Testimoni: Beata Sandra Sabattini (4 Maggio)



Beata Sandra Sabattini (4 Maggio)
Domenica 24 ottobre 2021, ore 16, nel duomo di Rimini entra un enorme corteo formato da ministri istituiti, diaconi, presbiteri e ben otto vescovi, tra i quali il cardinale Marcello Semeraro, a presiedere la celebrazione. In testa due giovani, seguiti dal turibolo, dalla croce astile (si pronuncia àstile) e dall’Evangeliario, quest’ultimo portato dal diacono Guido Rossi, lo stesso che da lì a poco proclamerà il Vangelo di Marco (10,46b-52), lo stesso che dal 1979 al 1984 trascorse cinque intensissimi anni con la sua fidanzata di allora. Ad un certo punto entra un secondo corteo, questa volta con una reliquia, l’unico “resto” mortale di colei che poco dopo verrà proclamata beata: un capello, che proprio Guido conservò, all’interno di una scatola di caramelle che la stessa fidanzata aveva decorato. A portare il reliquiario è Stefano Vitali, politico e papà di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII. 

Come mai questa descrizione così minuziosa dell’avvenimento?
Perché quella celebrazione, che “ufficializzò” Sandra Sabattini come beata, la prima fidanzata della storia, vide non solo la presenza di parenti e amici della festeggiata, su tutti il papà Giuseppe (al tempo novantenne) e il fratello Raffaele, ma anche due ospiti speciali: il già citato Guido, che dunque ebbe l’onore di presenziare nelle vesti di diacono alla beatificazione della sua Sandra, e Stefano Vitali, colui che, ricoverato d’urgenza il 19 luglio 2007 a causa di un adenocarcinoma, un tumore maligno al retto, venne operato sette giorni dopo, ma l’estensione della massa era talmente ampia da impedire ai chirurghi di asportare tutte le metastasi: «non c’è nulla da fare – disse senza mezzi termini il chirurgo alla moglie di Stefano – , gli restano pochi mesi, non fatelo girare per ospedali». A quarant’anni, sposato e con sette figli (tre dei quali naturali), sarebbe dovuto morire in brevissimo tempo.. 

Com’è andata allora?
È in questo momento che Sandra intercede, letteralmente “si mette nel mezzo”, tra Stefano e il tumore, tra la vita e la morte, tra Dio e il suo nemico: il 3 settembre Vitali incontra don Oreste: «perché proprio a me, come faranno i miei figli ancora piccoli, mia moglie?». Il fondatore della Papa Giovanni XXIII gli risponde: «ho chiesto a tutta la comunità di pregare Sandra perché interceda per la tua guarigione». Nel giro di poche settimane l’uomo inizia a sperimentare un inspiegabile giovamento fino a che, il 5 novembre 2007, la medicina è costretta a dichiarare l’impossibile: Stefano è guarito! Gli esami effettuati undici anni dopo certificheranno ulteriormente che la malattia se n’è totalmente andata. Il 2 ottobre 2019 Papa Francesco riconoscerà l’accaduto come miracolo dovuto all’intercessione di Sandra. 

Come ha reagito Stefano?
Inizialmente meditò su quelle parole di don Oreste: «Ho chiesto a tutta la Comunità di pregare Sandra Sabattini perché ti guarisca, lo deve fare!», che in principio lo avevano lasciato indifferente, ma il 16 ottobre sono altre le parole che lo scuotono, questa volta quelle del primario di Oncologia, nonché sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli: «Stefano, non chiedermi perché, perché ti giuro che non lo so, ma i tuoi marker (molecole rilevatrici di presenze tumorali, ndr) stanno tornando nella norma». Ma la cosa ancor più stupefacente è che si negativizzò il 6 novembre, proprio il giorno dopo il funerale di don Oreste, che il 2 dello stesso mese – a cavallo tra la celebrazione di tutti i santi e quella dei fedeli defunti – ha salutato questa terra a 82 anni. Eppure, dopo la guarigione, come afferma lo stesso Vitali, la sua vita tornò quella di prima, dimenticando di essere stato miracolato.. 

