Geremia 7,1-11 con il commento di Auro Panzetta



Dal libro del profeta Geremia
Ger 7,1-11

Testo del brano
Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremìa: «Férmati alla porta del tempio del Signore e là pronuncia questo discorso: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che varcate queste porte per prostrarvi al Signore. Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Rendete buone la vostra condotta e le vostre azioni, e io vi farò abitare in questo luogo. Non confidate in parole menzognere ripetendo: “Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore, il tempio del Signore!”. Se davvero renderete buone la vostra condotta e le vostre azioni, se praticherete la giustizia gli uni verso gli altri, se non opprimerete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargerete sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia dèi stranieri, io vi farò abitare in questo luogo, nella terra che diedi ai vostri padri da sempre e per sempre. Ma voi confidate in parole false, che non giovano: rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dèi che non conoscevate. Poi venite e vi presentate davanti a me in questo tempio, sul quale è invocato il mio nome, e dite: “Siamo salvi!”, e poi continuate a compiere tutti questi abomini. Forse per voi è un covo di ladri questo tempio sul quale è invocato il mio nome? Anch’io però vedo tutto questo! Oracolo del Signore».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.I.Tchaikovsky. The sick doll. G Major. Piano, Louis Sauter. Diritti Creative Commons. Musopen.org.

Meditazione
Auro Panzetta

 

Meditazione
La porta è sempre un simbolo abbreviato del potere; in questo caso, la porta del Tempio diventa ancor più evocativa e allude ad una indicazione morale sulla giustizia come in  altri passi del testo biblico. Giotto nei monocromi della cappella degli Scrovegni dedicata al ciclo dei vizi e delle virtù, raffigura la Giustizia davanti ad una porta di città spalancata, mentre l’Ingiustizia è incorniciata da una porta chiusa, in rovina. Il significato è chiaro: la misericordia, che della giustizia di Dio è l’altro volto, rimarrà disponibile per il popolo se esso vorrà ascoltare la voce che lo chiama ad un pentimento sincero. Una profetica allusione all’Incarnazione. Un giorno quella porta sarà per sempre aperta e prenderà  il nome della Parola fatta carne per introdurre la creazione intera nella relazione familiare con Dio, e spezzare le catene di un  peccato che non poteva ricevere altrimenti perdono. A questo amore infinito per le proprie creature, tenace e appassionato, esigente e compassionevole, Dio non viene mai meno, nonostante tutto. Ciò che Dio promette si compirà perché Egli è fedele alla sua Parola. Questo non vuol dire che la libertà e la responsabilità umane siano secondarie negli eventi della storia della Salvezza: «Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te», dirà sant’Agostino. Il tema dell’ascolto della Parola che Dio per mezzo del profeta invia al popolo di Giuda, per chiamarlo a convertirsi con il  cuore e non solo con la bocca,  caratterizza il brano appena letto. Solo l’obbedienza ai comandi di Dio farà rifiorire il paese e  consentirà la realizzazione delle promesse del Signore. Il popolo non sarà esiliato dalla propria terra, metafora ancora una volta di un legame d’amore che può diventare per l’uomo il senso dell’esistenza, altrimenti abbandonata al deserto dei significati. Quando la Parola del Signore si realizzerà, la comunione tra Dio e la sua creatura, adombrata nelle profezie e proclamata incessantemente, prenderà un nome, caro ai secoli futuri: Gesù. In Lui tutti possiamo ottenere di essere abbracciati dal Padre come figli. Ecco perché Dio non gradisce una fede consolante, o peggio, aggiustata sui nostri umani desideri: non basta ripetere: «Questo è il tempio del Signore, il tempio del Signore, il tempio del Signore!». Cioè alle parole occorre far seguire i fatti, non basta pensare di essere il popolo eletto per sentirsi al sicuro, all’ombra del Tempio, senza mutare la propria condotta.  La pace e il futuro di Giuda saranno legati all’osservanza delle dieci parole e alla difesa degli ultimi: «Se davvero renderete buone la vostra condotta e le vostre azioni, se praticherete la giustizia gli uni verso gli altri, se non opprimerete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargerete sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia déi stranieri, io vi farò abitare in questo luogo, nella terra che diedi ai vostri padri da sempre e per sempre». Anche oggi il rischio di sentirci al posto giusto, in ruoli sociali riconosciuti e stimati nelle nostre comunità, ci impedisce di fare i conti seriamente con la Parola di Dio, che ci provoca e ci invita ad una conversione reale, perché non ci accada di essere raggiunti dal monito di Gesù ai mercanti del Tempio che riecheggia nelle parole del profeta: «Forse per voi è un covo di ladri questo tempio sul quale è invocato il mio nome?». 

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