La Salvezza al contrario (Bibbia e superstizione)



Testo della catechesi
«Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizo contro il malocchio. E con il peperoncino, e un po’ di insaléta, mi protegge la Madonna dell’Incoronéta. Con l’olio, il sale, e l’aceto, mi protegge la Madonna dello Sterpeto. Corrrno di bue, latte screméto, proteggi questa chésa dall’innominéto». La celebre scena di Lino Banfi, nella famosissima commedia del 1983, Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ci introduce al binomio “Bibbia e superstizione”, che spesso, come vedremo, vanno a braccetto. Come si esprime a riguardo la Chiesa? Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 445 si domanda: «Che cosa proibisce Dio quando comanda: “Non avrai altri dèi di fronte a me” (Es 20,2)? Questo Comandamento proibisce: il politeismo e l’idolatria, che divinizza una creatura, il potere, il denaro, perfino il demonio; la superstizione, che è una deviazione del culto dovuto al vero Dio e che si esprime anche nelle varie forme di divinazione, magia, stregoneria e spiritismo». A leggere il Catechismo, insomma, si salvano in pochi, per cui.. meglio concentrarsi solamente sulla superstizione! Di cosa si tratta esattamente? Dal latino superstitiònem (da sùper, “sopra”, e stìtio, “stato”), tale termine fu utilizzato da Cicerone, nel De natura deorum, per indicare coloro che si rivolgevano alle divinità affinché proteggessero i figli superstiti, cioè “sani e salvi”. Nata probabilmente con l’essere umano, che arrivò a venerare gli astri come dèi, col cristianesimo la situazione cambiò, per poi ripresentarsi – come tentazione e deriva! – attraverso le figure dei santi, che, da amici, compagni e modelli, rischiarono (e rischiano tuttora) di diventare facili protettori o dispensatori di favori. Se cerchiamo il significato della parola superstizioso, troviamo ad esempio: “Incline per natura a credere nell’influsso di fattori sovrannaturali o magici sulle vicende umane”. Messa così, superstizioso può essere sia chi legge l’oroscopo sia chi crede in Dio. E spesso, ahimè, si tratta della stessa persona.. Ma torniamo al binomio Bibbia e superstizione.. quest’ultima, non sempre ma spesso, opera con un preciso schema: pesca elementi biblici, o legati in qualche modo alla fede religiosa, e li ribalta, li rovescia cioè a proprio piacimento, trasformandoli in qualcos’altro e in maniera totalmente arbitraria! Facciamo qualche esempio, passando in rassegna i casi più conosciuti e gettonati, forse anche da noi stessi: da me che parlo e da te che ascolti! Tralasciando la possibilità di “aprire la Bibbia a caso”, per rendersi poi conto con Homer Simpson che – utilizzato così – «questo libro non dà risposte!», come ti comporti se ti attraversa la strada un gatto nero? Cosa ne pensi di chi si sposa di venerdì? Hai mai intrapreso un viaggio di martedì? E se, a Messa, proprio mentre stai dando la pace al vicino, un’altra coppia di persone fa altrettanto, incrociando le vostre braccia? Hai mai pensato, in alcuni “periodi no” della vita, che qualcuno ti stesse facendo il malocchio? Il gatto, sacro per gli antichi egizi, durante il Medioevo diventa diabolico. Si dice abbia sette vite, o meglio sette spiriti, e chi ne uccide uno – pensano i Siciliani – soffrirà sette anni. Il nero poi, rimanda evidentemente alla notte, simbolicamente associabile alla morte. Quanto al martedì e al venerdì, occorre fare un passo indietro: già i Romani dividevano i giorni in fasti (dal latino fastus, da fas, “comando divino”) e nefasti, ovvero in positivi e negativi. Col tempo questa divisione si è diffusa, fino a ritenere nefasti il 1° aprile (presunta nascita di Caino!?), il 1° agosto (in cui Lucifero sarebbe stato cacciato dal cielo?!), il 1° dicembre (data della distruzione di Sodoma!?), il martedì e il venerdì appunto, si dice infatti: «né di Venere, né di Marte, non ci si sposa e non si parte, né si dà principio all’arte». Da dove viene questo detto? Nell’antica Roma erano i giorni di chiusura dei “magistrali”, gli uffici preposti tra l’altro ad autorizzare matrimoni, permessi di viaggio e altre licenze, per cui non si poteva richiedere né licenza di matrimonio, né permesso di viaggio. Il proverbio, all’epoca probabilmente era solo una