Dunque? 
La svolta avvenne quando, alle esequie di uno dei tanti giovani incontrati nei day hospital oncologici, la fidanzata del defunto gli si gettò fra le braccia: «“Stefano, lui non ce l’ha fatta”. Mancava però la parte non detta: “E tu Stefano invece sì”». È in quel momento che cominciò a ricostruire insieme alla moglie le tappe della sua malattia, risalendo ad ogni attimo, fino alle parole di don Oreste: «Sandra questo miracolo lo deve fare!». Ed è qui che ritorna, questa volta con una tonalità del tutto diversa, la medesima domanda: «Perché a me?». La risposta lasciamo che sia ancora una volta lui a pronunciarla: «perché più mi addentravo nella sua figura, più capivo che lei stava parlando proprio a me, adesso.. Una ragazza che aveva capito che il progetto di Dio non sempre coincide con il nostro.. Proprio l’esatto contrario di quello che ero e che in parte sono ancora oggi io!».    

Insomma, un miracolo avvenuto per mano di Dio ma grazie a due “santi”, il primo che chiede alla seconda, che a sua volta chiede al Terzo..
Proprio così, ma diamo nuovamente la parola a don Oreste Benzi e, con lui, chiediamoci: «Qual è il segreto interiore e profondo di Sandra? Tutto il suo tempo libero.. – afferma – lo dava ai tossicodipendenti.. Ciò che stupisce in lei era il suo dono di saper suscitare in essi la nostalgia di Dio.. Nessuno l’ha mai sentita dire una parola non positiva sugli altri». Una vita, la sua, simbolicamente divisa in due parti: i primi dodici anni (cifra decisiva nella Storia della salvezza) e i restanti dodici, in cui lo spartiacque è la conoscenza di questo santo prete. Sandra ha diverse passioni, su tutte dipingere (ereditata dal padre), in particolare i paesaggi e la natura, e correre (è un’ottima centometrista della società Libertas), ma tutte verranno accantonate dopo l’incontro che nel maggio del 1972 le cambierà la vita, quello, già accennato, con don Oreste: il carismatico prete andò a parlare agli adolescenti della parrocchia riminese di San Girolamo, e lei ne rimase immediatamente folgorata. Da quel momento ne nasceranno altri: dal 14 al 26 settembre dello stesso anno, infatti, fa il primo campo di condivisione con i ragazzi disabili ad Alba di Canazei, di fatto l’inizio del suo impegno nella Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata dallo stesso Benzi, la cui vocazione specifica è quella di “conformare la propria vita a Gesù, povero, servo, sofferente, che espia il peccato del mondo e nel condividere direttamente per Gesù, con Gesù, in Gesù, la vita degli ultimi”. Tornata a casa dalle Dolomiti dirà a mamma Agnese: «Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai».   

Ma facciamo un passo indietro: cosa sappiamo dei suoi primi anni?
Alle 11:15 del 19 agosto 1961 nasce all’ospedale di Riccione, dal bancario Giuseppe Sabattini e dalla casalinga Agnese Bonini, sposatisi appena un anno prima e residenti a Misano Adriatico. La mamma raggiungerà la sua Sandra il 20 gennaio 1992, mentre papà Giuseppe dovrà attendere i 92 anni per farlo, nel 2023. La piccola nasce senza le prime falangi del dito medio e di quello anulare della mano sinistra, un handicap non grave, ma che i genitori temevano potesse avere ripercussioni psicologiche sul futuro della figlia, ragion per cui iniziano a girare gli ospedali di diverse città italiane per porvi rimedio. A quattordici anni, però, Sandra sceglie di non operarsi: la sua vita può tranquillamente procedere senza le due falangi. La scelta non si rivelerà mai un problema, neppure quando dovrà imparare a suonare il pianoforte o la chitarra, decidendo in quest’ultimo caso di farlo da mancina.. che spettacolo! Il 7 dicembre 1962 nasce il fratello Raffaele, al quale sarà molto legata. I due riceveranno insieme, il 3 maggio 1970, la prima Comunione e faranno insieme tanto altro: dal giocare a calcio nel cortile della chiesa al frequentare sia il liceo scientifico Albert Einstein di Rimini (dove lei si diplomerà con 59/60) sia la facoltà di Medicina all’Università di Bologna. Nel 1965 con la famiglia va a vivere, fino al 1981, nella canonica di San Girolamo, dove lo zio Giuseppe Bonini è parroco, per poi tornare a Misano.

