buono». Il pretino, infatti, non era di quelli che distinguono, come noi oggi, le persone in credenti e non credenti, e nemmeno come fa saggiamente la Bibbia in credenti e idolatri, ma tra idolatri di sé e “facenti comunione”.

Cosa nacque concretamente in seguito a quell’incontro?
«Quando soffri, ama più forte», amava dire.. ed è ciò che fece! All’incontro con l’ex-ergastolano Georges fece seguito quello con Stefano, orfano fuggito dal riformatorio, e poi col vagabondo “Gibuti”, ex-combattente d’Africa il cui volto mostrava una cicatrice che andava dalla mascella sinistra alla tempia destra. Al piccolo nucleo dei quattro si unirono pian piano poveri di ogni specie, per cui il prete barbuto non esitava a sgomberare una cappellina per la preghiera per far spazio a qualche famiglia senza casa, se era necessario, dividendo, oltre al medesimo lavoro, lo stesso pane e lo stesso quartuccio di vino. 

Un’immagine davvero eucaristica..
Proprio così, durante l’Eucaristia gli capitava spesso di condividere anche le lacrime per quel Cristo che moriva ogni giorno sui marciapiedi di Parigi e lungo la Senna, e a cui nessuno dava ospitalità. «Il Signore Gesù dobbiamo incontrarlo nell’Eucaristia – diceva – , nella sua Parola e nei poveri. Solo così la nostra Comunione con Lui è vera. Altrimenti rischia di diventare una bestemmia». E lui era il primo a condividere quanto aveva, a partire dai 50.000 franchi che guadagnava in qualità di deputato parlamentare.

Dove e quando nacque la sua originale vocazione?
Henri Antoine Grouès nacque a Lione nel 1912. Il padre, commerciante di scarpe, ogni domenica si recava in un quartiere di mendicanti e vagabondi per raderli gratuitamente. A dodici anni il piccolo Henri iniziò a seguirlo e, un giorno, dopo che uno straccione si era addirittura lamentato per come gli era stata fatta la barba, si sentì dire dal padre: «È difficile aiutare coloro che soffrono», il quale aggiunse «Non si riescono a saldare i conti con la miseria. Si finge di far qualcosa. Bisognerebbe, invece, saperla prendere a proprio carico, e gettarvisi anima e corpo, come un seme di grano nella terra». Il piccolo non se lo fece ripetere, e a quindici anni “si mise in proprio”, unendosi ad altri adolescenti di Lione per aiutare i più bisognosi! La vocazione presbiterale nacque invece in una sera ad Assisi: dopo aver vagato nottetempo sulle strade che secoli prima aveva calcato Francesco, la mattina decise di entrare tra i Cappuccini di Lione col nome di Pierre, restandovi otto anni, dopo i quali chiese il permesso al papa di uscire dal convento. Nel frattempo era stato ordinato presbitero. Dopo aver militato tra i partigiani durante la Seconda Guerra Mondiale, e aver dato alloggio a numerosi ebrei, dopo il conflitto mondiale entrò in politica con l’approvazione dell’arcivescovo di Parigi, venendo eletto deputato.

Come riuscì a coniugare carità e politica?
Spendendosi giorno e notte. Anche quando “non ne aveva più”, gli incontri col Cristo sofferente lo invitavano a spingersi oltre: un giovane ebreo che, impaziente di ricevere da lui i documenti per tentare l’evasione all’estero, s’impiccò; due sposi – sulla scia della Sacra Famiglia – cui nessuno voleva affittare un alloggio perché avevano un bambino piccolo, guarda caso di nome Noël, “Natale”; la giovane diciottenne che l’Abbé salvò dopo che si era gettata nella Senna; e tanti altri.. Tutte situazioni che lo confermavano di come la Provvidenza intervenga «con un quarto d’ora di ritardo», come amava ripetere, e questo «affinché comprendessimo l’amore del buon Dio verso di noi, ma anche la verità della nostra assoluta impotenza senza di lui». Nei giorni difficili infatti, che certo non mancarono ad Emmaus, il prete deputato si servì di ogni mezzo, non disdegnò perfino di andare ospite allo show televisivo O la và o la spacca, versione francese dell’italiano Lascia o raddoppia. Quella sera l’Abbé si fermò a 256.000 franchi, per poi chiedere il microfono a Zappy Max, il Mike Bongiorno d’Oltralpe: «Mi avete fatto molte domande. Ora potrei farne una io? ..Che somma mi darete per costruire le case per i senza tetto?». Ma la Francia conobbe davvero il suo nome quando si rivolse alla Radio Nazionale: «Amici, aiuto! Una donna è morta questa notte di freddo.. Ascoltatemi, bisogna che questa sera, in ogni città della Francia, in ogni quartiere di Parigi, si aprano i centri di soccorso..». L’intero Paese non lo tradì!

Come terminò i suoi ultimi anni di vita?
Nel febbraio 1992 il celebre quotidiano Le Monde scriveva che in quel momento fosse il francese più stimato del pianeta.. Nel 1995, ultimo anno del conflitto armato in Bosnia-Erzegovina, nonostante la proibizione dei medici andò a prestare soccorso negli ospedali di Sarajevo, supplicando i Serbi di prendere lui come ostaggio al posto dei prigionieri musulmani. Non solo, si recò anche in Israele e in Palestina per supplicare gli allora rispettivi premier Peres e Arafat, chiedendo loro di riportare la pace tra i due popoli. Dal compimento del suo ottantesimo anno, tuttavia, lasciò la direzione di Emmaus in mani più giovani, ritirandosi nella vecchia fattoria La Halte, “La sosta”, nella campagna normanna, insieme ad una trentina dei vecchi “compagni”, uomini e donne ormai non più in grado di lavorare. Con loro terminò i suoi anni coltivando l’orto, allevando conigli e galline, celebrando l’Eucaristia, pregando e scrivendo. Lasciò questa terra il 22 gennaio 2007. Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero del piccolo paesino di Esteville, in Normandia.

«Ti ringraziamo Abbà, per averci donato l’Abbé: per sua intercessione ti chiediamo di aprirci gli occhi sui mille volti dei poveri, tutti coloro che, per le fatiche più svariate, “non ce la fanno più”. Lascia che ci accorgiamo del loro sguardo, anche un quarto d’ora dopo..».

Recita
Stefano Rocchetta

Musica di sottofondo
F.Chopin. Piano Concerto no.1 in E minor. Op.11 II. Romanze. Larghetto. Diritti Creative Commons. Musopen.org

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