Però ti voglio bene uguale. (La Bibbia secondo Paolo Cevoli)



Testo della catechesi
Pietro Paolo Cevoli, tra i cognomi riccionesi più diffusi, porta questo doppio nome per un semplice motivo, oggi non più utilizzato: è nato il 29 giugno, giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra le sue due “colonne”. L’anno è il 1958, quello in cui succede di tutto: sta per essere scoperto il talento di una diciottenne di nome Anna Maria Mazzini, poi celebre con lo pseudonimo di Mina; Domenico Modugno e Johnny Dorelli vincono l’ottava edizione del Festival di San Remo con Nel blu dipinto di blu, in seguito conosciuta come Volare; anno in cui viene pubblicato postumo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa; quello in cui si afferma la Democrazia Cristiana; 1958 che vede il Brasile vincere la sua prima Coppa del Mondo; anno in cui il presidente statunitense Eisenhower dà vita alla NASA, acronimo di National Aeronautic and Space Administration; l’anno della morte di Pio XII, che cederà il passo al “papa buono”, Giovanni XXIII; 1958, ancora, tristemente da ricordare perché il Sant’Uffizio ritira Esperienze Pastorali di don Milani; quello in cui, infine, viene inaugurato il primo tratto della principale autostrada italiana, l’Autostrada del Sole, non a caso denominata A1.    

A soli undici anni Paolo Cevoli comincia a dare una mano ai genitori, che nella “Perla verde dell’Adriatico” gestiscono la pensione Cinzia: è proprio lì, tra un tavolo e l’altro, e sulla scia del papà, che inizierà ad emergere il suo genio cabarettistico. Al liceo, come insegnante di Religione avrà don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII e dal quale imparerà molto.

Laureatosi in giurisprudenza nella vicina Bologna (città in cui più tardi andrà ad abitare), nel 1986 sposa Elisabetta Garuffi, futura stilista di moda con la quale avrà due figli. Sempre negli anni ’80 lavorerà come gestore al Grand Hotel di Rimini. 

L’istrionico riccionese ad un certo punto decide di partecipare ad un concorso per giovani comici: La Zanzara d’Oro, piazzandosi sul terzo gradino del podio. Sarà tuttavia il Maurizio Costanzo Show a lanciarlo sul grande schermo, anche se non mollerà le orme imprenditoriali del padre, aprendo un locale in cui – leggenda narra – , tra un intrattenimento e l’altro, i padri del noto cabaret Zelig Gino e Michele, lo noteranno e gli proporranno di esibirsi a Su la testa con Paolo Rossi, ma lui rifiuterà, perdendo il primo treno da comico. Gino e Michele che però riusciranno ad “intortarlo” nel 2002, portandolo finalmente a Milano.  

Tra i personaggi da lui interpretati abbiamo su tutti Palmiro Cangini, assessore alle “attività varie ed eventuali” dell’immaginario comune romagnolo di Roncofritto Superiore. A caratterizzarlo è la chiosa dei suoi interventi: «Con questo cosa voglio dire? Non lo so. Però c’ho ragione e i fatti mi cosano». Quindi l’imprenditore Teddi Casadey, il cui motto è invece «Un maiale è per sempre»; Poi Lothar, inviato dall’agenzia “Eventi Mandrake Management 2003” in qualità di sostituto per VIP impossibilitati a presentarsi nelle varie trasmissioni; il motociclista Olimpio Pagliarani, soprannominato “Il lepro di Viserbella”, capace di correre gare assurde come la Parigi-Parigi, un giro del mondo in cui i partecipanti sono squalificati se superati dalla propria ombra! Infine Yuri, tifosissimo di Valentino Rossi.

Cevoli ha pubblicato inoltre una manciata di libri, tra i quali La Penultima Cena, tratto dal monologo teatrale che dal 2010 ha portato in giro per il Belpaese. Narra l’incredibile storia di Paolo Simplicio Marone, sulla cui lapide sta scritto: «Nato ad Ariminum sotto l’imperatore Augusto. Vissuto a Roma dove diventa cuoco alla scuola di Apicio, il più grande chef dell’Impero Romano. Scappato in Palestina, ivi incontra Gesù detto il Nazareno e la sua comitiva. Cucina la loro ultima cena. Torna a Roma. Catturato dai soldati. Condannato. Giustiziato con il taglio della testa sotto l’imperatore Nerone». Ecco l’eccezionalità di questo chef: l’aver allestito un catering per il più celebre dei banchetti, che tuttavia sarebbe andato diversamente da come i fatti ci narrano, poiché «Ognuno quell’episodio – sostiene Simplicio – lo racconta a modo suo». L’aver incontrato Gesù (alle nozze di Cana) è però un evento ancor più incredibile, essendo quello un incontro diverso dagli altri: «Logicamente, uno nella sua vita fa tanti incontri. E ognuno gli cambia qualcosina. In bene o in male. Ma ci sono degli incontri che te dividi la vita in un prima e in un dopo». 