Dicevamo che si tratta della prima fidanzata dichiarata beata dalla Chiesa..
Esattamente. A febbraio del ’79, ad una festa di carnevale conosce Guido, due anni più grande di lei, che la nota mentre sta ballando. Nell’agosto dello stesso anno i due si fidanzano, anche se «in realtà non mi ha mai detto niente – confiderà lui – È stato dopo essere andati alla messa del sabato alla parrocchia.. La Resurrezione di Rimini». Il tipo di feeling che correva tra i due, che stavano insieme in modo tutt’altro che morboso, è sintetizzabile in un simpatico aneddoto: Sandra lo prendeva in giro perché quando pregavano, al momento di fare “risonanza” su qualche versetto dei salmi che li avevano colpiti, lei sceglieva sempre quelli più allegri, lui i più tristi! Guido era insomma la parte “razionale” della coppia, Sandra quella “euforica”. Per lei il fidanzamento era «qualcosa di integrante con la vocazione» (23/7/83). Guido racconta inoltre che la prima volta che uscirono insieme come fidanzati, lei lo portò in un cimitero di campagna: «Ogni tanto ci andava per pregare e per ricordarsi del significato della vita. Il segreto della sua gioia e del suo sorriso era che della vita non scartava nulla». 

Già, qual era il suo rapporto con la vita?
Si tratta forse del primo vero amore, quello per la vita in sé, come sottolinea più volte nel suo diario: «Che bello essere nati» (14/1/76); «sono felice perché ho la salute, perché Dio mi ha permesso di nascere», scrive l’8 ottobre del’75, mentre due anni dopo è una domanda di don Oreste a scuoterla: «Ma io per che cosa vivo? Se non ho questa risposta, sino ad ora ho soltanto trascorso passivamente la vita» (7/4/77). Nel 1978 poi annota: «Grazie, Signore, di questo mondo.. che mi vede ancora viva» (27/2/78). Il 19 agosto, giorno del suo compleanno, appunta: «Sono già 17 anni che vivo! ..Cosa sono 17 anni? ..Perché devo sentire in maniera così tragica lo scorrere del tempo? È la cosa che più mi angoscia l’impotenza dell’uomo di fronte al tempo.. Cos’è stata sinora la mia esistenza, tutto un ricevere: la vita, la famiglia, gli amici, un’anima, l’incontro con Te. Ma la vita, la gioia non è ricevere, ma dare, dare, dare..». «Signore – scrivere ancora in occasione del suo compleanno, questa volta il 21° – , non posso che vederli come un miracolo gli anni di vita che mi hai dato finora». Ma la sua vita era quella di Gesù, o almeno faceva di tutto affinché fosse così. 

In che senso?
Durante una due giorni a Valdragone, nella Repubblica di San Marino, scrive: «Cristo è il personaggio più interessante della storia» e, «Se Cristo è dentro di noi non possiamo non prendere posizione», mentre riteneva che «L’essere Chiesa, popolo di Dio, è una vocazione che costa». Ma il suo rapporto con Gesù e i fratelli partiva dalla preghiera, che amava fare stando seduta in terra, in segno di umiltà e povertà: «Se non faccio un’ora di preghiera al giorno non mi ricordo neanche di essere cristiana» (4/11/75). La volontà certo non le mancava e, siccome «È la possibilità di scelta che fa la dignità dell’uomo» (11/2/78), scrisse a Gesù: «Per ora posso dire solo questo: scelgo te.. – per poi aggiungere – nulla di speciale, quante volte l’ho ormai detto?» (26/2/78). Il rapporto che in alcuni momenti aveva col suo Signore non può non farci sorridere: «Perché è più difficile stare con te che andare a fare un giro in bicicletta?» (7/8/81). Pregando la Prima Lettera ai Corinzi (15,28), un giorno si sofferma sul versetto finale del capitolo 15, «Dio sarà tutto in tutti», e commenta: «A ben pensarci la cosa mi lascia un po’ meditabonda. Io e Dio e basta? Sono così indissolubilmente attaccata alle cose di ’sto mondo che mi vien da dire: va be’, noi, Dio e qualcos’altro da fare. Signore, come sono indietro».

