Compagni di viaggio: Antoine de Saint-Exupery (7 Aprile)



Antoine de Saint-Exupery (7 Aprile)
Il 29 giugno 1900 nasce a Lione Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, conosciuto con lo pseudonimo di Tonio, terzogenito di cinque figli dei cattolici Jean de Saint-Exupéry, visconte, e Marie Boyer de Fonscolombe, infermiera ed ottima pittrice. Ad appena quattro anni rimane orfano di padre. Tra gli studenti del collegio gesuita di Notre-Dame de Sainte-Croix dicono sia il più fantasioso, ma anche il più prepotente e viziato, ma malinconico: «C’è una cosa che mi rattristerà sempre – dirà lui stesso in futuro – ..essere diventato grande». Col fratello François si trasferisce in seguito in un secondo collegio, a Villefranche-sur-Saône, quindi in un terzo, quello svizzero di Friburgo, questa volta gestito dai padri maristi. Ma il suo percorso educativo non è finito: nel 1917 la malattia del fratello li riporta in Francia, dove si iscrive prima al liceo Bossuet, poi a quello di  Saint-Louis a Parigi.

Come mai lo ricordiamo proprio oggi?
Perché il 7 aprile 2004 la stampa francese annuncia il ritrovamento, al largo della costa marsigliese e a ben  sessanta metri di profondità, di quel che resta dell’aereo sul quale stava volando prima di sparire agli occhi del mondo. Ma facciamo un passo indietro, partendo dalla sua passione per gli aerei, iniziata probabilmente nel 1912, anno in cui sale per la prima volta su un velivolo. Eppure la sua avventura cominciò dal mare, ma fu respinto all’esame d’ingresso della scuola navale, così nel 1921 si arruolò nel II reggimento di aviazione di Strasburgo, ottenendo questa volta, prima il brevetto di pilota civile, poi quello militare. Cinque anni dopo è assunto dalla Latécoère, che cambierà successivamente nome in Aéropostale (a sua volta assorbita dall’Air France), per la quale trasporta lettere da Tolosa a Dakar. Nel 1930 approda a Buenos Aires, dove è direttore della linea aeropostale Argentina-Francia. Nel 1935, mentre azzarda la tratta Parigi-Saigon, precipita nel deserto: prima viene aiutato da un beduino, poi tratto in salvo dall’Aeronautica italiana. 

Insomma un avventuriero dei cieli!
La sua breve vita si è sviluppata tra cielo e terra, tra cloche e penna, era infatti un ottimo scrittore, nel 1943 ci ha regalato quella meraviglia che è Il piccolo principe. A Parigi conosce e si lega alla futura scrittrice Louise Lévèque de Vilmorin, e nel 1926 pubblica su una rivista il suo primo racconto, che non poteva non chiamarsi L’aviatore, mentre nel ’29 esce il suo primo libro, Corriere del sud, seguito due anni più tardi da Volo di notte, quindi Terra degli uomini, Pilota di guerra e Cittadella, quest’ultimo pubblicato nel 1948, dopo la sua morte. A questa “raccolta di appunti” ne seguirà un’altra nel 1982, pubblicata col titolo di Scritti di guerra, mentre nel novembre del 2007 vengono alla luce alcune sue lettere inedite, date alle stampe l’anno seguente come Lettere a una sconosciuta. 

Beh, la curiosità ci spinge a chiederci di chi si tratti.. 
Nel maggio 1931 Tonio è sul treno, sta viaggiando sulla tratta che lo porta da Orano (città che 16 anni dopo diventerà famosa grazie a La peste di Albert Camus) ad Algeri, quando incontra una ventitreenne di origine francese: tra i due scoppia una passione improvvisa! Le lettere che le scriverà sembrano svelare tra l’altro qualcosa del legame tra Antoine e il personaggio del Piccolo Principe. All’attività di scrittore Saint-Exupéry unisce tuttavia quella di inventore, a partire da un dispositivo per l’atterraggio degli aerei. A questo brevetto ne seguiranno tanti altri, sempre legati ai velivoli. Tornando invece ai suoi affetti, è nella capitale argentina che conosce l’amore della sua vita, Consuelo Suncín-Sandoval Zeceña de Gómez, scrittrice e pittrice salvadoregna, che in seguito farà parte di un gruppo di surrealisti, il più noto dei quali è il discusso Marcel Duchamp, quello dell’orinatoio tanto per intenderci. Consuelo morirà nel 1979, lasciando alla Francia un best seller: la sua autobiografia, scoperta però solo dopo il suo decesso e pubblicata vent’anni più tardi. 