Dicevamo che il Nazareno lo ha incontrato a Cana, in cui compie il suo primo segno o miracolo, fatto quest’ultimo che gli fa venire un’idea: «Ma pensa te che razza di ristorante aprirei a Roma con un socio così! Che ti trasforma l’acqua in vino. Oltre allo show è anche un bel risparmio sui costi di gestione». 

Ma i tanti miracoli del Maestro non pare abbiano fatto del bene a tutti, scherza Cevoli, «per esempio, i genitori del cieco nato (che una volta guarito da Gesù, dicono al figlio).. Bé, e adesso che te non guadagni più con l’elemosina, il tuo babbo e la tua mamma chi li mantiene?”». E tutti coloro che hanno “subito” dei danni di questo tipo, lo chef decide di riunirli nella «AVMG. Associazione Vittime Miracoli di Gesù»! Ad ogni modo cerca di convincere l’Iscariota per cucinare durante l’Ultima Cena.. ma, dice: «Giuda è distratto. Non mi sta neanche ad ascoltare. Ha la faccia di uno che sta facendo una cazzata». E la grande cena arriva: «È tutto apparecchiato. Ogni ben di Dio. Leonardo (da Vinci, alludendo al suo capolavoro di Milano, ndr), vieni a vedere che spettacolo, altroché la tua miseria! Te e quell’altra testa di c.. di Dan Brown», riferendosi questa volta alle insinuazioni sollevate dallo scrittore col suo celebre Il codice da Vinci. Ma tutto il “ben di Dio” cucinato dallo chef risulta in esubero, perché, dice Giuda, «noi per la vigilia mangiamo delle piadine e delle erbe amare e poi, scusa, ma diversi hanno disdetto. Saremmo solo in tredici». Superata l’incomprensione «Gesù – precisa Simplicio Marone – fa il pediluvio agli apostoli. Guarda che è ben strano lui lì – commenta fra sé e sé – . Dici che sei figlio di Dio e non ti puoi permettere un inserviente, un garzone, un calista..?». Ma è il giorno seguente a preoccupare lo chef, dato che Gesù è stato arrestato e Giuda si è impiccato: «Addio soldi» per il catering e, come se non bastasse, lo chef si imbatte in un manipolo di soldati romani che lo arrestano. Imprigionato, viene condotto a Roma e reso schiavo, fino a che la futura capitale d’Italia non viene incendiata e, com’è noto, i cristiani sono considerati colpevoli dell’accaduto e attendono di essere dati in pasto alle belve del Colosseo. Tra i detenuti riconosce però il servo delle nozze di Cana, che lo riconosce a sua volta, raccontandogli che Gesù dopo tre giorni è risorto. Queste parole gli fanno tornare in mente lo sguardo del Maestro, i cui occhi somigliano così tanto a quelli dei suoi discepoli in quel momento, dato che si trovano dietro le sbarre.. Ecco allora che l’Ultima Cena diventa la penultima. Come? Lasciamolo dire a Simplicio: «È stato più forte di me. Non ho saputo resistere.. ho preparato uno dei miei piatti a sorpresa.. Una ricetta semplice semplice.. (ma XXXXL, al punto che) A ’sti leoni li ingozzo come dei patrizi romani». Risultato? I leoni ormai sazi risparmiano i potenziali martiri. Ma il “capo del Circo” capisce che c’è di mezzo lo chef e lo fa arrestare: «Ma io sono contento – commenta Simplicio – . Esco di scena alla grandissima». E mentre lo stanno per decapitare gli torna in mente la frase di Gesù: «Non c’è amore più grande di quello di dar la vita per i propri amici». 