Insomma, si rapportava molto intensamente proprio con tutto e tutti.. 
Soprattutto con sé stessa, dalla quale pretendeva tantissimo: «Non so affrontare la realtà, i problemi, gli altri, sono egocentrica, orgogliosa, non so ammettere torti, sembro insicura, ma sono vanamente piena di me. O cambio, o la società non saprà che farsene di individui come me» (13/5/78). «La più grossa disgrazia che ci possa capitare – sentenziava il 13 ottobre 1979 – è di non essere utili a nessuno». I “viaggi mentali” erano tra l’altro i suoi migliori compagni: «È più forte di me cercare il perché di tutte le cose, pormi in un continuo dubbio. Probabilmente non sarò mai una persona felice» (6/4/78). «Oggi pomeriggio.. pensavo ad una cosa: che forse penso troppo.. Se solo riuscissi a far tacere il mio benedetto “io penso”» (29/12/79). E ancora: «Stasera non mi sopporto.. Signore, perché tanto amore nei confronti di un essere così meschino?» (9/11/80). Insomma, se agli altri concedeva quasi ogni sconto, non così nei propri confronti: «Signore cosa te ne fai di una come me che non sa badare a se stessa e che pretende di badare gli altri?» (11/3/81). Eppure la sua umiltà le permetteva di tenere a bada il suo orgoglio: «Signore.. non farmi mai sentire indispensabile» (17/10/82).

Qual era, invece, il suo rapporto con i poveri?
Le parole di don Oreste furono ancora una volta decisive nella sua scelta per gli ultimi: «non stiamo coi poveri per essere poveri, ma per essere Chiesa.. Quando le scelte interiori si manifestano nella vita facciamo la storia. Molta gente – scrive nel corso di una due giorni comunitaria nell’83 – si incontra con le idee, con l’ideologia, la filosofia del cristianesimo, ma non con Gesù» (5/11/83). Scelta “per i poveri” – «La povertà mi dà un’intelligenza nuova!» scriveva invece due anni prima – che si manifesta non solo regalando loro i soldi, ma fin dal modo di vestire: indossa quel che capita e a volte dona i suoi abiti a chi ne ha più bisogno. «Tu devi avere il senso delle cose secondo la moda di Dio – ebbe a scrivere nel’77 – , non secondo quella degli uomini» (14/4/77). Daniela Tonelli afferma che Sandra, «preoccupata di come i poveri vivono.. cercava di condividere (con loro) anche lavandosi con l’acqua fredda».

Fin qui emerge che nel suo diario scrivesse tantissimo.. 
La raccolta di quanto da lei annotato in dodici anni – lo inizia infatti il 24 gennaio 1972 su un foglio protocollo, quando ha solo dieci anni, mentre l’ultima pagina è datata 27 aprile ’84, due giorni prima di morire – fa immediatamente balzare agli occhi due parole di cui “abusa” nei confronti del suo Signore: aiutami e grazie. Il primo termine lo utilizza quaranta volte (di cui una volta sola al plurale), il secondo quarantaquattro. Fu un’idea di don Oreste quella di pubblicare il diario, parola quest’ultima non troppo precisa, dato che in realtà si tratta di pagine sparse, scritte da Sandra su alcuni fogli, su pezzetti di carta, in un’agenda e in diversi diari scolastici. «Non è mia questa vita che sta evolvendosi – annotò nel suo ultimo scritto (27/4/84) – ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo che sia tuo. Sandra, renditene conto! È tutto un dono su cui il “Donatore” può intervenire quando e come vuole. Abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno per quando sarà l’ora».

Lasciò questa terra molto presto, quale fu il suo rapporto con la morte?     
Per certi versi ne era ossessionata, non tanto per la sua frequentazione dei cimiteri, ma dall’assiduità con la quale citava l’argomento nei suoi scritti: «Che dire della morte? ..Boh! Di una cosa però sono convinta, che non è male ogni tanto rammentarci di essa.. ridimensiona un po’ le cose: il mio orgoglio, le mie inutili corse, lo sciupio indiscriminato del tempo, delle cose e delle gioie che m’hai dato» (6/3/83). «La vita – appuntava nel ’78 – è un continuo morire.. Ma è anche un continuo rinascere nella vita vera» (23/11/78); oppure: «Aver paura della morte vuol dire non essere in pace con la vita» (21/12/79). E ancora: «La morte di Petronio (un amico) mi ha angosciata.. non riguarda solo gli altri, ma me, soprattutto. Sento con angoscia il tempo sfuggirmi.. tutto è destinato a perire.. mi terrorizza.. la tua grazia mi aiuti a liberarmi da queste angoscianti tenebre» (17/2/80). Ma il pensiero era soprattutto uno sprone a non sprecare la vita: «Sandra.. Ama fino in fondo i minuti che vivi, che ti son concessi di vivere» (14/10/81).