filastrocca in latino che serviva a ricordarsi i giorni di chiusura ma, col tempo, ha assunto connotazione negativa. Sono fasti invece la domenica e il giovedì, rispettivamente giorno della risurrezione di Gesù e della sua istituzione dell’Eucaristia. A proposito di quest’ultima, dicevamo che lo scambio della pace durante la Messa può creare impaccio, o per educazione (e questo sarebbe scusabile) o per scaramanzia, e qui ci sarebbe da storcere il naso: temiamo possa farci del male quella Croce che ci ha salvati? Non solo, tra i più diffusi gesti scaramantici c’è infatti quello di incrociare le dita, eppure il suo significato risale agli albori del cristianesimo: nei primi tre secoli i cristiani erano perseguitati, per cui quello divenne un segno di riconoscimento fra loro. La croce tra l’altro era un simbolo non ancora diffuso, dato che i seguaci di Gesù impiegarono molto tempo per accettare che il loro Dio avesse fatto quella fine infamante. Incrociare le dita equivale per alcuni – ipotesi molto plausibile – a formare il simbolo stilizzato del pesce, che in greco si dice appunto ichthys, acronimo di Iesous CHristos, THeou, Yios, Soter, “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”. Continuiamo.. il malocchio (cioè guardare male, come male-dire): si dice che contro di esso vada ripetuto uno scongiuro pagano per tre volte, spargendo sale e olio. In Abruzzo la formula di scongiuro inizia tra l’altro con un’invocazione a san Sisto. Quanto sia importante lo sguardo altrui – e l’epoca del Covid, per via dell’uso delle mascherine, ce lo ha confermato! – , è evidente, per cui chi “ti guarda male” sta solo mostrando quanto vive, dato che “gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Pensare però che il suo male possa nuocerci col solo sguardo, beh, questo sconfina decisamente nella magia. Interessante tuttavia il fatto che vengano chiamati in causa, come “antidoto”, due elementi molto gettonati nel mondo della superstizione, il sale e l’olio. Il primo veniva gettato dagli antichi sulle città distrutte, affinché non risorgessero; ma la sua fama è cresciuta forse con Leonardo, che nel suo celebre Cenacolo ha messo una saliera rovesciata, vicino a Giuda. Per la sua incorruttibilità (sorta di frigorifero ante litteram), simboleggia l’eternità. Nella Bibbia ha diversi significati, ma nei libri dei Numeri e 2Cronache rimanda all’amicizia. I vari scongiuri prescrivono di gettarlo a destra o a sinistra, che nella Scrittura indicano rispettivamente il lato buono e giusto, e quello cattivo e ingiusto: non a caso di una persona malvagia diciamo che è un personaggio “sinistro”, nel senso di diabolico. L’olio, invece, ha infiniti rimandi liturgici che provengono ovviamente dalla Scrittura: da quello genesiaco (28,18), versato da Giacobbe sulla pietra su cui aveva posato il capo (consacrandola in tal modo al Signore), fino a quello che guarisce i malati, come dice la Lettera di Giacomo (5,14ss). Ma la forza che è capace di trasmettere gli deriva dall’Unto per eccellenza, in ebraico mashiach (“Messia”), in greco Christòs. Rimettiamoci alla prova: che rapporto hai coi numeri 13 e 17? Qualche problema a passare sotto una scala? Ogni tanto.. una sbirciatina all’oroscopo? T’ingozzi di lenticchie a capodanno? Quando passa un’ambulanza o un carro funebre, come ti comporti? Mai sognato un caro defunto che ti ha “dato” dei numeri? Cominciamo con questi ultimi: se per Pitagora sono l’essenza dell’universo, la simbologia – biblica soprattutto – è davvero ampia, ma alcuni di essi sono particolarmente ricorrenti. Tra questi il 13, che ha diverse ragioni per essere considerato negativo: a Babilonia fu distrutto l’Harem del re con le sue 13 mogli, che morirono; passati al periodo cristiano fu attribuito a Giuda, il traditore. Incrociato al venerdì (giorno della morte di Gesù) raggiunge la sua massima negatività. Presso altri popoli – per via di vari accadimenti positivi in quel giorno – , ad esempio in America, è invece ritenuto positivo, ma in Italia è solo dal 1946 che lo diventa, con la nascita del Totocalcio! Se il 13 è da fuggire, il 17 non è da meno, e per due ragioni, una biblica e l’altra del tutto arbitraria: il 17 del secondo mese iniziò infatti il Diluvio universale, mentre gli antichi