Compagni di viaggio: Rita Levi Montalcini (30 Dicembre)



Rita Levi Montalcini (30 Dicembre)
«Spetta a ogni individuo il compito di costruire la propria scala di valori e cercare di attenersi a quella, non al fine di ottenere un compenso in terra o in cielo, ma con l’obiettivo di godere ora per ora, giorno per giorno, della straordinaria esperienza di vivere.. Il corpo (infatti) può morire. Ma restano i messaggi che abbiamo mandato in vita. Perciò il mio messaggio è questo: credete nei valori».

Di chi è questo invito?
Della neurologa Rita Levi-Montalcini, la cui scoperta del fattore di accrescimento della fibra nervosa le valse nel 1986 il premio Nobel per la medicina. Prima donna ad essere ammessa alla Pontificia accademia delle scienze, il 1º agosto 2001 fu nominata senatrice a vita. Nata a Torino il 22 aprile 1909 in una famiglia ebrea sefardita, il papà Adamo Levi era ingegnere e matematico, mentre mamma Adele Montalcini era pittrice. I due diedero alla luce il futuro scultore e architetto Gino, Anna, Rita e la sua gemella Paola, che diventerà pittrice come la madre. Nonostante il volere del padre, convinto che un mestiere ne avrebbe ostacolato il ruolo di moglie e madre, nel 1930 Rita iniziò a studiare Medicina e Chirurgia nel capoluogo sabaudo, scelta che, determinata dalla morte per tumore dell’amata governante Giovanna, sfociò sei anni dopo in un bel 110 e lode. Due anni più tardi iniziò ad assistere in clinica i pazienti di malattie nervose e mentali, ma l’origine ebrea le costò la sospensione e l’esilio in Belgio, per via delle assurde leggi razziali. 

Cos’altro sappiamo di lei?
Specializzatasi in neuropatologia e psichiatria, scampò in seguito alla Shoah nascondendosi con la famiglia in diversi luoghi di Firenze. Trasferitasi negli Stati Uniti, inizialmente per pochi mesi, vi rimase fino alla pensione, nel 1977. Mai un attimo ferma, intorno ai 90 anni divenne parzialmente cieca, limite che non le impedì di proseguire il suo impegno sociale e politico. Primo Nobel ad aver raggiunto il secolo, in occasione dei suoi cento anni dichiarò di non identificarsi col proprio corpo e i suoi limiti, ma con la sua mente: «Rifiutate – diceva – di accedere a una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività che vi permetta di continuare a pensare “usque ad finem”, “fino alla fine”». Motto, quest’ultimo, che identificherà un’altra eccellenza torinese.. Quanto alla qualità, che ognuno è chiamato a dare alla propria vita, ebbe a dire invece: «non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi». Morirà il 30 dicembre del 2012, nella sua casa romana ma, come detto, non fu il numero degli anni vissuti a lasciare il segno, ma come li spese: «Meglio aggiungere vita ai giorni – ripeteva – , che non giorni alla vita».

Dove riposano le sue spoglie mortali? 
Il suo ateismo, che in passato non le aveva impedito di devolvere parte della somma legata al premio Nobel per la costruzione della sinagoga di Roma, non impedì neppure che a Torino le sue esequie venissero celebrate con rito ebraico, considerate le origini. Il suo corpo, trasformato in cenere, è stato quindi tumulato, insieme al resto della famiglia, nel settore ebraico del cimitero monumentale di Torino.  

Che rapporto aveva col futuro e le nuove generazioni?
«Qualunque decisione tu abbia preso per il tuo futuro – diceva idealmente ad ognuno – , sei autorizzato, e direi incoraggiato, a sottoporla ad un continuo esame, pronto a cambiarla, se non risponde più ai tuoi desideri». Quanto ai giovani affermava che «devono credere in qualcosa di positivo e.. nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte». Ma era altresì convinta che la loro più grande fortuna fosse quella di «incontrare un grande maestro». 