Come e quando morì esattamente?
Il 29 aprile del 1984 partecipa ad un incontro comunitario ad Igea Marina, ma quattro giorni prima aveva raccontato, a mamma Agnese, di aver visto in sogno il suo funerale e la sua tomba piena di fiori. Il 29 aprile, dicevamo, alle 9:30 del mattino scende dall’auto insieme a Guido e all’amico Elio: viene investita insieme a quest’ultimo. È la domenica dell’ottava di Pasqua. L’auto guidata da un ventitreenne ferisce gravemente Elio e manda in coma Sandra. Portata d’urgenza all’ospedale Bellaria di Bologna, e accompagnata sull’ambulanza da don Oreste, muore il 2 maggio alle 14:50. Tre giorni dopo viene celebrato il funerale nella “sua” chiesa di San Girolamo, per poi essere sepolta al cimitero di Sant’Andrea in Casale, in cui rimarrà per venticinque anni. La sua tomba era circondata da uno steccato di legno, costruito da Guido, ispirato da un regalo che gli aveva fatto Sandra, un sasso decorato che riportava l’immagine di una casetta in collina circondata proprio da uno steccato di legno. Lei era solita confezionare pensierini da lei fatti con tanta passione e attenzione, chiunque fosse il destinatario, cura dell’altro che manifestava soprattutto ricordandosene il compleanno ed altre ricorrenze particolari.   

Attualmente dove si trova il suo corpo?
Il 22 aprile 2009 vengono riesumati i resti mortali della Serva di Dio: alla “ricognizione canonica”, in occasione del 25° anniversario della morte, sono presenti i familiari, il medico legale, lo zio don Giuseppe e il postulatore, tutti curiosi di verificare lo stato di conservazione del corpo, per poi trasferirlo nella chiesa di San Girolamo, ma Sandra «che non era un tipo che si faceva certo inquadrare e neppure amava mettersi in mostra – scrive Nicoletta Pasqualini, che ne ha curato l’edizione del Diario – , pare abbia voluto giocare uno scherzetto»: dopo tre ore di scavi, del suo corpo non fu trovato nulla, solo del pizzo, che rivestiva la cassa, e qualche fibra delle sue calze. Come leggere questo segno? Il vescovo Francesco Lambiasi, riallacciandosi alle parole di Gesù «Se il chicco di grano caduto in terra non muore..» (Gv 12,24-26), durante la celebrazione del 25° anniversario, così commentò: «E il chicco che ha il volto e il nome di Sandra è caduto talmente in terra da sciogliersi completamente, da farsi terra», immaginando poi che la nostra festeggiata abbia chiesto al suo Dio un ultima grazia: «che di lei non rimanesse più niente, per rassomigliare ancora più da vicino al Signore, del quale non è rimasta davvero nessuna reliquia!». Il 22 agosto dello stesso anno verrà benedetto il sepolcro a lei dedicato, proprio in quella chiesa di San Girolamo in cui è cresciuta e ha pregato, e in cui chi vuole è invitato a farle visita per continuare a pregare lei e soprattutto Dio con lei. Scriveva infatti: «Per capire bene la preghiera è necessario capire profondamente che si parla con Dio» (19/2/1983).  

Qual è stato l’iter che l’ha portata alla beatificazione?
Il cammino “formale” di Sandra comincia il 27 settembre 2006, quando l’allora vescovo di Rimini, Mariano de Nicolò, ne apre il processo di canonizzazione. Il 6 marzo 2018 la Chiesa sottolinea le sue virtù eroiche dichiarandola venerabile, mentre il 2 ottobre 2019 Papa Francesco riconosce, come già detto, la guarigione di Stefano Vitali grazie al miracolo dovuto alla sua intercessione, così il 24 ottobre 2021 è proclamata beata. 

«Sandra, come dicevi tu, “oggi c’è inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi” (4/3/83), dei quali provavi con invidia la loro conoscenza di Dio.. Il 27 febbraio del ’78, sul tuo diario scrivesti che “Dio non permette che si torni a casa senza aver finito il nostro compito”.. tu i compiti “per casa” li hai fatti eccome, sorellina, ed è per questo che preghiamo Te, padre buono, con le parole di don Oreste: “Donaci, Signore, Sandra come sorella che ci accompagni nel nostro cammino di santificazione”». 

Recita
Vittoria Salvatori, Cristian Messina

Musica di sottofondo
"Il mio cuore trova casa".Testo di Emanuela Frisoni. Musica di Fabrizio Zagami. Canta Manuela Fioravanzo

Si ringraziano gli autori per la gentile concessione di utilizzo della canzone
Un particolare ringraziamento all'Associazione Papa Giovanni XXIII per la collaborazione

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