Testimoni: Gemma Galgani



Gemma Galgani (12 Marzo)
«Io vorrei che il mio cuore non palpitasse, non sospirasse che per Gesù; vorrei che la mia lingua non sapesse proferire che il nome di Gesù; che i miei occhi non guardassero altro che Gesù, che la mia penna non sapesse scrivere che il nome di Gesù, e che i miei pensieri non volassero che a Gesù». 

Di chi sono queste parole così forti e passionali?
Di colei che vide la luce alle ore 18:30 del 12 marzo 1878 in una cameretta di Camigliano, paesino in provincia di Lucca: Gemma Umberta Maria Galgani, quintogenita di Enrico e Aurelia Landi. Il nome Gemma fu scelto da uno zio, ma alla madre Aurelia non piacque poiché, diceva, non esistono santi in paradiso con quel nome. La signora Galgani si convinse solo dopo l’intervento del parroco, che le augurò fosse proprio la figlia a colmare quel vuoto! Profetico.. La sua fu una vicenda umana che definire incredibile è poco. Il 26 maggio 1885 ricevette la Cresima e, dopo la funzione, avvertì per la prima volta ciò che in teologia mistica è chiamata locuzione interiore: «Tutto ad un tratto una voce al cuore mi disse: “Me la vuoi dare a me la mamma?”: “Sì – risposi – ma se mi prendete anche me”. “No – mi ripeté la solita voce – dammela volentieri la mamma tua. Tu ora devi rimanere con il babbo. Te la condurrò in Cielo, sai? Me la dai volentieri?”. Fui costretta a rispondere di sì». La vicinanza alla mamma ammalata fece nascere in lei il desiderio del paradiso: «Se tutti gli uomini si studiassero di amare e conoscere il vero Iddio – diceva – , questo mondo si cangerebbe in un paradiso».. e ancora: «Muoio dal desiderio di andare in paradiso per stare sempre con Gesù, accanto a Lui. O bene! Quando verrà quel giorno eterno, di tante consolazioni?». Ma ad appena otto anni si ritrovava a dover accudire sette fratelli. Un tumore alla gola del padre farmacista lo spingerà a seguire la moglie solo undici anni dopo, quando Gemma ne aveva 19. Lo stesso anno, dopo aver rifiutato una proposta di matrimonio – in realtà ne rifiutò altre, data la sua bellezza – fece voto di verginità proprio l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione. Decise allora di ritirarsi ad una vita austera sotto la guida del proprio padre spirituale, il vescovo ausiliare di Lucca monsignor Volpi, il quale le permise di ricevere l’Eucarestia tre volte la settimana, cosa non comune all’epoca: «È meglio riceverti che guardarti? – si chiese durante un estasi – È meglio davvero.. mille volte ripeto e ripeterò sempre: meglio riceverti che guardarti». 

Dunque ebbe anche esperienze mistiche..
Nel suo diario (quaderno di 104 pagine scritto per ordine di Volpi) afferma di aver vissuto le prime esperienze mistiche nel 1899, dopo aver fatto voto di castità, esperienze durante le quali fu soggetta a: sudore di sangue, incoronazione di spine, flagellazione, sbocchi di sangue, ma anche insulti, sputi e derisione da parte del demonio, che spesso le si presentava nelle sembianze più assurde, da quelle del suo confessore, suggerendole oscenità, a quelle angeliche. Non poche volte la picchiò fisicamente, al punto che fu trovata anche tumefatta e tramortita al suolo. Oltre a ciò ebbe il “dono” delle stigmate. «(Ma) soffrire – diceva – insegna ad amare». Tutte le estasi di cui si conservano i testi avvennero in casa Giannini: zia Cecilia, Eufemia e Annetta, fedeli alla consegna ricevuta da padre Germano, scrivevano ogni volta che Gemma era rapita dai sensi, ma lei non si accorgeva di nulla! In tutto 141 testi, dal settembre 1899 al gennaio 1903.

Una vicenda davvero incredibile la sua!  

Proprio così. Alla morte del padre chiese di entrare in convento, ma la richiesta non fu accolta: non aveva né la dote né, tantomeno, la salute. Fu così che venne accolta – in pratica adottata – dal cavaliere Matteo Giannini, che le offrì vitto e alloggio per circa quattro anni. «L’8 giugno 1899 – è lei stessa a narrare l’episodio – mi sento un intenso dolore dei miei peccati.. Comparve Gesù, che aveva tutte le ferite aperte; ma da quelle ferite non usciva più sangue, uscivano come fiamme di fuoco, che vennero a toccare le mie mani, i miei piedi, il mio cuore. Mi sentii morire..». Cristo le fece dono delle stigmate: piaghe che settimanalmente si aprivano dalle ore 20 del giovedì alle 15 del venerdì, all’incirca dal momento dell’arresto di Gesù nel Getsemani a quella in cui spirò sulla croce. 