romani sulle loro tombe scrivevano VIXI, cioè “ho vissuto”, quindi “sono morto”.. se trasformiamo le lettere romane in numeri e anagrammiamo (sempre arbitrariamente) il tutto, ecco 17!? Ma i numeri che la superstizione chiama maggiormente in causa (fateci caso!) sono il 7 e il 3, entrambi simbolo di pienezza e compiutezza. Si fa ricorso ad essi sia in positivo che in negativo: rompere uno specchio porta 7 anni di sfortuna, viceversa la Coccinella porta fortuna per via dei suoi 7 puntini neri sulle elitre, mentre il gatto – come visto – ha 7 vite, 3 sono gli scongiuri o i vari gesti da ripetere, e via dicendo. A proposito di sfortuna, é detta anche scalogna: se per alcuni etimologi il termine deriva dalla contrazione del latino calumnia, per altri proviene invece Ascalonia, sorta di cipolla di Ascalona, città palestinese in cui Sansone uccise trenta Filistei. Perché ci facciamo problemi a passare sotto una scala? Apparsa in sogno a Giacobbe, passarvi sotto – sia essa appoggiata (a un muro) o “a libro”, porta sfortuna per due ragioni: 1) gli astronomi di Assiri e Babilonesi per osservare le stelle salivano su altissime scale, delimitate alla base – per motivi di sicurezza – da un cerchio magico, che recava sventura a chi lo superava e, dunque, passava sotto la scala; 2) va a formare un triangolo, simbolo geometrico della Trinità, per cui passarle attraverso sarebbe irriverente (?!) nei confronti di Dio. A conferma di ciò l’usanza durante il Medioevo, in cui lo sposo non infilava direttamente l’anello nel dito “anulare”, ma prima nel pollice (in ossequio a Dio), poi nell’indice e nel medio, il tutto per ossequio alla Trinità (!?). Mah.. Tale meccanismo si ripresenta anche nel non girare il pane a rovescio sulla tavola, per non essere irriverenti nei confronti di Gesù. In tutti i casi, la vera irriverenza mi pare sia anzitutto nei confronti del nostro cervello! Quanto all’Oroscopo, occorre fare un passo indietro e partire dall’astrologia, ovvero l’arte che presuppone di predire il futuro e svelare il carattere della persona, interpretando le stelle e le costellazioni sotto le quali è nata. È dal sistema genetliaco (cioè della nascita) che si ricava l’Oroscopo, dal greco hōroskópos, “che osserva l’ora”, della nascita appunto. Per san Tommaso, preoccupato giustamente di salvaguardare il libero arbitrio umano, gli astri provocano una inclinazione, non una costrizione. Si dice che diversi imperatori romani, nonché Napoleone e Hitler, non facessero nulla senza aver interpretato il loro astrologo. Mah.. Passiamo al Capodanno: durante la notte di san Silvestro (33° papa), in base alle diverse località, ci si disfa delle cose vecchie, anche gettandole da finestre e terrazzi (indimenticabile la Bianchina di Fantozzi distrutta da una cucina a gas!) e, con esse, del passato negativo, in atteso dell’anno nuovo, che si spera positivo. In questo giorno si indossano indumenti intimi color rosso (ritenendo portino fortuna) e si mangiano le lenticchie (o uva) dato che portano soldi.. a chi? A quelli che le vendono! Il rumore della sirena di un’ambulanza poi, o la vista di un carro funebre (che oggi è in realtà un’automobile, spesso di gran lusso), scatena i gesti più svariati, dal toccar ferro al fare le corna, fino – ovviamente per i soli maschietti – al toccarsi i genitali. C’è qualcosa che accomuna i tre gesti? Probabilmente sì. Non ci pare di esagerare troppo se diciamo che nel primo caso si fa appello ad un materiale “forte”, nel secondo alla parte di quegli animali che permette loro di attaccare, nel terzo alla zona anatomica in cui risiede il massimo potenziale maschile: la sua “forza”, ovvero la capacità di generare, quella che più lo avvicina a Dio creatore. Tornando ai numeri, perché mai un caro defunto che ci appare in sogno, dovrebbe farlo solo per darci i numeri da giocare?  