Geremia 3,14-17 con il commento di Auro Panzetta



Dal libro del profeta Geremia
Ger 3,14-17

Testo del brano
Ritornate, figli traviati – oracolo del Signore – perché io sono il vostro padrone. Vi prenderò uno da ogni città e due da ciascuna famiglia e vi condurrò a Sion. Vi darò pastori secondo il mio cuore, che vi guideranno con scienza e intelligenza. Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni – oracolo del Signore – non si parlerà più dell’arca dell’alleanza del Signore: non verrà più in mente a nessuno e nessuno se ne ricorderà, non sarà rimpianta né rifatta. In quel tempo chiameranno Gerusalemme “Trono del Signore”, e a Gerusalemme tutte le genti si raduneranno nel nome del Signore e non seguiranno più caparbiamente il loro cuore malvagio.

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.I.Tchaikovsky. The sick doll. G Major. Piano, Louis Sauter. Diritti Creative Commons. Musopen.org.

Meditazione
Auro Panzetta

Meditazione
La divina misericordia non si ferma di fronte alle regole ed ai divieti che l’uomo spesso aggrava, non ricordando che la sapienza di Dio li ha posti per orientare ad una verità più profonda. La fantasia redentiva di Dio supera gli ambiti ristretti in cui l’uomo la costringe. Ecco perché la parabola sponsale che trama tutta la storia della Salvezza, dall’inizio in Genesi fino ai temi dell’Apocalisse, rivela una originalità soprannaturale. Questa fedeltà assoluta verso un popolo  smemorato e ingrato è manifestata da una misericordia che si dona senza remore né limiti, comunque decisa a realizzare il progetto di salvezza pensato fin dall’origine: «Ritornate, figli traviati – oracolo del Signore – perché io sono il vostro padrone». In questo passo il termine padrone può suonare stonato, ma in precedenti traduzioni il suo significato aveva un accento chiaramente sponsale. Il senso figurato di tutto il brano è evidentemente messianico, poiché «Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni – oracolo del Signore – non si parlerà più dell’arca dell’alleanza del Signore: non verrà più in mente a nessuno e nessuno se ne ricorderà, non sarà rimpianta né rifatta». La visione del profeta annuncia ciò che Dio  realizzerà per il suo popolo superando ogni schema e consuetudine umani: «Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore. Non ti mostrerò la faccia sdegnata, perché io sono pietoso, dice il Signore. Non conserverò l’ira per sempre. Su, riconosci la tua colpa, perché sei stata infedele al Signore tuo Dio; hai profuso l’amore agli stranieri sotto ogni albero verde e non hai ascoltato la mia voce. Oracolo del Signore». È interessante osservare che ciò che conta per Dio non è l’osservanza di una  norma, ma la fedeltà ad una relazione, che ne è il fondamento e che la norma stessa difende. Il riferimento poi ad una fecondità spirituale che superi la lettera della legge e rinnovi i cuori, mostrando all’uomo la via della vera pace, ha in Gesù il suo centro e la sua origine. Sarà in lui che si compirà la promessa a cui il testo del profeta si riferisce: un popolo innumerevole, di ogni lingua e nazione, sarà generato dal suo sacrificio d’amore, fecondo oltre ogni limite. Non sarà più il Tempio il luogo fisico della relazione con Dio, viceversa il cuore di ogni uomo sarà abitato dalla Sua presenza. Questo popolo senza numero, che compone il corpo di cui Cristo è il capo, comparirà di fronte a Dio come sposa eletta e purificata dal sangue dell’Agnello, nelle nozze mistiche della Gerusalemme celeste. Fin qui la visione che attraverso il velo del simbolo sponsale canta le gioie del futuro Regno messianico. Ciò che non dobbiamo dimenticare è che quel Regno comincia qui ed ora, vive e si alimenta delle fatiche e della carità che le nostre comunità testimoniano, che la nostra vita incarna e che lo Spirito dell’Amore santifica.

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