Esperienza eccezionale quanto dolorosa..
Il 21 settembre 1902 iniziò ad avvertire anche i primi sintomi di tubercolosi, ragion per cui, a titolo preventivo, venne allontanata dall’abitazione dei Giannini e condotta nella casa di zia Elisa Galgani, con la quale si recava spesso a Messa, sedendosi sempre in un angolino in fondo all’aula, per appartarsi nel “suo” posto, il cui scranno è ancora oggi ben visibile nella chiesetta di Santa Maria della Rosa. La terribile osteite delle vertebre lombari arrivò perfino a paralizzarle le gambe, fu però confortata dall’apparizione di Gabriele dell’Addolorata, santo passionista del quale lesse la biografia innamorandosene spiritualmente. Le apparizioni di san Gabriele non furono tuttavia le uniche, poiché Gesù stesso, Maria e il suo Angelo custode, la confortavano di frequente con la loro compagnia. Ma da quella malattia fu miracolosamente guarita: Giulia Sestini e il confessore Volpi le consigliarono di fare una novena a santa Margherita Maria Alacoque (al tempo solo beata), novena che la giovane portò con fatica a termine, eppure.. mentre si accingeva a recitare la novena avvertì un’altra locuzione interiore, che le chiedeva se volesse guarire, e così avvenne!

Quali furono le figure più decisive nel suo percorso di santità?
Oltre al già citato Volpi, conobbe padre Germano Ruoppolo (oggi venerabile), prete di austera vocazione passionista che diventerà suo padre spirituale, e per ordine del quale Gemma scriverà tra il febbraio e il maggio 1901 la sua autobiografia: 93 fogli diventati poi Il quaderno dei miei peccati. «Io devo pensare soltanto ai peccatori.. – diceva rapita in estasi – Io non devo pensare che ai peccatori; al resto, Gesù, pensaci te..». La sua vera vocazione fu infatti quella di partecipare alla passione del Signore per la salvezza dei fratelli. Con padre Germano – da lei chiamato “babbo mio” – tenne un fitto rapporto epistolare, ben 144 lettere. Altra figura decisiva fu quella della Beata Elena Guerra, fondatrice dell’Istituto di Santa Zita da lei frequentato. 

Come e quando morì?
Le sofferenze non erano terminate, un insopportabile dolore al capo rivelò infatti anche un’otite media purulenta acuta: non poteva più ingerire nulla se non poco brodo o latte, era ormai priva di capelli, costretta a letto e prossima alla morte. Dopo un’agonia durante la notte del venerdì santo, disse di affrontare un’estasi dolorosa, per poi morire intorno alle 13:30 del giorno seguente, 11 aprile 1903, mattina del sabato santo: aveva appena 25 anni. «Vorrei che quando sarò morta – disse durante uno dei tanti momenti estatici – , tutti dicessero: “Gemma è stata vittima d’amore, ed è morta solo vittima d’amore; acciocché tutti amassero Gesù». Fu beatificata il 14 maggio 1933 da Pio XI, stesso giorno in cui, nel piccolo paese di Lappano in provincia di Cosenza, la piccola Elisa Scarpelli veniva guarita da una piaga purulenta al volto, con la sola applicazione di una immaginetta della Beata Gemma. Due anni dopo, la sera del 30 maggio 1935, nello stesso paese e nella stessa famiglia, avvenne il secondo miracolo, con la guarigione miracolosa e istantanea di Natale Scarpelli, da tempo affetto da una gravissima forma di ulcera varicosa a una gamba. Canonizzata da Pio XII sette anni dopo, la sua memoria liturgica ricorre l’11 aprile, sebbene venga ricordata dall’ordine passionista e dall’arcidiocesi di Lucca il 16 maggio. 

Insomma: impossibile non andare a Lucca!
Se sorvolassimo con un elicottero la città del “Volto santo” – il grande crocifisso ligneo da secoli simbolo della città, venerato nella cattedrale – potremmo quasi scorgere un percorso “gemmiano”: all’interno delle mura della cittadina toscana ben 16 sono infatti i luoghi che portano in qualche modo l’impronta del passaggio terreno di Gemma, su tutti la Congregazione Missionaria delle “Sorelle di Santa Gemma”, fondate da Madre Eufemia Giannini, e il Monastero delle Claustrali Passioniste, dove riposano le spoglie mortali della santa, monastero da lei fortemente desiderato per la contemplazione e la riparazione dei peccati dell’umanità e la santità della Chiesa.

Donaci Padre, grazie ai patimenti di Gesù e per intercessione di Gemma, di saper accogliere e vivere nel tuo Spirito ogni quotidiana sofferenza, piccola o grande che sia, e di offrirla per ogni fratello e sorella che, come noi, hai desiderato calcasse questo meraviglioso creato.  

Recita
Giulia Tomassini, Cristian Messina

Musica di sottofondo
F.Chopin. Piano Concerto no.1 in E minor. Op.11 II. Romanze. Larghetto. Diritti Creative Commons. Musopen.org

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