Geremia 18,18-20 con il commento di Auro Panzetta



Dal libro del profeta Geremia
Ger 18,18-20

Testo del brano 
I nemici del profeta] dissero: «Venite e tramiamo insidie contro Geremìa, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti né il consiglio ai saggi né la parola ai profeti. Venite, ostacoliamolo quando parla, non badiamo a tutte le sue parole». Prestami ascolto, Signore, e odi la voce di chi è in lite con me. Si rende forse male per bene? Hanno scavato per me una fossa. Ricòrdati quando mi presentavo a te, per parlare in loro favore, per stornare da loro la tua ira.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.I.Tchaikovsky. The sick doll. G Major. Piano, Louis Sauter. Diritti Creative Commons. Musopen.org.

Meditazione
Auro Panzetta

Meditazione
Nella sezione delle cosiddette “confessioni” del profeta è collocato anche il brano che abbiamo ascoltato. Il carattere personale che emerge da questo testo ci ricorda la peculiarità dell’attività di Geremia e della sua relazione con Dio, che non si ritrova in altri passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, se si esclude, per quest’ultimo, il Corpus paolino. L’intensità di questa esperienza esistenziale traspare nel libro del profeta in lamentazioni talora insistite, in fughe e ritorni, in vibranti conferme nella fede incrollabile dell’opera di Dio, peraltro accompagnati da titubanze e arretramenti che ne segnano la sofferta umanità. Come non accorgersi della modernità di questa personalità che si specchia nella nostra? Così simile, quando ci rivolgiamo a Dio nell’entusiasmo del primo innamoramento della fede, per poi, talora, accomodarci in una relazione che crediamo di avere conquistato a nostro favore e che viceversa ci sfugge quando domandiamo e non veniamo esauditi, quando imploriamo un aiuto immediato che non ci viene concesso nelle modalità richieste, o quando semplicemente ci allontaniamo perché altre sirene ci seducono pericolosamente. Per la Grazia di un Altro tuttavia accade il miracolo della nostra conversione: tra cadute e ritorni, riprese e silenzi il nostro sì si fa strada nella consapevolezza che «Tu solo hai parole di vita eterna». Anche Geremia attraversa l’esperienza di un Amore nel deserto che ci provoca e subito dopo sembra abbandonarci alle nostre infermità, ci affascina nella rincorsa di un volto e di una parola che ci hanno quietato la sete dell’anima, per un momento, prima che riprenda l’inquietudine dei giorni, di un tempo d’attesa. L’amarezza del profeta e l’anelito alla giustizia trovano spazio nello stupore di vedere coloro che si sono beneficiati rivoltarsi contro la mano che li ha aiutati e si manifestano nel grido rivolto al Signore: «Ricordati quando mi presentavo a te, per parlare in loro favore» traducendosi infine nella richiesta di un intervento, che punisca coloro che tramano insidie. Dobbiamo essere consapevoli che se qualcosa di bene compiamo dovrà essere così gratuito da non temere persino l’ingratitudine, o peggio il desiderio di coloro che vorrebbero far tacere ogni voce che, parlando in nome di un Altro, metta in luce le loro miserie e il loro peccato. L’esperienza di Geremia ci insegna che testimoniare la fede nei progetti di Dio può causare la perdita della considerazione umana o più gravemente addirittura la persecuzione. Quante volte per evitare di essere coinvolti o di trovare problemi abbiamo evitato di porci con chiarezza dalla parte della Verità, o peggio, con il nostro silenzio ci siamo resi complici della ingratitudine che ferisce l’Amore di Dio che ci ha generati e di cui la croce è l’emblema culminante, eppure luogo di un Amore gratuito e paterno, che non lesina la correzione, ma è sovrabbondante nella Grazia. Dobbiamo riconoscere di essere peccatori, di essere talora tra coloro che si voltano dall’altra parte per non vedere e non essere coinvolti. Ingratitudine, ignavia e pigrizia da cui solo la Misericordia di un Amore geloso e fedele ci può salvare, se ad Esso torniamo pieni di riconoscenza e di speranza.

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