Testimoni: Sant'Isidoro contadino (15 Maggio)



Sant'Isidoro, contadino (15 Maggio)
Il Martirologio Romano commemora oggi una dozzina di santi, tra i quali «Isidoro, contadino, che insieme con sua moglie la beata Maria de la Cabeza attese con impegno alle fatiche dei campi, cogliendo con pazienza la ricompensa celeste più ancora dei frutti terreni, e fu vero modello di contadino cristiano».

Una storia edificante, cui tuttavia non siamo troppo abituati, immaginando spesso i santi come autori di grandi imprese..
Proprio così, eppure la paradossale grandezza di Isidoro – detto l’Agricoltore, o Agricola, o Contadino, anche se nella sua lingua originale, lo spagnolo, è meglio conosciuto come Labrador – sta proprio e tutta qui, nell’aver pregato e zappato la terra! Nato a Madrid tra il 1070 e il 1080, nella stessa capitale iberica morì intorno al 1130 (per alcuni il 15 maggio), per essere canonizzato dalla Chiesa cattolica solo il 12 marzo 1622, giorno in cui papa Gregorio XV emanò ben cinque decreti, che valsero l’onore degli altari a Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila, Francesco Saverio, Filippo Neri e il nostro Isidoro, appunto. Se quaggiù il contadino si sarebbe sentito a disagio in mezzo agli altri quattro, non così lassù, dove le nostre talvolta assurde gerarchie si presume siano azzerate. Questa multi-canonizzazione è significativa, affiancando infatti a quei “mostri sacri” un contadino, ci dice che la santità conosce strade molto diverse, e a ciascuno, noi compresi, è chiesto di seguire la sua: Isidoro non sapeva leggere né scrivere, eppure parlava benissimo, ma col suo Signore!

Cosa sappiamo di lui?
Nacque in Spagna, in quel momento ancora largamente araba e, dopo che la dinastia degli Almoravidi provenienti dal Sahara conquistò Madrid, orfano di padre fin da piccolo, Isidoro andò a lavorare “sotto padrone”, per poi trasferirsi  a Torrelaguna, dove sposò Maria Toribia, beatificata nel 1697. A lui sono stati attribuiti diversi miracoli, il più celebre dei quali vuole sia riuscito, con la sola preghiera, a far salire l’acqua da un pozzo, salvando in tal modo la vita ad un bimbo che ci era finito dentro. Uno dei pochissimi casi – purtroppo – di persone canonizzate pur essendo sposate, l’aspetto miracolistico lo fa primeggiare all’interno di questa coppia santa, ma val la pena sottolineare che anche la moglie è beata per aver, come lui, creduto in Dio e operato il bene tra casa e campi. Entrambi, ad ogni modo, hanno percorso la via della perfezione evangelica avanzando insieme e sostenendosi a vicenda, a partire dalla condivisione dell’immenso dolore, procurato loro dalla precoce morte dell’unico figlio. Isidoro si alzava di buon mattino per partecipare alla Messa, dopo di che andava nei campi. Se il suo primo datore di lavoro,  un certo Vera, ne apprezzò subito la voglia di lavorare e l’onestà, i suoi compagni, invece, arrivarono ad accusarlo di assenteismo. 

Accusa fondata?
Sì, ma per appartarsi a pregare: Isidoro recuperava il tempo “perso” (in realtà guadagnato) moltiplicando l’impegno. Ma al datore di lavoro non bastava, ragion per cui pretese l’abbandono delle sue pie pratiche. Il vero Datore di lavoro nel frattempo, quello con la D maiuscola, moltiplicò il poco grano rimasto. Costretto a tornare nel suo quartiere madrileno, fu assunto da un tale di nome Giovanni Vargas, che lo elesse immediatamente suo braccio destro. Ma gli altri braccianti, ancora una volta, iniziarono a spargere le solite dicerie. Il nuovo datore di lavoro si incuriosì e decise di spiare di nascosto Isidoro, sorprendendolo inginocchiato a pregare e, poco distante da lui, due angeli lavoravano al suo posto: uno reggendo l’aratro, l’altro guidando i buoi! Quella scena raggiunse ben presto il grande pubblico e la notorietà del pio agricoltore. La fama però non lo cambiò, continuò infatti a lavorare la terra, pregare e donare ai poveri quel poco che aveva. 

Come si concluse la sua vicenda “terrena”?
Morto nel 1130, dicevamo, quarant’anni dopo le sue spoglie furono traslate nella capitale spagnola e poste inizialmente nella cappella del Vescovo, quindi nella chiesa madrilena di Sant’Andrea, infine, assieme a quelle della moglie, nella collegiata di Sant’Isidoro, cattedrale di Madrid dal 1885 al 1993. Beatificato da papa Paolo V il 2 maggio 1619, dunque solo cinquecento anni dopo, grazie soprattutto al re di Spagna Filippo II (1527-1598) che attribuì al santo la propria guarigione, viene canonizzato tre anni dopo da Gregorio XV. La sua venerazione si estende dalla penisola iberica alla Sardegna, arrivando perfino in Sudamerica. È inoltre patrono di tantissime località non solo spagnole, su tutte Madrid, ma anche italiane, tra le quali Giarre, Villanova d’Asti, Rivoli Veronese e altre ancora. Una sua reliquia è conservata ad Acquaviva Collecroce, in provincia di Campobasso, mentre a Borore, nel nuorese, e a Samugheo, in provincia di Oristano, la seconda domenica di maggio si celebra la sua festa con relativa sfilata di trattori e altri mezzi agricoli per le strade del paese, con in testa l’immancabile statua lignea di Isidoro, trasportata sul tradizionale carro di legno. 

«Il giovane contadino sudamericano Arley Tuberqui, al termine del 2017 ha scritto: “Signore.. Ti regalo quanto ho fatto quest’anno: il lavoro che ho potuto compiere, le cose che sono passate per le mie mani e quello che con queste ho potuto costruire”. Dona anche a noi, per intercessione di Isidoro e della moglie Maria, di saperti regalare ogni giorno ciò che in fondo è sempre stato tuo, a partire dalla terra che ci hai chiesto di lavorare e custodire. Che dalle nostre mani, sempre aperte, possano passare solo carezze e benedizioni: solo così sapremo costruire un mondo più bello di come Tu stesso l’hai pensato!». 

 

Recita
Tiziana Sensoli, Cristian Messina

Musica di sottofondo
G.Regondi. Etude no.6. Performer Aaron Prillaman. Diritti Creative Commons. Musopen.org

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