Che rapporto aveva, lei che visse così a lungo, con il tempo?
Di fronte alle urgenze di quello attuale, scriveva nel 2002 nel libro Tempo di mutamenti (la cui copertina l’aveva disegnata proprio la gemella Paola), occorre «attuare una totale revisione dei sistemi educativi e didattici dell’infanzia.. (come) l’entrata in atto di due vaste categorie a tutt’oggi non coinvolte: quella giovanile di ambo i sessi e la componente giovanile del genere umano». E su questo dovremmo chiederci a che punto siamo.. Nel capitolo intitolato Infanzia: potenzialità inesplorate, sottolinea l’importanza «che le capacità intellettuali (del bambino) siano armonicamente sviluppate con quelle emotive e affettive». Ormai diversi anni fa la docente, pedagogista e councelor Mariangela Di Pasquale ha dato vita, insieme ad altri insegnanti, educatori, psicologi e artisti, alla Scuola Interiore delle Arti, che si avvale di un metodo denominato Pedagogia Interiore, un approccio didattico basato sull’empatia, l’autostima e la conoscenza del proprio sé: «L’essere umano – scrive infatti la Di Pasquale nel libro che porta proprio il titolo di Pedagogia Interiore – è formato da tre componenti importanti che ne caratterizzano la sua unicità e totalità: il corpo, la mente, e l’essere, quale sede dell’interiorità, delle emozioni e dei sentimenti». 

Cosa pensava Rita delle emozioni?
Sul quanto fossero potenti, e fin da subito, è lei stessa a dircelo: «Le emozioni provate nei primi anni di vita, e altre sensazioni che hanno suscitato gioia o dolore, lasciano tracce indelebili che condizioneranno le nostre azioni e reazioni nell’intero corso dell’esistenza». «Mi chiedevo perché – aggiunge a tal proposito con una punta d’amarezza la Di Pasquale – il sistema scolastico si concentrasse solo sulle funzioni di apprendimento legate alla mente, dedicasse così poco tempo al corpo, e trascurasse completamente la sfera dello spirito, quella cioè deputata all’interiorità, al cuore, alla conoscenza del sé». Un dubbio che, unito talvolta a sconcerto, caratterizza non pochi insegnanti, occupati e pre-occupati nel barcamenarsi in progetti e incombenze che tutto hanno a che fare, fuorché con la vita vera dei loro alunni!   

Tornando alla Montalcini? 
Due sue celebri frasi recitano non a caso: «Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi»; e: «Tutti dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono (infatti) i suoi meccanismi. Nei ragionamenti del cervello c’è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni». Ormai decenni orsono intuì la necessità di un’istruzione di tipo olistico, evidenziando come «L’educazione, sin dalla più tenera età, incide fortemente sul carattere e sul comportamento dell’adulto di domani. Ostilità, tramandate di generazione in generazione e instillate sin dall’infanzia, verso il diverso, qualunque sia la definizione di questo termine, provocano le tragiche conseguenze dei genocidi e delle guerre che ancora oggi insanguinano l’intero globo». 

Cosa affermava invece della delicatissima fascia dei preadolescenti? 
Parlando nello specifico del bombardamento di immagini favorito dai moderni social network, cui sono sottoposti senza sosta, evidenziava che «La conoscenza brutalmente anticipata dalle immagini inviate.. inibisce la capacità di “inventare il mondo” e distrugge il fascino dell’ignoto». E sentenziava: «Bisogna pensare a una nuova scuola, diversa, non soltanto sostituendo gli attuali programmi di studio, ma anche cambiando il modo di insegnare». La già citata Pedagogia interiore si inserisce proprio qui: «Attraverso il metodo socratico della maieutica (ex-ducere).. sviluppa capacità innovative e creative nell’ambito dell’educazione. (Si tratta di) Una didattica improntata verso l’educazione affettiva, la conoscenza del sé e le arti (teatro, cinema, musica, danza, pittura) come mezzi per sviluppare importanti soft skills quali l’empatia, l’autostima, la comunicazione efficace, la fiducia nel proprio sé, e per stimolare ogni insegnante.. o educatore a dare più valore alle competenze trasversali dell’alunno, alla sua interiorità e intelligenza emotiva, al suo benessere a scuola e nella vita». 

Insomma un obiettivo non da poco! 
I nodi da sciogliere in vista del futuro, a parere della Montalcini sono in pratica due: il ruolo che vogliamo affidare ai giovani e il ruolo della donna. Sul primo afferma: «Si deve riconoscere alle nuove leve, di ambo i sessi, il ruolo di attori e non di spettatori nell’arena della società globale». Del secondo evidenzia quindi come «I contributi femminili sono praticamente nulli dove esistono gravi pregiudizi nei.. confronti (delle donne). Questo dimostra che le condizioni ambientali, e non le differenze di potenzialità intellettuali, sono responsabili della presunta inferiorità femminile». E questa duplice riflessione vale anche, forse soprattutto, in ambito ecclesiale..