A proposito di best seller, di cosa parla davvero Il Piccolo Principe?
Nel suo La Bibbia per tutti, for dummies, il teologo e giornalista connazionale di Antoine, Éric Denimal, afferma: «L’autore de Il Piccolo Principe non si è mai definito cristiano, tuttavia dalle sue opere traspaiono diversi concetti biblici. Il piccolo principe caduto dal cielo per incontrare l’uomo in un deserto evoca Dio che incontra Mosè sul Sinai e.. (il) Figlio di Dio che si incarna per vivere tra gli uomini. Durante una confessione, Saint-Exupéry riconosce: “Il problema è, innanzitutto, quello di essere privati di Dio!”». L’autore era agnostico, eppure ammetteva – dando vita ad una interessante contraddizione – l’esistenza di Dio, «convinto che debba pur esserci una consegna, un ordine che viene da qualcun altro (dall’alto)». Non è infatti un caso che sul pianeta in cui abita il lampionaio il principe spieghi che «La consegna è la consegna». Tonio non ha fatto altro che farsi latore di questa interminabile “consegna”, diventando egli stesso strumento di quella tradizione – dal latino traděre, “consegnare” – che ci ha fatto giungere la Bibbia fino ai giorni nostri, ovviamente nella sua personalissima trasposizione che, seppur velata, è molto, molto chiara!   

Si diceva che è morto in un incidente aereo.. cos’è successo precisamente?
Tornato in Europa, dopo una parentesi negli Stati Uniti e in Canada, gli vengono affidate cinque missioni di ricognizione fra la Sardegna e la Corsica, ma dall’ultima, effettuata col suo F-5, non farà più ritorno, precipitando in mare in circostanze poco chiare: era il 31 luglio 1944, aveva appena 44 anni.. Più di mezzo secolo dopo, siamo nel 1998, un pescatore ritrova ad est dell’isola di Riou, agganciato ad un pezzo di metallo – probabilmente parte dell’aereo – un braccialetto d’argento con incisi il suo nome, quello della moglie Consuelo e del suo editore americano. Ma tutto procedette sul piano delle supposizioni, fino a quando nel 2008 un pilota tedesco, Horst Rippert, ammise di averlo abbattuto, senza sapere ovviamente chi fosse la vittima: «Quando ho saputo di chi si trattava – disse in seguito – ho a lungo sperato che non si trattasse di lui», poiché Saint-Exupéry era all’epoca già conosciuto anche in Germania. Pare sia stata questa la ragione del suo silenzio durato ben sessantaquattro anni! Tuttavia non pochi studiosi dubitano di questa versione dei fatti, aspetto che non fa altro che avvolgere ulteriormente nel mistero la vicenda del nostro Tonio..

Già, un vero mistero, che il mondo ha però saputo celebrare..
Proprio così, omaggiandolo in vari modi: nel 2000, centenario della sua nascita, gli è stato intitolato l’aeroporto di Lione; il fumettista Hugo Pratt – l’autore di Corto Maltese – gli ha invece dedicato la storia Saint-Exupéry. L’ultimo volo; mentre nel 1987 il cantautore Francesco De Gregori gli dedica il brano Pilota di guerra; del ’96 è invece il film biografico Saint-Ex, diretto da Anand Tucker; ma la dedica più singolare è quella da parte della celebre marca di penne di lusso Montblanc, che nel 2017 lo onora di una stilografica in oro 18 carati, neanche a dirlo in edizione limitata. Ed è proprio con una dedica – A Leone Werth –  che si apre il suo capolavoro: «Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro (Il Piccolo Principe) a una persona grande.. (siccome) Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi di essi se ne ricordano).. correggo la mia dedica: A Leone Werth quando era un bambino».

«Ti ringraziamo, Signore, per averci donato un cercatore di Infinito così appassionato, un avventuriero che, volando tra cieli e fantasia, tra etere e cellulosa, schivando con penna e cloche le contraddizioni del suo pur breve tragitto, ha saputo regalarci pagine così belle. Ci rivedremo caro Antoine, questa volta nel regno dell’essenziale..».     

 

 

 

 

Recita
Giulia Tomassini, Cristian Messina

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