Testimoni: Anna Katharina Emmerick (9 Febbraio)



Anna Katharina Emmerick (9 Febbraio)
«Sul promontorio delle crocifissioni vidi diciotto sgherri: i sei che avevano flagellato Gesù, i quattro che l’avevano trascinato, i due che avevano tenuto le funi attaccate alla croce e sei crocifissori.. Vidi quegli uomini crudeli guidati da figure demoniache che li ispiravano a compiere le azioni più infami. Sopra il Salvatore vidi gli angeli piangenti, e anche sulla Vergine e i fedeli di Gesù si libravano creature celesti..».

Da quale Vangelo è tratta questa descrizione così inusuale e minuziosa della passione?
Da nessun Vangelo, bensì da una delle tante visioni della Beata Anna Katharina Emmerick (1774-1824), mistica tedesca vissuta a cavallo tra il 1700 e il 1800. Nata l’8 settembre, stesso giorno in cui la Chiesa celebra la natività di Maria, i genitori, umili contadini, la vedevano alzarsi fin da piccola per pregare nel cuore della notte. Tutto ciò che gli altri bambini sentivano a catechismo lei lo vedeva in prima persona! Ma le sue numerose visioni non le parevano qualcosa di eccezionale, anzi, pensava ne facessero esperienza anche i suoi coetanei. A dodici anni ricevette la prima comunione, occasione in cui le apparve, oltre alla sua patrona Caterina, anche santa Cecilia. La sua vocazione totale a Gesù, in breve, le era chiara fin da piccola. Così il 13 novembre 1802, a ventotto anni, emise i voti religiosi presso le agostiniane di Agnetenberg, e questo grazie all’amica organista, che aveva posto come condizione per la propria entrata in monastero, anche quella di Anna, che non sarebbe mai potuta entrarvi in quanto: cagionevole di salute, povera di famiglia e con i genitori contrari. 

Insomma un monastero davvero accogliente..
Niente affatto, fin da quando si evidenziarono i doni divini, di cui Anna era stata fatta oggetto, le consorelle non mancarono di infliggerle pesanti mortificazioni. Ma lei in quei dieci anni accettò tutto con grande umiltà, dato che nel 1811 il monastero venne soppresso per via delle disposizioni napoleoniche, così il confessore delle monache, il francese padre Lambert, si fece carico della veggente (già malata), facendola accogliere prima da una vedova di Dülmen, poi come domestica in casa propria.

Una storia dolorosa la sua, eppure non troppo conosciuta..
Se la Emmerick è oggi un volto noto, è soprattutto grazie al celebre film del 2003 La Passione di Cristo, dell’attore prima e regista poi Mel Gibson, che per girarlo ha utilizzato, come fonti, oltre ai quattro Vangeli, proprio le visioni della mistica tedesca. Gibson, nato nello stato di New York, a dodici anni si è trasferito con la famiglia a Sydney, in Australia (sia per motivi economici, sia, pare, per evitare il Vietnam ai figli maschi), e col tempo è diventato un fervente cattolico, che oggi non esitiamo a definire – con tutti i pro e i contro – un “tradizionalista”: nel suo ranch californiano di Malibù ha fatto perfino costruire una cappella, in cui ogni domenica si celebra l’Eucaristia in latino. Rito cui il regista partecipava tra l’altro ogni giorno, durante le riprese del film. Dal suo primo matrimonio ha avuto sette figli, tra cui una suora di clausura, ma il divorzio prima e diverse accuse per maltrattamenti, razzismo e antisemitismo poi, oltre che la dipendenza dall’alcol, ne hanno certamente incrinato la fama..

