Geremia 20,10-13 con il commento di Auro Panzetta



Dal libro del profeta Geremia
Ger 20,10-13

Testo del brano 
Sentivo la calunnia di molti: «Terrore all’intorno! Denunciàtelo! Sì, lo denunceremo». Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta». Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile. Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa! Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori. 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.I.Tchaikovsky. The sick doll. G Major. Piano, Louis Sauter. Diritti Creative Commons. Musopen.org.

Meditazione
Auro Panzetta

Meditazione
Il brano del profeta Geremia che la liturgia ci propone si comprende correttamente qualora si rammenti di ciò che lo precede: l’intima e lacerante relazione con Dio che il profeta descrive con termini di intensa e struggente nostalgia, lamentandosi tuttavia del disprezzo a cui lo espongono le dure parole che deve annunciare: «Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: “Violenza! Oppressione!”. […] Mi dicevo: “Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!”. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo». Il destino del paese di Giuda, che Geremia ha profetizzato per ordine di Dio, è inaccettabile per coloro che non vogliono sentir parlare di castighi e di sconfitte, perché significherebbe ammettere di dover obbedire ad un disegno che la ragione umana rifiuta. Spesso adattiamo l’immagine di Dio alla nostra limitata capacità di comprensione e ci scandalizziamo quando Egli agisce con una libertà ed una originalità sovrane. Certo, stare dalla parte di Dio come ci testimonia Geremia non è sempre facile, talvolta è causa di lotte e incomprensioni. Tuttavia proprio quando la misura dello sconforto e del dolore sembra colma e l’uomo si arrende al proprio limite, l’intervento di Dio ci raggiunge inaspettato e risolutivo come non avremmo mai immaginato. Nonostante Geremia sperimenti una relazione con Dio non certo lineare, piuttosto fatta di abbandoni e riprese, di infuocate attestazioni e di lamenti e recriminazioni così simili al modo di vivere la fede nelle contraddizioni del nostro tempo, la fedeltà a quell’amore divino che lo ha sedotto per sempre trionfa una volta ancora. Nell’enfasi delle parole che traducono una incrollabile e sicura fiducia nell’azione di Dio, a cui affidare la propria richiesta di giustizia e la liberazione da ogni schiavitù, da ogni sopruso da ogni sofferenza, si scioglie il canto di lode del profeta a cui vorremmo unire la nostra povera voce. Quando siamo stanchi ed afflitti ed ogni speranza sembra vana, scoraggiati dalle difficoltà della vita, impauriti da un futuro incerto, abbattuti perché l’aiuto tanto atteso sembra non arrivare mai, rinfranchiamo il nostro animo perché: «Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d’animo!».

Scarica la nostra App su