1Corinzi 15,12-20 con il commento di Edoardo Bianchini



Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
1Cor 15,12-20 

Testo del brano
Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Aaron Kenny. Beneath the Moonlight. Diritti Creative Commons

Meditazione
Ediardo Bianchini. Recita Nicolò Bianchini

Meditazione
Come ieri, Paolo insiste sulla verità della sua testimonianza. Ne è profondamente coinvolto perché egli per primo ha toccato sulla propria pelle il significato della parola «risorto dai morti». L’evento sulla via di Damasco, l’essere ridotto alla cecità, il ritorno alla luce, rappresentano plasticamente il passaggio dalla morte (buio) alla vita (luce). Con il suo fare piuttosto diretto, sembra quasi che in questo brano egli se la prenda con chi osa mettere in dubbio la sua testimonianza. “Come possono dire alcuni tra voi.. come vi permettete di dire che..”, mi verrebbe da tradurre così. Ma è evidente che non è una questione personale. San Paolo ha presente un dato che per lui è diventato esistenziale: se Cristo non è risorto, se la nostra speranza è solo su questa vita.. allora siamo da commiserare. «Più di tutti gli uomini», aggiunge. Più di tutti quegli uomini che pensano che la vita si esaurisca in questa vita. Egli lo afferma perché l’ha sperimentato nella sua vita. Non può fare a meno di dirlo. E pare che quasi si irriti nei confronti di chi non riesce a credere come lui. Il brano è invece uno sprone eccellente a fare in modo che chi lo ascolta colga la validità delle sue argomentazioni, iniziate con quell’immagine forte come un pugno nello stomaco, dell’aborto. Argomentazioni che sono le esperienze di un uomo, che era diverso, e che per Grazia è diventato l’uomo che è. Egli insiste e insiste e insiste ancora con i suoi interlocutori affinché si lascino andare all’eredità che li aspetta, guadagnata da Gesù, primizia di coloro che sono morti. Dovremmo forse recuperare un modo di pregare meno “parlato”, silenzioso, dove magari fare sentire solo il rumore di una corona di rosario che sgrana, mentre il nostro cuore accompagna ogni grano con la preghiera del pellegrino: «Signore Gesù Cristo, figlio del Dio vivente, abbi pietà di me (oppure: “voglimi bene”) che sono un peccatore».

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