Tornando al film, ecco allora il perché di tanti particolari altrimenti inspiegabili!
Proprio così, Gibson ha riproposto le ultime dodici ore del Gesù terreno avvalendosi in buona parte delle visioni della Emmerick, di cui il regista ebbe conoscenza, come ognuno di noi, grazie all’opera di trascrizione di Clemens Brentano, famoso scrittore e poeta romantico (che lei chiamava il “Pellegrino”, nel senso di “colui che sta camminando su questa terra”, verso la patria celeste) convertitosi proprio dall’incontro con la mistica. Rimase al capezzale della santa per sei anni, fino alla sua morte, fissando nero su bianco quelle sedicimila pagine successivamente pubblicate in tre opere: La dolorosa passione di nostro Signore Gesù Cristo (1833), La vita povera di nostro Signore Gesù Cristo (1858-1860) e La vita della santa Vergine Maria (1852). Oltre a queste, altre raccolte furono in seguito pubblicate, contribuendo a far conoscere Anna Katharina (la cui vicenda aveva “prodotto” numerose conversioni già quando lei era in vita) prima in Germania, Francia e Italia, quindi nel mondo intero. Tra coloro che si sono convertiti leggendo le trascrizioni di Brentano spicca il celebre poeta francese Paul Claudel (1868-1955).

Cosa trattano nello specifico le visioni della santa, di cosa cioè fece esperienza mistica?
Nel 1798, a ventiquattro anni, mentre pregava nella chiesa di sant’Ignazio a Coesfeld, domandò la grazia di partecipare alle sofferenze della coronazione di spine: cadde in estasi e vide Gesù nelle sembianze di un giovane che le offriva due corone, una di fiori e l’altra di spine.. «Io afferrai subito (quella) di spine, lui me la pose sulla testa e premette con entrambe le mani..». Da quel momento iniziò la sua vita “riparatrice”, fatta oggetto di doti soprannaturali: capace di conoscere i misteri della fede senza averli mai studiati, di alimentarsi per lunghi periodo solo dell’ostia consacrata, in grado di relazionarsi con le anime del Purgatorio e di leggere i cuori, diverse volte fu vista lievitare dal letto mentre pregava.. ma ciò che maggiormente la associò al Signore fu il dono delle stigmate ai piedi e alle mani, oltre ad una croce sul petto che la segnò per tre volte. Avvicendatesi al suo capezzale diverse commissioni, con lo scopo di accertare la veridicità dei fenomeni di cui era fatta oggetto, non poterono che accogliere quanto di straordinario in lei avveniva.

Oltre a questi incredibili fenomeni, in che senso Katharina partecipava alla passione di Gesù?
Il suo pregare quotidiano, come anche durante le feste liturgiche o altre situazioni eccezionali, consisteva concretamente nel vedere – o meglio vivere! – con lo sguardo interiore i vari momenti della vita di Gesù, in modo speciale quelli legati alla sua passione. Era insomma una spettatrice attiva di quanto le accadeva, venendo coinvolta nelle sue “visioni”, parlava con Dio come fa un bimbo col padre, partecipando mediante tutti i sensi con i personaggi biblici: in Avvento si vedeva ad esempio insieme a Maria e a Giuseppe in cammino verso Betlemme, a Natale in ginocchio davanti alla mangiatoia, in Quaresima contemplava il volto di Gesù in croce al fianco della Madonna! Fece insomma esperienza di quanto chiede sant’Ignazio di Loyola nella preghiera, ovvero di pregare anche e soprattutto attraverso la nostra immaginazione, sperimentabile da chiunque a partire da quell’incredibile tempo di grazia che è il mese ignaziano, prototipo di tutti gli esercizi spirituali.

Dove riposano le sue spoglie mortali?
Il 9 febbraio del 1824, dopo aver celebrato il sacramento della riconciliazione, ricevette dal suo confessore l’ostia consacrata e l’unzione degli infermi. Alle venti e trenta chiuse gli occhi a questo mondo allo stesso modo della Sacra Scrittura: «Vieni, Signore Gesù» (cfr. Ap 22,20), iniziando a vedere davvero quanto sulla Terra aveva potuto solamente pre-gustare.. Il 15 febbraio del 1975 le ossa, dell’allora serva di Dio, furono traslate nella cripta della chiesa della Santa Croce a Dülmen, cittadina tedesca situata ad una quarantina di chilometri a nord di Dortmund.

«Donaci Signore, per i meriti della tua passione e per l’intercessione di Anna Katharina, di saper leggere con gli occhi del cuore, almeno i capitoli più belli del libro della Storia della Salvezza, che Tu hai scritto per noi, affinché potessimo vivere quanto letto..». 

 

Recita
Stefano Rocchetta

Musica di sottofondo
F.Chopin. Piano Concerto no.1 in E minor. Op.11 II. Romanze. Larghetto. Diritti Creative Commons. Musopen.org

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