Geremia 31,1-7 con il commento di Auro Panzetta



Dal libro del profeta Geremia
Ger 31,1-7

Testo del brano
«In quel tempo – oracolo del Signore – io sarò Dio per tutte le famiglie d’Israele ed esse saranno il mio popolo. Così dice il Signore: Ha trovato grazia nel deserto un popolo scampato alla spada; Israele si avvia a una dimora di pace». Da lontano mi è apparso il Signore: «Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele. Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli e avanzerai danzando tra gente in festa. Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samarìa; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno. Verrà il giorno in cui le sentinelle grideranno sulla montagna di Èfraim: “Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore, nostro Dio”. Poiché dice il Signore: Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.I.Tchaikovsky. The sick doll. G Major. Piano, Louis Sauter. Diritti Creative Commons. Musopen.org.

Meditazione
Auro Panzetta

Meditazione
Sebbene questa profezia del ritorno di Israele si riferisca alle tribù del regno del nord, caduto ad opera dell’impero Assiro più di un secolo prima, si adatta perfettamente anche ai travagli degli esiliati dal regno di Giuda che hanno dovuto prendere la stessa strada verso settentrione, e dei sopravvissuti rimasti in patria. Nel cielo oscuro di questo  tramonto che non sembra avere fine, una luce di speranza traspare dalle parole del profeta: «Ti ho amato di un amore eterno, per questo continuo a esserti fedele. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele. Di nuovo prenderai i tuoi tamburelli e avanzerai danzando tra gente in festa. Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samarìa; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno». Lo scenario è quello di una festa di nozze, di canti e di danze per una ritrovata felicità che rimanda alla gioia  per il passaggio   dell’Arca ai tempi di Davide. La sottolineatura simbolica di un nuovo esodo, legata al ritrovato legame con il Dio della promessa, è senz’altro il significato principale: «Ha trovato grazia nel deserto un popolo scampato alla spada»; ma qui il contenuto si riferisce proprio alla riedificazione non solo morale e spirituale, ma anche materiale del popolo eletto: «Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samarìa; dopo aver piantato, i piantatori raccoglieranno». La cura di Dio per il suo popolo non è lontana dalle reali esigenze di una vita nuova e normale. Se il castigo per le gravi colpe commesse e il mancato pentimento era inevitabile, Dio si preoccupa di preparare un nuovo inizio e di ristabilire l’antica alleanza, perché la sua parola è fedele in eterno. L’idea di un patto d’amore fondato sulla fedeltà percorre queste pagine profetiche, insegnandoci che al di là di tutto, ciò che permette la prosecuzione di un progetto d’amore comune è in prima istanza la reciproca volontà di essere fedeli, che supera anche il dolore del tradimento. A questo impegno non può essere estranea la Grazia, perché le nostre sole forze non sembrano capaci di questo prodigio: un amore per sempre, che non venga mai meno. L’esperienza di Israele ci indica proprio questo: non è uno sforzo per quanto grande che ci permette di essere fedeli, è l’amore senza limiti di un Altro a cui ci si consegna, che realizza questo miracolo. Appare così evidente che il vero problema del peccato, alla radice di ogni allontanamento da Dio, non sta nella trasgressione di un divieto, piuttosto nella rottura di un rapporto che quella norma fondava e difendeva. Dunque lasciarsi perdonare, superando la tentazione di una autonomia presuntuosa e nei fatti sterile, costituisce l’atteggiamento filiale che chiede la fede. Gesù ci ha insegnato che la misericordia di Dio non vuole fare a meno della nostra libertà per manifestarsi. Il suo è un appello che fa sempre leva sulla risposta libera dell’uomo. Dio, che ci ha chiamato liberamente all’esistenza, vuole lasciarci liberi nella risposta, che rappresenta il vero tema della vita e tutta la nostra responsabilità. Il compito difficile e drammatico del profeta consiste nell’annunciare un ritorno, una nuova aurora dentro un tempo storico che sembra  negarne  irrimediabilmente ogni possibilità. In questo senso, il concetto di “piccolo resto” si riferisce  a coloro che saranno salvati perché rimasti fedeli nel momento della prova più dura, e da questa purificati. La prova tuttavia non consiste nella fedeltà ad una promessa messianica, peraltro intesa in un orizzonte umano, piuttosto si rivolge al cuore dell’uomo ed alla sua decisione di rimanere fedele al patto nuziale dell’alleanza, che allora sarà così fecondo da rinnovare tutte le cose. Principalmente dunque, la fede in Dio richiede la disponibilità del cuore, certi che i suoi disegni sono sempre orientati al bene delle sue creature, anche se le promesse tardano ad avverarsi o sembrano non realizzarsi completamente e, soprattutto, non come ce le aspettavamo. 

 

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