Geremia 23,5-8 con il commento di Auro Panzetta



Dal libro del profeta Geremia
Ger 23,5-8 

Testo del brano
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia. Pertanto, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si dirà più: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto!”, ma piuttosto: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!”; costoro dimoreranno nella propria terra».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.I.Tchaikovsky. The sick doll. G Major. Piano, Louis Sauter. Diritti Creative Commons. Musopen.org.

Meditazione
Auro Panzetta

Meditazione
Questo brano del profeta Geremia che la liturgia oggi ci propone, frutto di una serie di interventi redazionali diversi, si colloca nel contesto degli oracoli di sventura, proponendo tuttavia, nonostante i fallimenti e i tradimenti del popolo rispetto all’alleanza con Jhwh, una insperata e straordinaria via di salvezza. Sebbene il testo contenga un forte richiamo ad una giustizia sociale, richiamata dalla profezia di un re saggio, custode del diritto e difensore dei deboli, non sembra essere questo il significato principale a cui il testo allude. L’immagine della Giustizia ha subito una lunga evoluzione storica, acquisendo diversi attributi che ne rappresentano gli aspetti più importanti. Certo la spada, la bilancia o la benda, che copre gli occhi della sua personificazione allegorica, sono orientati ad esprimere una equità retributiva, riparatrice delle ingiustizie e garanzia di imparzialità. Ma «Signore-nostra-giustizia», che sarà il nome del “germoglio giusto” suscitato alla discendenza davidica, propone ben altro concetto della giustizia, come attesta anche l’evoluzione del suo significato nella tradizione biblica ed in particolare in quella profetica. L’appellativo «Signore-nostra-giustizia», in cui i primi cristiani hanno riconosciuto Gesù, suona come un giudizio radicale e antitetico al comportamento degli ultimi Re di Giuda prima dell’esilio babilonese, in particolare di Sedecia, il cui nome significa appunto “Giustizia di Dio”, ma le cui  azioni non ne richiamavano certo il senso. La giustizia non è solo rifeimento al contesto giuridico-legale o criterio dell’armonia del tessuto sociale, conformato alla legge di Dio, essa esprimerà agli  esordi della nascita del Cristo un’attesa di compiuta relazione con Dio stesso. La Giustizia dunque si concepisce come riconoscimento di una relazione che ci precede perché ci ha generati e ci attende come compimento di un cammino filiale. Essa non è frutto di una capacità umana, semmai è dono gratuito, consegnato alla nostra libertà, come ci ricorda un passo del Deuteronomio: «Sappi dunque che non a causa della tua giustizia il Signore tuo Dio ti dà il possesso di questo fertile paese; anzi tu sei un popolo di dura cervice». Chi ci permetterà di essere riconciliati nella giustizia di Dio, in modo da meritare di entrare nel suo Regno di amore e di pace? Il Natale alle porte realizza in pienezza questa promessa, annunciata dal profeta. Ecco perché solo in Cristo, nostra Giustizia, è manifestata la perfetta relazione con Dio, introducendo per suo merito il genere umano nella famiglia di Dio e nella tenerezza del suo amore paterno. Gli ultimi versetti del brano si riferiscono in definitiva all’annuncio di questa famiglia oggi, che è la Chiesa, il calore di un luogo fraterno che abbraccia gli affanni del cuore e guarisce le ferite dell’anima. L’immagine è adombrata nella metafora del ritorno e della dimora nella propria terra, con un significato redentivo, la cui universalità è dichiarata dalla provenienza, in particolare il settentrione, nella Bibbia sempre simbolo negativo, di peccato e sventura. San Giuseppe nel Vangelo è indicato come uomo giusto, fedele ed obbediente custode della Luce che ha rischiarato le tenebre della notte santa, chiediamo a lui di custodire nei nostri cuori e di testimoniare con la vita la bellezza di questo annuncio.

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