Testimoni: San Serafino di Sarov (14 Gennaio)



San Serafino di Sarov
Il santo russo più amato e venerato, assieme a san Sergio di Radonez, è festeggiato dalle Chiese Orientali in diverse date, mentre la Chiesa Ortodossa Russa l’ha canonizzato nel 1903. Próchor Isídorovič Mošnín, questo il suo nome d’origine, nasce nella città di Kursk (450 km circa da Mosca) il 19 luglio 1759. 

Cosa sappiamo di lui? 
Figlio di Isidoro e Agathia, coppia profondamente religiosa, mostrò fin dalla giovane età interesse per la preghiera e la vita ascetica. Nonostante il padre morì quando il piccolo aveva appena tre anni, i coniugi trasmisero una grande fede al futuro santo: quattro anni dopo Procoro cadde dall’impalcatura di una chiesa – “destino” vuole, proprio dedicata a san Sergio! – che la famiglia stava finanziando.. ma rimase illeso. Agathia lesse nell’accaduto l’intervento della Vergine Maria, presenza che il giovane avrà sempre a cuore. In seguito, infatti, ammalatosi gravemente, fu guarito proprio da un’icona raffigurante la Madonna, che oltre alla guarigione gli concesse la facoltà di vedere gli angeli! Significativo, in tal senso, che questo santo compaia nel meraviglioso mosaico della cappella Redemptoris Mater, fatta realizzare in Vaticano da san Giovanni Paolo II.       

Quando “divenne” Serafino?
A diciassette anni andò in pellegrinaggio a Kiev, per consultarsi col celebre recluso Dosifej, che lo indirizzò all’eremo di Sarov [Saròf], ad est della capitale, città che prima della Rivoluzione Russa (1917-1923) era una dei luoghi più santi, proprio per via del suo monastero, poi, dagli anni quaranta del secolo scorso, divenne un centro di ricerca e produzione per le armi nucleari!? In questo caso, parafrasando il celebre detto, potremmo dire che «Dio propone.. e l’uomo indispone!». Ma torniamo a Procoro. Il 20 novembre 1779, vigilia della Presentazione al Tempio della Madre di Dio, iniziò il suo noviziato, ricevendo i voti monastici nel 1786 col nome di Serafino, dall’ebraico “ardente”, “colui che infonde calore” (nel cristianesimo i serafini sono quegli angeli appartenenti a uno dei nove cori angelici). «Dio è fuoco che brucia e infiamma il cuore e le viscere», scriverà infatti nei suoi Insegnamenti.   

E, una volta a Sarov, come procedette la sua vita?
Ricevette gli ordini sacri di ierodiacono prima e ieromonaco poi (ovvero chi è sia monaco che presbitero), diventando nel 1793 il referente spirituale della comunità femminile “del Mulino” di Diveevo. Sono poi celebri gli episodi  legati al suo eremitaggio di quindici anni nel bosco (da lui chiamato «il Piccolo deserto lontano»), in cui gli animali – un po’ come si narra del Poverello d’Assisi – non avevano timore ad avvicinarlo, si dice perfino che un orso obbedisse ad ogni suo ordine! Non solo, un giorno mentre tagliava la legna fu assalito da alcuni briganti, che lo lasciarono in fin di vita, non trovando in suo possesso che un’icona della Vergine. Una volta arrestati, i banditi furono da lui perdonati e chiese che venissero lasciati liberi. Diede inoltre ai vari luoghi del bosco i nomi delle varie località della Terra Santa. Compagna fedele del suo eremitaggio era la “preghiera del cuore” o “preghiera di Gesù”, tanto cara agli esicasti (dal greco “calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione”), i monaci orientali. 

Scontato affermare che imparò a praticare anche la difficile – oggi più che mai – arte del silenzio..
Per tre anni, dal 1807 al 1810, praticò il silenzio più assoluto, vivendo tra l’altro la sua personale “discesa agli inferi” (quell’“assenza di Dio” che ognuno prima o poi sperimenta nella vita), rimanendo inginocchiato di giorno su una pietra nella sua cella, e di notte sopra una roccia della foresta, con le mani levate al cielo, gridando incessantemente: «Signore, abbi pietà di me, peccatore!». Cinque anni più tardi iniziò ad accogliere nella sua cella chiunque, senza rompere il voto del silenzio. Nel 1825, consigliato da Maria, iniziò ad offrire la sua esperienza spirituale, divenuto ormai starec (spesso traslitterato in starets) – dal russo “anziano” – genericamente chi ha una funzione di guida spirituale. A chiunque incontrasse mostrava l’icona della Madre di Dio, da lui chiamata amorevolmente «gioia di tutte le gioie», salutandolo con l’augurio pasquale, ma in ogni tempo dell’anno: «Mia gioia, Cristo è risorto!». 

Come e quando morì?
Il 2 gennaio del 1833, come da lui stesso preannunciato, spirò – letteralmente “rese lo Spirito”  (scopo infatti di ogni vita, affermava, è l’acquisizione di quest’ultimo!) – inginocchiato davanti all’icona della sua amata Vergine. Nel 1991 le sue reliquie furono ritrovate nel deposito di quello che nel frattempo era diventato un Museo dell’ateismo (oggi nuovamente Cattedrale della Madre di Dio di Kazan’, a San Pietroburgo), davanti a un’incredibile folla, che in quel fatto seppe riconoscere lo Spirito di amore e di perdono che Serafino aveva saputo vivere fino in fondo..

«Donaci, Signore, per l’intercessione potente di Serafino, di coltivare l’arte del silenzio interiore, l’ascolto dei fratelli, l’amore per Maria, il discernimento del cuore, la ricerca del tuo Spirito, e di invocarlo senza sosta, ogni giorno della nostra vita terrena». 

 

Recita
Patrizia Sensoli, Cristian Messina

Musica di sottofondo
F. Sor. Introduction and variations on a theme by Mozart Op.9. Diritti Creative Commons. Musopen.org

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