L’emancipazione femminile le stava insomma molto a cuore..
Decisamente sì, come testimoniano altre sue celebri affermazioni: «Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società». E ancora: «La differenza tra uomo e donna è epigenetica, ambientale. Il capitale cerebrale è lo stesso: in un caso è stato storicamente represso, nell’altro incoraggiato. Così pure tra popoli. È sempre un dato culturale». Ma soprattutto: «Per la componente femminile del genere umano è giunto il tempo di assumere un ruolo determinante nella gestione del pianeta. La rotta imboccata dal genere umano sembra averci portato in un vicolo cieco di autodistruzione. Le donne possono dare un forte contributo in questo momento critico».

Niente male..
«Le donne di tutto il mondo – scriveva Rita nell’ormai “lontano” 2002 – vanno ritrovando la voce per esprimere la loro angoscia, il loro dolore e la loro rabbia per la violenza di tanti oltraggi che vanno dall’incesto allo stupro, alla forzata prostituzione, alla mutilazione genitale, alla pornografia, alla violenza entro le mura domestiche». E oggi le cose non sono certo migliorate. Quanto alla guerra, o meglio alle guerre, sempre più diffuse sull’intero pianeta, la Montalcini sottolinea come un mondo gestito dalle donne sarebbe stato ben diverso: «l’arte della guerra è stata inventata e gestita in esclusiva dagli uomini.. (credo) che spetti alle discendenti di Eva il compito molto più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace». Nel 1992 propose l’idea – ispirata dal neurobiologo Roger Sperry e sulla scia della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – di formulare una Magna Charta dei Doveri dell’Uomo, allo scopo di fronteggiare i pericoli che incombono sull’intera umanità. «Tra le minacce in atto o previste che incombono sull’intero globo terrestre – sentenzia infatti nell’ultimo capitolo di Tempo di mutamenti – emergono quelle imputabili all’attività dello stesso Homo sapiens.. La causa principale è l’enorme divario tra l’evoluzione delle capacità cognitive e quelle emotive dell’uomo. Le prime lo hanno investito di un potere quasi assoluto di controllo del globo terrestre, mentre le seconde sono rimaste al livello di quelle dell’uomo preistorico». 

E qui torniamo alla già citata Di Pasquale..
Proprio così, fondando non a caso la sua proposta su quelle che chiama le “Tre Regole Interiori”: Ama e lasciati amare, Fidati di te e Conosci te stesso. Se la prima parte dal bisogno fondamentale non appena del bambino, ma di ogni essere umano, quello cioè di amare e di essere amati («è scientificamente provato che ricevere e dichiarare affetto aumenta nel corpo l’ossitocina, l’ormone del benessere e della serenità»), la seconda sottolinea la necessità sociale legata alla stima e all’autostima, facendo «vivere la scuola come la “casa della fiducia”, il luogo.. in cui (l’alunno) potrà conoscere se stesso e le sue infinite potenzialità». E l’autostima, tuona nuovamente l’autrice, «non si può acquistare con un corso on-line, ma attraverso un’educazione che metta insieme corpo, mente e cuore». L’ultima infine è la nota iscrizione che ancora oggi si legge a Delfi, all’ingresso del tempio di Apollo, frase «volta ad esortare ogni viaggiatore che entrava in città a riconoscere i propri limiti di uomo di fronte agli dei. Secondo alcuni testi – precisa quindi la Di Pasquale – l’intero messaggio dell’oracolo.. sarebbe stato il seguente: “Ti avverto, chiunque tu sia. Oh, tu che desideri sondare gli arcani della natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto ogni tesoro degli dei. Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo degli dei».              

Tornando nuovamente alla Montalcini, come conclude il suo Tempo di mutamenti?
Nell’explicit Rita lascia parlare il più famoso degli scienziati, Albert Einstein: «il fattore più importante dell’esistenza umana è la creazione di un fine: quello di una comunità libera di esseri che con un continuo sforzo interiore lottino per liberarsi dell’eredità di istinti antisociali e distruttivi».. Quanto al fine, forse non c’è bisogno di crearlo, esiste già, occorre ri-trovarlo; quanto allo sforzo, ricordiamoci però che spesso non basta; quanto agli «istinti antisociali e distruttivi» possiamo chiamarli, senza allontanarci troppo dal vero.. peccato originale.   

«“Affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi”. Questo Rita, proprio tu che ti dichiaravi senza Dio, pensavi “evangelicamente” fosse il tuo unico merito. Non è stato l’unico, ma forse il lascito più bello e umano: grazie!». 

 

Recita
Giulia Tomassini, Cristian Messina

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