La conclusione dello spettacolo, che è e rimane comico, è però commovente: «(quando stai per morire) Ti viene in mente tutta la tua vita.. – commenta lo chef – Ecco, l’ultimo pensiero son gli occhi di Gesù che mi guardavano come se mi volesse dire: “Paolo Simplicio, sei un gran coglio.., però ti voglio bene uguale”».    

Cevoli è ovviamente un comico, ma non per questo evita i temi forti della vita, fede compresa! Lo si evince ad esempio da una sua intervista alla trasmissione Soul, in cui si racconta: «Io ho debuttato nella pensione Cinzia, zero stelle!». All’intervistatrice che gli chiede cosa sia la fede per lui, risponde «ma, penso che sia una cosa per cui tu, senza la quale non potresti vivere.. come si fa?». Quando poi gli domanda come si faccia a ridere in un mondo così, ricorda suo papà: «il mio babbo, che io ho preso tutto da lui, quando stava per andare in cielo, che gli mancava poche ore.. arriva il prete – don Giorgio – e mio babbo da lì a un’ora e mezza sarebbe andato al Padre eterno, quando è arrivato il prete mio babbo gli ha fatto una battuta, anzi due! Quindi, anche di fronte all’estrema sfiga della vita, che è la morte, c’è qualcuno che ha la forza e il coraggio di vivere con leggerezza».

Tra gli spettacoli più riusciti c’è senza dubbio La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli – in realtà una rilettura comica del solo Antico Testamento – che inizia sulle note di Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri, scritta però da Enzo Ghinazzi, in arte Pupo. Perché questo incipit? Lasciamolo dire a lui: «“Che confusione, sarà perché ti amo, se cade il mondo noi ci spostiamo”. E guarda che non è mica un ragionamento del piffero eh, perché non sembra, ma Pupo è intelligente. Se tu gli parli lentamente lui le cose le capisce poverino: è riuscito a mettere insieme due concetti contrapposti come la confusione e l’amore. L’ordine e il caos, il bene e il male. Ecco, allora, qualche annetto prima del 1981 e qualche chilometro lontano da Sanremo, lo stesso ragionamento di Pupo lo facevano gli ebrei, schiavi in Babilonia. Siamo attorno, circa, al 500 a.C. A quell’epoca, nel mondo, regnava Nabucodonosor II, quello di Verdi, l’Aida, Va’ pensiero. Sto Nabucco era una specie di Donald Trump dell’epoca, infatti una mattina si sveglia sull’incazzereccio e col suo parrucchino biondo, per sfogarsi, decide di conquistare il popolo d’Israele».  

Com’è nata la Bibbia? si chiede Cevoli, e abbozza la risposta: «io mi immagino che questi schiavi e muratori ebrei, finita la sua giornata lavorativa di 22-23 ore – capito – la sera.. cosa facevano? Si trovavano fra di loro e si radanavano attorno a un fuocherello, magari grigliando un wurstel, preso di contrabbando, non di maiale, perché loro non possono: i suoi preti.. è vietato. Loro hanno una religione demaializzata – hai capito – al contrario di noi che siamo devoti – capito.. Eeee, stando attorno a sto fuocherello, come passavano il tempo? Non lo so, la televisione non c’era, Sanremo non era cominciato.. chissà, magari forse si raccontavano delle storie: questi nonni, che avevano ricevuto delle storie dai loro nonni, dai loro bisnonni.. insomma, tutte storie che si perdevano nella notte dei tempi, e mi immagino che a un certo punto uno di questi saggi anziani ebrei, magari quelli coi bigodini che gli vengono giù, avrà detto: “Dì, regaz, queste storie son belle, mo’ vigliacca boia mo son belle! Dì mo non è meglio che qualcheduno si prenda la briga di metterle giù per iscritto? Se no, magari è capace che ci dimentichiamo.. E così fecero, le scrissero e, scrivendole, nacque la Bibbia, quella che è arrivata fino ai giorni nostri». 

Poi sottolinea come i 73 libri del canone cattolico comprendano 300.613 parole ebraiche, «una smanciata di parole aramaiche» e 138.013 parole greche. Piccola parentesi: alcuni sketch dello spettacolo Cevoli li ha proposti online, rivisitandoli col titolo Bibbia, il video dei videi, nel corso della pandemia che ci ha costretti tutti a casa, con l’intento di dar senso a quel terribile momento: bravo Paolo!   

