Compagni di viaggio: Robert Baden-Powell (8 Gennaio)



Robert Baden-Powell 
«La mia vita è stata molto felice, e quindi desidero che ognuno di voi abbia una vita altrettanto felice. Cercate di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’avete trovato. E quando sarà la vostra ora, potrete morire sereni nel pensiero che avrete fatto del vostro meglio». 

Di chi sono queste bellissime parole?
Si tratta dell’ultimo messaggio inviato da Robert Baden-Powell agli scout di tutto il mondo, quella realtà che oggi conta circa 40 milioni di aderenti e oltre 500 associazioni presenti quasi ovunque, che ne fanno il più grande movimento giovanile. Sarebbe morto di lì a poco, l’8 gennaio del 1941, il 22 del mese successivo avrebbe compiuto il suo 84° compleanno, o meglio il 31° della sua seconda vita..

Cosa si intende per “seconda vita”?
La sua esistenza ebbe una svolta cruciale, che lo portò dalla guerra alla pace, dall’addestramento all’educazione. Se fino ai 53 anni era stato un grande capo militare – soprattutto grazie alla resistenza di Mafeking, che ne fece un vero e proprio eroe nazionale – da lì in poi scelse di dedicare la sua vita all’educazione dei giovani, partendo proprio dall’addestramento di quei soldati che, a Mafeking, aveva inviato come scout (“esploratori” delle zone circostanti), fino a togliere dalle grinfie della pigrizia i 2 milioni di ragazzi – tra i 12 e i 17 anni – che, al suo ritorno dall’Africa, aveva visto bighellonare per le strade. Nella vita è impossibile non combattere: il punto è “contro chi”? O meglio “contro cosa”.. 

Cosa successe esattamente nel “continente nero”?
Uno tra i più grandi strateghi di sempre si convertì alla pace, e questo grazie ai giovani! La cittadina sudafricana di Mafeking fu teatro di uno dei più grandi bluff della storia: mille soldati inglesi riuscirono, a resistere prima e vincere poi, contro novemila boeri (storpiatura dell’olandese boeren , popolo discendente dai coloni olandesi). Il cartello che capeggiava all’entrata della mensa dei soldati inglesi fu la sintesi di questo miracolo militare: «Se vedete che le circostanze esigono una pronta azione, non aspettate ordini. Non abbiate timore di agire per paura di sbagliare. Chi non ha mai sbagliato non ha mai fatto nulla. Ardire e decisione hanno spesso trasformato un errore in un successo». Il colonnello invitava insomma a rimboccarsi le maniche e a non piangersi addosso.. emblematico, in tal senso, quello che in seguito diventerà uno dei suoi motti più celebri: «Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento»!             

Wow! Ma cosa lo portò, allora, a intraprendere la carriera militare?
Nato a Londra nel 1857, Stephe, così chiamato affettuosamente dai suoi cari (in attesa dei più celebri appellativi di “BP” e “Lupo che non dorme mai”, soprannome quest’ultimo datogli dagli indigeni), battezzato col nome di Robert Stephenson Smyth Powell, fu il sesto degli otto figli di Baden, pastore e docente a Oxford, che tuttavia morì quando egli aveva appena tre anni. Da quel momento fu la madre Henriette (30 anni più giovane di Baden) a prendersi cura dell’intera truppa, che andava dai 13 anni ad appena un mese di vita! Fu lei ad iniziarli alla vita in mezzo alla natura, gettando le basi, senza saperlo, del futuro scoutismo. 

Un’infanzia non facile, insomma..
«Quando sarò vecchio – scriveva – farò in modo che i poveri siano ricchi quanto noi. Essi devono, come noi, avere diritto alla felicità.. Bisogna pregare Dio tutte le volte che si può, ma dato che non si può essere buoni solamente pregando, bisogna anche sforzarsi e fare di tutto per arrivare ad essere buoni». Questo programma di vita lo tracciò quando aveva appena otto anni.. A dodici entrò nel college, in cui divenne popolare grazie alle sue abilità come portiere di calcio. A diciannove, però, lasciò la scuola per intraprendere la carriera militare: figlio del suo tempo, anche Robert arrivò forse a credere che il mondo si divide in esseri umani di serie A e di serie B, triste logica coloniale con la quale il congresso di Berlino del 1884 aveva stabilito le “regole di conquista” dell’Africa, divisa come una torta fra Inglesi, Francesi, Portoghesi e Tedeschi, che se ne appropriarono per l’80%.    

