1Corinzi 4,6b-15 con il commento di Marianna Pascucci



Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
1Cor 4,6b-15

Testo del brano
Fratelli, imparate da me e da Apollo a stare a ciò che è scritto, e non vi gonfiate d’orgoglio favorendo uno a scapito di un altro. Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto? Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi. Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Aaron Kenny. Beneath the Moonlight. Diritti Creative Commons

Meditazione
Marianna Pascucci

Meditazione
Gli intellettuali di Corinto erano molto orgogliosi della loro sapienza, e trattavano coloro che ritenevano inferiori con sommo disprezzo, atteggiamento, quest’ultimo, che richiedeva una correzione, e Paolo lo fece in maniera diretta, descrivendoli come disonesti e ingrati, perché si vantavano di successi attribuiti al loro merito e non a quello di Dio. La reazione di Paolo verso gli intellettuali lo portò a schernirli in maniera dura e beffarda. Nei versetti che vanno dal 7 al 10 in particolare, troviamo un Paolo che si sente parzialmente in colpa per il modo in cui li aveva ammoniti, e per seppellire questo ricordo si concentra sul trattamento da lui subito, e denuncia che la sua vita è pericolosa, difficile, precaria, ma l’amore per Dio è più grande e ciò lo esorta ad andare avanti. Grazie alle conversazioni con Pietro (cfr. 1,18), Paolo ricavò molte informazioni sulla persona e sull’insegnamento del Gesù storico. L’idealismo del “sermone della montagna” l’aveva profondamente colpito: «Se qualcuno ti percuote sulla guancia destra volgi a lui anche l’altra; […] Ama i tuoi nemici e prega per coloro che perseguitano» (Mt 5,39-44). Queste parole colpiscono profondamente anche me, perché le trovo spesso di difficile attuazione ma, se ci pensiamo bene, noi ci siamo comportati da nemici nei confronti di Cristo, eppure lui ci ha perdonati e amati, tanto da regalarci la salvezza, e questo dovrebbe essere per noi il più grande insegnamento. Paolo aveva modellato se stesso su Gesù, il quale aveva pronunciato le parole: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,24). Questo ci aiuta a comprendere che le esigenze di Cristo non possono essere ridotte a una lista di regole, ma devono divenire visibili con la nostra testimonianza di vita.

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