Testimoni: San Pacomio (9 Maggio)



San Pacomio (9 Maggio)
Oggi celebriamo la memoria di san Pacomio, mentre la Chiesa ortodossa lo festeggia il 15 maggio, figura monastica di primo piano. Quel che sappiamo di lui lo ricaviamo in primis dalla Vita di Pacomio, una biografia dedicatagli nel IV secolo. Sentiamo cosa dice di lui il Martirologio Romano: «Nella Tebaide, in Egitto, san Pacomio, abate, che, ancora pagano, spinto da un gesto di carità cristiana nei confronti dei soldati suoi compagni con lui detenuti, si convertì al cristianesimo, ricevendo dall’anacoreta Palémone l’abito monastico; dopo sette anni, per divina ispirazione, istituì molti cenobi per accogliere fratelli e scrisse per i monaci una regola divenuta famosa». 

Cos’altro sappiamo di lui?
Facciamo un passo alla volta.. nato nell’Alto Egitto nel 287 (per altri nel 292) da genitori pagani, in seguito fu costretto ad arruolarsi nell’esercito imperiale quando aveva vent’anni e, finito in prigione a Tebe assieme ad altri commilitoni, una notte alcuni sconosciuti portarono alla truppa del cibo: «chi vi spinge a fare questo?», fu la sua domanda spontanea. «Il Dio del cielo», si sentì rispondere.. Pacomio pregò tutta la notte “quel” Dio, fino al punto da promettergli che, in caso di liberazione, gli avrebbe dedicato la vita.. E così fu! 

In che modo segui “quel” Dio? 
Aggregatosi ad una comunità cristiana dell’attuale Kasr-es-Sayad, ricevette in seguito il battesimo, forse nel 314. Dopo aver trascorso sette anni sotto la guida dell’anziano monaco Palémone, decise di condurre la vita da eremita presso Antonio, che fu suo maestro fino a quando, secondo la leggenda, udì una voce che lo invitava a costruire una dimora nel deserto per stabilirvisi. Prima di lui l’asceta Macario aveva già creato una serie di proto-monasteri chiamati lavre, o cellule, atti ad ospitare chi non riusciva a condurre una vita totalmente solitaria. Pacomio si premurò quindi di  organizzare tali cellule in cenobi, dal greco koinós, “comune”, e bìos, “vita”, cui diede inizio tra il 318 e il 323, probabilmente nel 320, forma di vita monastica distinta da quella anacoretica, sempre dal greco anachoreĩn, “ritirarsi”. 

Il cenobio ha altre caratteristiche, oltre a quelle già citate?
Diverse, su tutte la presenza di un abate e della regola, dal latino regula, “riga”, “lista di legno”. San Basilio il Grande (†379) in Oriente e san Benedetto (480-547 ca.) in Occidente diedero vita alle forme di cenobitismo più note. Se la regola basiliana è espressa sotto forma di domande e risposte, i 73 capitoli di quella benedettina (ispirata tra le altre anche da quella basiliana) sottolineano i tre voti dell’obbedienza all’abate (che fa le veci di Cristo), dell’obbligo di risiedere nel cenobio e della purezza dei costumi. Anche se la fondamentale regola di vita era forse la sacra Scrittura, da lui imparata a memoria e recitata sottovoce durante il lavoro manuale. 

Una vita di preghiera e confronto fraterno, insomma..
Più o meno. Il padre del cenobitismo fu celebre per il suo modo di pregare: con le braccia allargate a forma di croce. È stato anche accreditato come il primo cristiano ad aver utilizzato e raccomandato l’uso di una corda per la preghiera, sorta di rosario ante litteram. Pacomio elaborò la più antica regola per la vita comunitaria di cui si abbia notizia, oltre ad essere considerato il fondatore della prima abbazia, presso Tabennisi, nell’antica regione egiziana della Tebaide. Il primo ad unirsi a lui fu il fratello maggiore Giovanni, ma ben presto più di un centinaio di monaci vivevano nel suo monastero. Ecco come Mario Sgarbossa e Luigi Giovannini commentano il passaggio da una vita monastica all’altra: «La straordinaria vita degli eremiti, con le loro mortificazioni a volte eccessive e con quella specie di accanimento a sovraccaricarsi di astinenze, di digiuni, di veglie, era davvero la traduzione pratica del vangelo?». 

E che risposta ne danno?
«La loro solitudine – proseguono i due – poteva infatti nascondere l’insidia della bizzarria o dell’orgoglio. Per eliminare questo pericolo un monaco egiziano del IV secolo.. ebbe l’idea di una nuova forma di monachesimo: il cenobitismo o vita comune, dove la disciplina e l’autorità sostituivano l’anarchia degli anacoreti». Tornando al monastero di Tabennisi, più volte ingrandito, divenne ben presto troppo piccolo, ragion per cui un secondo venne fondato a Pabau (oggi Faou) in cui, dopo il 336, Pacomio trascorse la maggior parte del suo tempo.

Sembra che non fu mai ordinato presbitero, è vero? 
Anche se a volte fece da lettore per i pastori vicini, né lui né alcuno dei suoi monaci divenne presbitero. Nel 333 ricevette perfino la visita di sant’Atanasio, il quale voleva ordinarlo tale, ma Pacomio fuggì. Alla sua morte, causata probabilmente dalla peste il 9 maggio 348 (altre fonti parlano del 347 o 346), i monasteri pacomiani erano già dieci: nove maschili e uno femminile, ma appena pochi anni dopo il numero dei monaci crebbe a dismisura, diffondendosi in Egitto, Palestina, deserto della Giudea, Siria e Nord Africa, per arrivare infine all’Europa occidentale. Lasciò questa terra solo dopo aver nominato il suo successore, ma non sappiamo dove fu sepolto, dato che, poco prima del trapasso, si fece promettere dal discepolo Teodoro di nascondere il suo cadavere, per evitare di essere celebrato alla stregua dei martiri.   

Ti ringraziamo, Padre degli uomini, per aver donato a questa Terra padri tenaci e coraggiosi come Pacomio. Ti lodiamo per ognuno di quei «due o tre» evangelici che, scegliendo di vivere insieme, ci dicono che la vita fraterna non solo è ancora possibile, ma talvolta necessaria..

 

Recita
Vittoria Salvatori, Cristian Messina

Musica di sottofondo
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