Ma il Dio della Bibbia – e la domanda non è assolutamente fuori luogo, anzi – è buono o cattivo? «Gli ebrei, per rispondere alla scabrosa domanda.. si sono inventati una storia, la storia di Giobbe, che non era uno di loro, era un orientale, che loro avran pensato: “così se dice della cazzate la colpa ricade su di lui”». 

«Creazione che per gli ebrei andò grossomodo così: arriva Dio e cende la luce: “ma che confusione c’è, ma io non pensavo, qui c’è un caos.. ma aveva ragione Pupo!».

Quanto al gigantesco tema del peccato originale, il comico lo sintetizza così: «e vide che era buono: e fu sera e fu mattina. E alla fine, all’ultimo giorno, ci ha fatto a noi, maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza dice la Bibbia, e vide che era molto buono, non buono, molto buono, perché quando qualcuno sui profili Facebook scrive “mi sento sbagliato, sono fatto male”.. no! È una pataccata: dalla fabbrica esci fuori bene, dopo magari ti imputanisci camin facendo. Quello potrebbe essere».

Dopo aver considerato le gesta dei vari Caino, Abele, Noè e Abramo, si sofferma su Davide, le vicende del quale (in particolare l’uccisione del suo soldato Uria) gli fanno notare che la Bibbia «è tutto un morto, un amazzamento, una castrazione, una crocifissione, una strage degli innocenti.. che io dicevo: “stasera non c’era niente su Sky, ho cominciato a legger la Bibbia. Io pensavo che era un libro di preghiere, ma invece è una roba che in confronto i film di Quentin Tarantino è un dilettante, fa i documentari sulle suore orsoline, che se la Bibbia fosse su Sky sarebbe V.M. 18, parental control, hot club». Già, la Sacra Scrittura è anche violenta, non potrebbe essere altrimenti, narrando quelle vicende che dicono l’uomo e la donna nella loro totalità, lati oscuri compresi.  

Lo spettacolo lo chiude tentando una sintesi, nella quale paragona Dio ad un teatrante, quindi un suo collega, un capocomico che per raccontarsi nell’universo ha scelto proprio la forma del teatro e, stranamente, nel suo casting ha scelto gli attori peggiori, non certo professionisti moralmente integri e retti. Ma ciò che più conta è la sua volontà di lasciare la scena alle proprie creature, a partire dal post Eden: «è stato Lui che si è fatto in disparte, perché sennò la sua presenza sarebbe stata troppo ingombrante: sul palcoscenico se c’era Lui non c’era spazio per nessun altro, chi vuoi che.. e ha fatto come si fa a teatro: ha aperto il sipario e ha detto “fiat lux”, e si è squintato», capace di starsene cioè dietro le quinte senza intervenire, quando sarebbe tentato di farlo, un po’ come i genitori che, volendo il bene dei figli, vorrebbero risparmiar loro cadute e sofferenze. Ma non lo fa, limitandosi a starsene in disparte a mendicare un po’ d’amore e attenzione da parte della sua truppa.. 

Come detto, Cevoli nel suo spettacolo affronta solo il Primo Testamento, al termine del quale ci tiene tuttavia a mandare in onda il trailer del Secondo: «un bel giorno il Padreterno, dall’alto del suo palazzo celeste, guardò giù sulla Terra, e vide una fanciulla meravigliosa, bellissima, ma era talmente tanto bella che non ce n’erano mai state così belle e mai ce ne saranno. E il Signore si innamorò di lei, perse la testa e addirittura la volle chiedere anche in sposa.. ma non ci andò di persona, no: per discrezione, o forse per timidezza, mandò un messaggero. Chiamò un suo collaboratore: “Gabry.. ascolta Gabriele, lascia stare quello che stai facendo, lo finisci poi dopo. Mettiti a sedere qui che ti devo dire una roba personale. Tu mi conosci da tempo no, quindi.. allora, oh, io mi sono innamorato di una, ma ho preso una scuffia, una roba che io..”.“Eeehh la Madonna!”, “Bravo, proprio di lei ti volevo parlare!». E durante quell’annuncio l’intero universo tenne il fiato in sospeso, momento dopo il quale si fece festa a partire dal cielo, in cui si fecero “Mojiti e prosecchini”. E allora brindiamo a quel fantastico “sì”: salute!   

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Libreria suoni di Logic pro

Le parti originali di Paolo Cevoli sono tratte da 
Intervista a Soul. www.youtube.com
La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli. www.youtube.com

 

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