Quando, invece, fu “convertito” dai giovani?
Tornato da trionfatore in patria, vide che accanto ai ragazzi che lo acclamavano e gli chiedevano autografi, ce n’erano altri che si lasciavano vivere ormai privi di ideali. Ne parlò accoratamente con William Smith, fondatore delle Boys Brigades, di cui Robert non condivideva l’eccessivo militarismo, che gli propose di scrivere un articolo sul suo giornale: Scouting for boys (“Esplorazione per ragazzi”), grazie all’incontro con l’editore Arthur Pearsone e, soprattutto, dopo l’esperienza sull’isola di Brownsea, nel 1908 diventerà un libro inizialmente pubblicato in sei puntate, serie di episodi, ricordi, consigli e suggerimenti raggruppati in “26 chiacchierate”.

Cosa successe esattamente su quell’isola? 
Dal 29 luglio 1907 la piccola isola di Brownsea sarà il teatro in cui BP e venti ragazzi – dai 12 ai 16 anni – metteranno in pratica le idee che l’ex colonnello aveva teorizzato nei 15 giorni trascorsi in un albergo di Wimbledom: appunti, schemi, ricordi e chiacchierate fatte coi giovani diventeranno il primo “campo scout”. Armato di sei tende circolari prese in prestito dall’esercito, e con in testa il cappello che indossava a Mafeking, BP traccia la rotta: «Da questo momento, le vostre squadriglie prendono possesso del campo. Ho piena fiducia in voi, perché conto sul vostro onore. Non obbedirete a me, ma al capo che eleggerete in ogni squadriglia». Campo, fiducia, onore, capo.. parole chiave sulle quali si baserà ogni squadriglia, vera e propria società in miniatura. 

In quell’occasione fu redatta anche una qualche forma di regola?
Baden-Powell riassunse in dieci comandamenti – da novello Mosè! – la “legge” scout, da «Lo scout considera suo onore meritare la fiducia» a «Lo scout è puro di pensieri, di parole e di azioni». A questo esigente decalogo aggiunse poi un’altra intuizione decisiva: che i ragazzi compiano ogni giorno una buona azione! «Un vero sistema educativo – sottolineava inoltre BP – reclama la presenza di Dio. Un Dio che.. ci sorride e ci incoraggia a diventare uomini attraverso quel suo grande capolavoro che è la natura». Affianco a questo decalogo e alla “Bibbia scout” (il già citato Scouting for boys) l’azione educativa non poteva tuttavia far a meno, oltre che della natura, del gioco, vero strumento di crescita. Nei trent’anni successivi BP: girò per il mondo a promuovere lo scoutismo e, attraverso di esso, la pace; diede vita ai “campo-scuola per Capi scout”, in cui far sperimentare alle guide – ricoprendo a rotazione tutte le mansioni possibili – la vita dei loro ragazzi; strutturò il movimento (con Lupetti, Scout e Rovers, cui fece da contraltare la versione femminile: Coccinelle, Guide e Scolte); organizzò i Jamboree  (nella lingua degli Indiani d’America “incontro di tribù”) a livello mondiale.                     

Grazie, Signore, per averci donato BP e, attraverso di lui, ricordato che «la vita è troppo corta per perdere tempo a litigare», e che «il vero modo di essere felici è quello di procurare felicità agli altri». Lascia che, come lui, permettiamo che siano i giovani a convertirci! 

 

Recita
Patrizia Sensoli, Cristian Messina

Musica di sottofondo
Musiche di Lorenzo Tempesti. https://www.suonimusicaidee.it

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