L’oniromanzia, cioè l’arte di interpretare i sogni allo scopo di predire il futuro, è una cosa (gli stessi Giuseppe e Daniele lo facevano nella Bibbia), ma sperare nel “contatto” con una persona – fatto di per sé meraviglioso – solo per sentirsi dire i numeri da giocare, è altra cosa.. Il passaggio dalla religione alla scaramanzia (parola che deriva forse dall’alterazione di chiromanzia, dal greco “lettura della mano”) è dunque davvero breve: chi prega lo fa ad esempio col Rosario, un crocifisso o delle immaginette, che tuttavia possono velocemente tramutarsi in un amuleto, ovvero in quell’oggetto al quale, portato addosso, si attribuisce la virtù di prevenire, allontanare o scongiurare il male e i pericoli, oppure in un talismano (dal greco tèlesma, in persiano tilisman, “rito religioso o magico”), nel caso in cui si pensa abbia solo una funzione “protettiva”. Oppure si pensi alle uova: simbolo di rinascita (o meglio Resurrezione), che possono diventare un oggetto “magico”: il fatto – ci sia permesso di scherzare, magari esagerando un po’ – che siano più i cristiani che il sabato santo vanno a farle benedire, di quelli che presenziano alla grande Veglia serale, è significativo. L’idolatria, legata al feticcio – dal latino facticius, “(idolo) artificiale” appunto – , è quindi sempre dietro l’angolo. L’elenco potrebbe davvero non finire mai, ma non possiamo tacere quanto il mondo dello sport ci offre in merito: avete mai notato come si comportano ad esempio i calciatori, prima, durante e dopo una gara? I gesti scaramantici compiuti sono incalcolabili, su tutti i ripetuti segni di croce – svolti tra l’altro con una velocità davvero da record! – , come se fosse da quelli che dipende l’esito della partita. Ma allora perché durante la settimana, invece di allenarsi, i calciatori non si esercitano unicamente nel fare segni di croce?! I tifosi tuttavia non sono da meno, sia allo stadio sia da casa danno infatti il meglio: “Tu siediti qui, che la volta scorsa abbiamo vinto!”, “Io mi sono messo questa maglietta, con questa vinciamo sempre!”. E via dicendo.. Allora, anche in questo caso, che lo dicano ai loro beniamini che non ha senso che si allenino, tanto il risultato della gara dipenderà da dove si è seduto Tizio o da che maglia ha indossato Caio. Ma poi, non lo fanno forse anche i tifosi della squadra avversaria? Mah.. Se il passo dalla religione alla scaramanzia è breve, a volte fede e magia si sfiorano, come testimonia l’intera saga di Harry Potter. Un esempio su tutti: il Sambuco. Nel Nord Europa si ritiene che sia l’albero a cui si è impiccato Giuda, ragion per cui è chiamato “l’albero della vergogna”. Non a caso la bacchetta di sambuco è, nella suddetta saga, assai difficile da dominare: la sua magia è potente, ma disdegna il padrone se questi non le è superiore; solo un grande mago è in grado di conservare una bacchetta di sambuco. Costituisce uno dei tre “doni della morte” e, se posseduta assieme agli altri due – la Pietra della Risurrezione e il Mantello dell’Invisibilità – fa diventare Padrone della Morte, cioè “capace di accettarla”. E tale saga, si noti bene, è un percorso educativo sulla morte e sulla sua elaborazione, non sulla magia, come precipitosamente si è pensato. Tirando le somme, ognuno di noi ha bisogno di sicurezze, e le va cercando dove può: «Essere superstiziosi è da ignoranti – affermava Eduardo De Filippo – ma non esserlo porta male». Tuttavia dovremmo chiederci: che differenza c’è, ad esempio, tra chi prega e chi va dal mago o legge l’oroscopo, insomma tra il credente e il superstizioso? Nel secondo caso l’obiettivo è “pratico”, si mira cioè a piegare il destino, il fato, la sorte alla propria volontà; al contrario, nel primo caso è alla volontà di un Altro che ci si affida, sapendo che sarà la cosa migliore. La differenza, ancora, è quella che corre tra l’essere schiavi (o clienti) e figli. Non credere in Dio (non a Dio), spesso equivale infatti a credere a tutto il resto.. «La superstizione – diceva il fisico irlandese John Tyndall – è la religione che è cresciuta in maniera incongrua con l’intelligenza». In fondo è della nostra libertà che stiamo parlando.. «Il duca conte, come tutti i posseduti dal demone del gioco, era preda di superstizioni e scaramantici rituali.. “A, uì, uè, la fortuna viene a me, uì, uè, uà, la fortuna viene qua!”.. “Aia!” – gridò il ragionier Ugo Fantozzi – “Che le è successo?” – riprese il duca conte – “Avevo il piede sotto il suo, signor duca conte”.. “Rimetta subito il piede sotto al mio: non interrompa il fluido, tutto deve restare come quando ho vinto!”». 

Recita
Cristian Messina

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